Cultura

La fuga dei cervelli… al contrario

Ebbene sì: il nostro autore questa domenica ci racconta che un tempo i cervelli erano in fuga da altri Paesi verso Napoli…

di Lucio Sandon

Malgrado la distanza, i legami tra la Svizzera e il Regno di Napoli sono antichi, ma l’impulso decisivo a rinsaldarli avvenne a causa del cosiddetto Blocco Continentale decretato da Napoleone nel 1806, che spinse alcuni industriali svizzeri ad impiantare le loro attività al di fuori dei confini patri, a causa della scarsità di materie prime.

All’epoca borbonica l’immigrazione elvetica era gradita non solo per l’intraprendenza dei suoi operatori economici ma soprattutto perché proveniva da un paese neutrale, che non aveva mire espansionistiche o contenziosi dinastici e territoriali da rivendicare.

Nei rivolgimenti risorgimentali, mentre altrove ci furono numerosi svizzeri a combattere per l’unità d’Italia, nel Regno delle Due Sicilie gli svizzeri restarono invece fedeli alla corona borbonica. Nel 1848 gli imprenditori e i banchieri d’oltralpe appoggiarono senza riserva il “loro” re, permettendo a Ferdinando II di restare saldo sul suo trono.

La dura repressione attuata dalle truppe svizzere il 15 maggio del 1848, quando dodicimila soldati elvetici abbatterono con le loro artiglierie ottanta barricate e ridussero all’impotenza un migliaio di insorti, provocò una forte protesta anche in patria, e fu una delle cause determinanti che porteranno, di lì a qualche anno, all’abolizione del Söldnertum, il servizio mercenario all’estero.

Giovan Giacomo Egg era nato a Ellikon an der Thur, il 9 giugno 1765. Nel 1803 fondò un cotonificio a Ellikon in Svizzera. Poi con il sostegno di Gioacchino Murat, nominato re di Napoli da Napoleone nel 1808, Egg portò nel 1812 il primo moderno cotonificio a Salerno. L’azienda beneficiò delle materie prime prodotte a Napoli, il cotone e la robbia. Nella sua fabbrica Egg diede inizialmente lavoro a 100 operai reclutati a Zurigo.

Nel 1840 occupava più di 1000 persone, e nell’arco di un secolo sorsero per opera delle famiglie Egg, Wenner, Freytag, Meyer, Escher, Zueblin e Vonwyler, altri stabilimenti di grandi dimensioni a Piedimonte d’Alife, Fratte, Scafati, Angri, Nocera, e Napoli a Poggioreale.

Dagli Annali civili del Regno delle Due Sicilie: Abbiamo al presente grandi fabbriche di cotone. Antica è quella del Signor Egg e assai commendata. Ricca delle più belle macchine e numerosa di espertissimi lavoratori, è ordinata colle più lodevoli discipline come le migliori d’Inghilterra, di Francia e della Svizzera. Ond’è che in Piedimonte tanta operosità regna e dovizia, che ben potremo in breve appellarla la nostra Liverpool.

Nel 1930 le Manifatture Cotoniere Meridionali vennero acquisite dal Banco di Napoli, e nel 1970 passarono all’ENI. Ora tutte le fabbriche sono chiuse e fallite.

Nel 1839 mentre veniva terminata la ferrovia Napoli-Portici, tra i tecnici giunti per seguire i lavori c’era lo svizzero August Vanvittel, il quale sposò Rosetta Inzerillo, figlia di un pastaio di Torre Annunziata. Da qui in poi nei documenti ufficiali la famiglia Vanvittel compare con il cognome Vojello, che ben presto prenderà la forma attuale.

Teodoro Vojello, figlio di August, trovò un terreno ideale per la fabbricazione della pasta in Contrada Maresca, a nord della città: qui il figlio Giovanni darà vita all’Antico Pastificio Giovanni Vojello. Ricercando il grano migliore, Giovanni Voiello identificò nel grano Taganrog la varietà ideale per la propria pasta. Coltivato nelle terre nere e grasse dell’Ucraina, il Taganrog conferiva alla pasta una scioltezza e una tenacia sorprendenti.

 

Eccezionale per qualità, veniva imbarcato nella città natale dello scrittore Anton Cechov.

La pasta Voiello ormai italianizzata, si affermò come la marca preferita dell’aristocrazia napoletana e si diffuse anche tra i buongustai di tutta la penisola. Tra gli estimatori celebri della pasta Voiello c’era il filosofo Benedetto Croce, che la voleva rigorosamente al dente perché come sosteneva lui stesso, Così comanda San Gennaro.

Nel 1973, il prestigioso marchio venne acquistato dalla Barilla.

Nel 1600, il luogotenente Bartolomeo Odin riportò in Italia dalla Svizzera circa 1000 rifugiati di fede Valdese, fra cui anche i propri familiari. È da Bartolomeo che discende la famiglia di Isidoro Odin: primo di undici fratelli,

Isidoro nel 1888 lasciò la famiglia e insieme a Bartolomeo Gay, arrivò a Napoli in un vagone di terza classe.

