Il Racconto, Il giocoliere
di Giovanni Renella
Preso com’era dal cercare di catturare l’attenzione dei passanti, per raggranellare qualche spicciolo, in un primo momento non aveva prestato una particolare attenzione a quell’insolito movimento.
Con il trascorrere delle ore il numero dei pellegrini era però cresciuto, fino a trasformarsi in una lenta processione.
A quel punto, spinto dalla curiosità di sapere dove fossero diretti, decise di accodarsi a quella fila silenziosa.
Il tragitto che seguivano si inerpicava su per una salita e sembrava condurre verso una grotta.
Nell’osservare quella piccola folla, che trovò assiepata sul limitare dell’antro, si aggiunse stupore a stupore: donne e uomini si erano spinti fin lassù per un neonato!
Tutti avevano portato un regalo a quel bimbo appena venuto alla luce.
Più che regali, sembravano omaggi ad una persona di cui si riconosceva il rango superiore.
Si spinse in avanti, facendosi largo fra la gente assiepata dinanzi a quel giaciglio, per poter osservare la scena da vicino.
Si accorse così che era l’unico ad essere lì senza avere nulla da poter donare ed ebbe vergogna: una sensazione di disagio che solo i poveri conoscono.
In realtà non ricordava di aver mai posseduto nulla, se non quelle sfere che faceva volteggiare in aria per ricevere l’obolo dei passanti: era un artista di strada e così sbarcava il lunario.
Cominciò allora a lanciare in aria quelle palle colorate: prima una, poi due, poi tre e altre ancora.
Giravano nel vuoto, confondendosi fra di loro in un caleidoscopio di colori e figure che fece tanto ridere quel cucciolo d’uomo, fino ad allora disinteressato ai doni, più o meno preziosi, ricevuti.
Gratificato da quei sorrisi, per qualche istante al giocoliere apparve più lieve anche il peso della sua povertà.
Così, da allora, in tutto il mondo c’è l’usanza di adornare l’albero di Natale con tante palline colorate, per non dimenticare il divertimento e le risate di Gesù Bambino, di fronte allo spettacolo di un artista di strada che non aveva altro da offrire.
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