Culturaracconti

Il racconto, L’invito

Il nostro autore ci narra di un lungo viaggio e di uno strano invito che non si può rifiutare… 

di Giovanni Renella

Ormai i due erano in viaggio da diversi giorni e, considerando l’andatura veloce con cui si muovevano, di strada dovevano averne percorsa un bel po’.

Non sapevano quanto distasse il luogo da raggiungere, ma pur camminando dall’alba al tramonto non avvertivano alcuna stanchezza: per nulla al mondo sarebbero arrivati in ritardo a quell’appuntamento!

L’invito, inatteso, era giunto in maniera insolita, recapitato da un fanciullo apparso all’improvviso mentre percorrevano la strada di ritorno verso casa.

Poche le parole pronunciate dal ragazzo, giusto per comunicare la data e il luogo, prima di allontanarsi e sparire dalla loro vista.

Il mattino seguente li vide già in cammino verso la meta indicata, anche se stentavano a capire il motivo di quella chiamata, accettata così, a scatola chiusa; oltretutto senza avere avuto nemmeno il tempo di chiedere il nome dell’ospite che aveva richiesto la loro presenza.

Lungo il tragitto ebbero modo di constatare che il padrone di casa doveva aver esteso l’invito a un gran numero di persone, poiché tanti erano gli uomini, le donne e i bambini che confluivano verso la loro stessa destinazione.

Di paese in paese, la comitiva dei viandanti cresceva sempre più e, né la neve alta, né il freddo pungente riuscivano a scoraggiare la marcia dei pellegrini.

Procedendo a tappe forzate, i due giunsero molto prima degli altri al luogo indicato dal misterioso giovinetto, ma non trovarono nessuno ad attenderli.

Delusi, immaginarono lo stupore dei tanti che sarebbero arrivati in seguito e pensarono di essere stati tutti vittime di una beffa crudele.

La stanchezza, però, ebbe il sopravvento sulla rabbia e, complice la rigida temperatura e i fiocchi di neve che venivano giù copiosi, i due ripararono in un fienile abbandonato, dove il sonno giunse rapido a lenire il loro sconforto.

Non seppero mai quanto tempo dormirono, ma il risveglio non lo dimenticarono per tutto il resto della loro lunga vita.

Quando aprirono gli occhi furono investiti da una luce che proveniva dal fondo del capannone, forse un raggio di sole che filtrava attraverso le travi del soffitto; ma, tant’è, creava l’effetto di un’aurea su quella donna che allattava al seno suo figlio e l’uomo accanto, che guardava estasiato sua moglie e il bimbo appena nato.

Avvicinandosi alla famiglia, che come loro aveva trovato rifugio in quel luogo, ai due venne spontaneo scoprirsi il capo e abbassare lo sguardo.

Fu la donna a toglierli dall’imbarazzo invitandoli ad avvicinarsi, mentre il bimbo, ormai sazio del latte materno, rivolgendo lo sguardo agli strumenti che i due viandanti portavano con loro, sembrava guardarli divertito.

Incoraggiati dal sorriso del neonato, con la zampogna e la ciaramella i due intonarono una melodia struggente e dolcissima, che risuonò lungo le strade e richiamò i pellegrini che nel frattempo erano giunti in paese.

Solo col tempo, quando conobbero la vera natura e la storia di quel bambino divenuto ormai uomo, ai due zampognari fu chiaro il perché di quell’invito: ai loro discendenti, nel corso dei secoli, sarebbe toccato il lieto compito di annunciare, con la novena di Natale, la nascita di quel bambino speciale chiamato Gesù.

 

Giovanni Renella, nato a Napoli nel ‘63, vive a Portici. Agli inizi degli anni ’90 ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata  “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018). Nel 2019 ha pubblicato la raccolta di racconti “Punti di vista”, Giovane Holden Edizioni. Il libro ha meritato il Premio Speciale della Giuria al Premio Letterario Internazionale Città di Latina. Nel 2020 il racconto “Vigliacco” è stato inserito nell’antologia “Cento Parole” e il racconto “tepore” è stato inserito nell’antologia “Ti racconto una favola”, entrambe pubblicate dalla Casa Editrice Kimerik. Inoltre, con il racconto “Come un dito nel culo”, pubblicato dalla Giovane Holden nel volume n. 7 “Bukowski. Inediti di ordinaria follia”, è risultato finalista al Premio Bukowski. Sempre, nel 2020 i suoi racconti“Il sogno”, “Innocente evasione” e “Mamme!”sono stati premiati e inseriti nell’antologia “Io resto a casa e scrivo” edita dalla Kimerik. 

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Un pensiero su “Il racconto, L’invito

  • Michele Maggio

    Complimentandomi per il bel racconto, colgo l’occasione per gli auguri di un sereno Natale, che non poteva essere rappresentato meglio.

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