Cultura

Il Racconto, Il distacco

di Giovanni Renella

Ormai era pronta a lasciarsi cadere giù.

La tensione si era avvertita per l’intera giornata, al punto da essere divenuta palpabile.

Più volte si era affacciata sporgendosi oltre il limite, ma senza mai oltrepassare la soglia.

Qualcuno, più cinico, si era chiesto quanto a lungo sarebbe riuscita a trattenersi, azzardando addirittura una previsione sui tempi.

Ma lei restava lì, stoicamente ferma sul limitare di quel confine che, una volta oltrepassato, non le avrebbe mai consentito di tornare indietro.

Sapeva bene che quel passo sarebbe stato irreversibile e, una volta compiuto, avrebbe determinato un effetto a catena inarrestabile.

Tutto, però, congiurava contro di lei.

Nessuno che pronunciasse una parola di conforto per rendere meno drammatica la situazione o più semplicemente una battuta di spirito per dissuaderla dal compiere quel salto estremo.

Sembrava quasi che volessero, finalmente, vederla precipitare e compiacersi di quel crollo psicologico che segnava una fine, ma anche un inizio.

In quel preciso momento un’altra donna, più giovane, stava per pronunciare il fatidico “sì” che l’avrebbe legata ad un uomo da cui non avrebbe mai voluto separarsi per il resto della sua vita.

Proprio allora, rompendo ogni indugio, quella lacrima cadde.

E fu la prima di un lungo, inconsolabile, pianto che finì per rigare il trucco di mammà, al matrimonio del suo unico figlio maschio.

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(Immagine di copertina opera di Luigi Rossi, 1853-1923)

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