Cultura

La Biografia, Giuseppe Tropeano

di Michele Di Iorio

Il grande clinico Giuseppe Tropeano fu pioniere nella lotta a malattie come malaria e colera. Fu precursore della medicina sociale e dell’igiene a favore dell’infanzia, delle donne e dei disabili gravi neurologici.

Tropeano, figlio dell’avvocato Luig,i nacque il 13 marzo 1881 in Calabria, a Badolato, provincia di Cosenza. Dopo la licenza liceale classica, nel 1906 si laureò a Napoli  in Medicina e Chirurgia, divenendo subito assistente universitario a Patologia Medica.

Fu redattore della rivista scientifica napoletana Il Tommasi, e nel 1912 ne fondò una nuova, La Medicina Sociale.

Si battè contro il colera e la malaria: in collaborazione con l’Università lanciò otto campagne di prevenzione della malaria in Puglia e Campania.

Tropeano continuò con le sue pubblicazioni scientifiche che ebbero grande risonanza mondiale nel campo della Medicina. Viaggiò in tutto il mondo aggiornandosi sui diversi metodi di cura, conseguendo riconoscimenti ed ottenendo elogi per le sue prestigiose teorie  innovative. Non solo sull’uso del chinino, ma pose l’accento sulla necessità delle vaccinazioni contro vaiolo, malaria, malattie infantili, colera, tubercolosi.

Il 20 novembre 1913 ottenne la direzione del corso di Medicina Sociale all’Università di Napoli.

Conferenziere e saggista, Tropeano si schierò apertamente contro  l’alcoolismo e l’uso del tabacco, diffondendo allo stesso tempo la cultura dell’Igiene, della difesa dell’infanzia e delle donne madri, della medicina sociale, ma anche la sociologia e la psicologia e la pediatria.

Asilo di Marechiaro

Tropeano studiò la vita nella nave-asilo per bambini abbandonati, la Caracciolo, istituita da Pasquale del Pezzo, e in quello di Marechiario, che ricoverava 51 scugnizzi abbandonati, curato dalla Real Marina.

Giuseppe Tropeano era inoltre affascinato dalla figura di Raimondo De Sangro: studiò gli scheletri della Cappella Sansevero, le macchine anatomiche create dal medico anatomista Giuseppe Salerno d Palermo.  Infatti difese sempre il principe dale accuse di magia nera e di occultismo riconoscendolo grande scienziato.

Fu al fianco di tutti i grandi medici napoletani e italiani progressisti della sua epoca e ammiratore dell’opera filantropica per l’infanzia di Teresa Ravaschieri. Tra i suoi tanti amici vi era il giovane massone napoletano, Antonio Ariano, mio nonno materno, capitano di fregata della M.M. e vicesindaco della sezione San Lorenzo-Vicaria,.

Tropeano fu direttore dell’opedale dell’Annunziata dal 1912 al 1920, nonché direttore generale della Società  napoletana antiturbecorlare istituita dal professor Leonardo Bianchi,  tra l’altro fondatore della Casa di Cura Bianchi di Portici.

Nel 1918 fondò a Posillipo il primo ospedale pediatrico, il futuro Pausilipon.

Continuava instancabilmente a diffondere la cultura delle vaccinazioni, dell’Igiene e la Medicina Sociale: nel 1920 fondò a Roma il Laboratorio medico di biologia umana. Sempre in quell’anno venne nominato capo generale della Croce Rossa Italiana per la Provincia di Napoli.

Nel 1921 fu promotore e presidente della federazione medica pro infanzia, e l’anno seguente fu riconfermato docente di Igiene e Medicina Sociale dall’Ateneo napoletano.

Continuò a ottenere incarichi e riconoscimenti fino al 1925, quando il regime fascista lo allontanò dalle cariche pubbliche perché veniva considerato attivista socialista. Conservò soltanto al cattedra universitaria.

Istituto Tropeano di Ponticelli

Tropeano si ritirò dunque a  Ponticelli, ove nel 1928 fondò in un’antica masseria un istituto per bambini con gravi problemi di neurologia e handicap fisici, l’Istituto Tropeano.

Nella sua carriera aveva pubblicato ben  95 libri diventati famosi in tutto il mondo accademico. Il governo fascista di fronte a tanto plauso straniero, tenendo conto che conduceva vita ritirata e tranquilla, nel 1938 lo nominò membro della Real Commissione esaminatrice della provincia di Napoli per le libere docenze nelle università.

Giuseppe Tropeano morì a Napoli nel 1952. Alle sue esequie parteciparono tutti i rappresentanti della Provincia e del Comune di Napoli, dell’Università di Napoli, delegazioni universitarie estere. Alla famiglia arrivarono migliaia di telegrammi di cordoglio da ogni parte. Tanti i fiori, tra cui spiccava un fascio di rose di un amico napoletano, Antonio Ariano.

(Le foto pubblicate sono tratte dalla rivista La Medicina Sociale e dall’Archivio Archivio L. Verolino)

 

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