Nella stazione centrale di Piazza Garibaldi, entrò nel Bar Pizzicato, il primo bar in città che serviva caffè in piedi. Isidoro sorseggiò il suo primo caffè napoletano: un’esperienza che lo inizia a profumi e sapori mai provati prima. Fu subito amore per Napoli: i due impiantarono una piccola fabbrica di cioccolato e dopo qualche anno Odin sposò la figlia di Gay. Nacque così la cioccolateria Gay- Odin alle spalle di via dei Mille, tra Vico Vasto a Chiaia e Via Vetriera.

Luigi Caflisch è stato un imprenditore svizzero, una delle figure di spicco dell’imprenditoria napoletana tra il XIX e il XX secolo. Al marchio Luigi Caflisch & Co. è legata la storia della pasticceria napoletana a cavallo delle grandi trasformazioni che portarono alla nascita dello Stato italiano.

Figlio di Durisch Caflisch, un falegname di St. Moritz, Luigi si spostò prima a Roma e poi a Napoli, in Via Santa Brigida, sempre nel ramo di pasticceria e distilleria. Sempre a Napoli nel 1825, Caflisch fondò a Capodimonte la prima grande fabbrica di birra della città, durata nelle attività fino al 1955, quando l’impianto, che nel 1929 era stato acquistato dalla Peroni venne chiuso in favore della nuova fabbrica costruita nel quartiere periferico di Miano.                                Di lì a poco la vecchia birreria verrà demolita.

I Meuricoffre erano una famiglia svizzera originaria di Frauenfeld, che aveva fondato una grande casa di commercio e l’omonima banca. Nel 1760 Napoli era il centro principale in Europa dello smercio di seta, per cui la famiglia scelse di aprire un’attività in quella città mandandovi il giovane Frederic-Robert.

Villa Meuricoffre,oggi Villa Domi

In seguito altri rappresentanti del casato si trasferirono a Napoli dove i Meuricoffre acquisirono sempre maggiore importanza, tanto che in una loro dimora soggiornarono sia Ghoete che Mozart. Però è solo con Achille Meuricoffre che la famiglia intraprese l’attività bancaria, e il loro istituto di credito diventerà uno dei principali di Napoli. Nel 1884 la banca si trovò sull’orlo del fallimento e venne acquisita dal Credito Italiano, che nel 1905 apre una filiale gestita da John Meuricoffre fino alla sua morte.

Karl Jakob Weber, nacque a Arth, in Svizzera, nel 1712. Fu un ingegnere, architetto e archeologo svizzero, che si occupò delle prime esplorazioni archeologiche delle città di Pompei e Ercolano e Stabia, sepolte dal Vesuvio nell’eruzione del 79 d. C., volute da Carlo di Borbone.partecipò nel periodo dal 1748 al ‘65 ai primi scavi archeologici di Ercolano e Pompei.

Weber coprì la carica di direttore alle antichità del Regno delle Due Sicilie.

 

Lo scrittore Lucio Sandon è nato a Padova nel 1956. Trasferitosi a Napoli da bambino, si è laureato in Medicina Veterinaria alla Federico II, aprendo poi una sua clinica per piccoli animali alle falde del Vesuvio.

Notevole è il suo penultimo romanzo, “La Macchina Anatomica”, Graus Editore, un thriller ambientato a Portici, vincitore di “Viaggio Libero” 2019. Ha già pubblicato il romanzo “Il Trentottesimo Elefante”; due raccolte di racconti con protagonisti cani e gatti: “Animal Garden” e “Vesuvio Felix”, e una raccolta di racconti comici: “Il Libro del Bestiario veterinario”. Il racconto “Cuore di figlio”, tratto dal suo ultimo romanzo “Cuore di ragno”, ha ottenuto il riconoscimento della Giuria intitolato a “Marcello Ilardi” al Premio Nazionale di Narrativa Velletri Libris 2019. Il romanzo “Cuore di ragno” è risultato vincitore ex-aequo al Premio Nazionale Letterario Città di Grosseto Cuori sui generis” 2019.

Sempre nel 2019,  il racconto “Nome e Cognome: Ponzio Pilato” ha meritatola Segnalazione Speciale della Giuria  nella sezione Racconti storici al Premio Letterario Nazionale Città di Ascoli Piceno, mentre il racconto “Cuore di ragno” ha ricevuto la Menzione di Merito nella sezione Racconto breve al Premio Letterario Internazionale Voci – Città di Roma. Inoltre, il racconto “Interrogazione di Storia”  è risultato vincitore per la Sezione Narrativa/Autori al Premio Letizia Isaia 2109. Nel 2020 il libro “Cuore di Ragno” è stato premiato come Miglior romanzo storico al prestigioso XI Concorso Letterario Grottammare

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