Cultura

La piroga di Longola a Portici

Restauro della piroga del villaggio protostorico perifluviale di Longola che sarà esposta al centro MUSA della Reggia di Portici

POGGIOMARINO | CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – Le attività di restauro della piroga del villaggio protostorico perifluviale di Longola,  sono partite lo scorso 8 marzo nell’ambito di un accordo tra il Parco Archeologico di Pompei, il Centro MUSA | MUsei delle Scienze Agrarie e il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, finalizzato al progetto di valorizzazione e conservazione dei reperti lignei e della piroga provenienti dal sito.

L’accordo prevede anche l’allestimento museografico dei reperti del sito presso le Sale Stuccate del Piano Nobile della Reggia di Portici, in corso di restauro architettonico e destinate all’allestimento degli spazi espositivi definitivi del MUSA.

La piroga di Longola si configura come reperto unico, così come gli altri numerosi reperti lignei recuperati dal sito, in quanto l’acqua che ha sempre caratterizzato la vita del villaggio, ha consentito la straordinaria conservazione di questi materiali deperibili delle abitazioni e delle infrastrutture, costituendo un eccezionale dossier per indagini dendrocronologiche, archeobotaniche e archeozoologiche.

Il complesso lavoro di restauro della pirogaa cura di restauratori specializzati nel restauro del legno, durerà circa un anno.

Questo straordinario reperto si configurerà come il fulcro di una esposizione scientifico -didattica, finalizzata a garantire la più ampia conoscenza e fruizione di tali beni da parte della comunità. All’interno del percorso museografico multidisciplinare, in allestimento, una sala sarà dedicata specificamente all’archeobotanica, scienza di cui verranno esemplificati i vari topic, fra cui le tecniche archeologiche, quelle di restauro, di determinazione dell’anatomia del legno, storia dell’agricoltura e landscape archeology.

Il sito di Longola fu scoperto casualmente nel 2000 durante i lavori per la realizzazione dell’impianto di depurazione di Poggiomarino-Striano.

Gli della Soprintendenza Archeologica di Pompei – oggi Parco archeologico di Pompei – portarono alla luce un insediamento perifluviale frequentato dalla media età del Bronzo (XV-XIV sec. a.C.) fino al VI sec. a.C., ma con un’importante fioritura economica fra l’età del Ferro e l’età Arcaica. Un insediamento unico per l’Italia meridionale.

L’abitato, al centro della valle del Sarno, godeva di una posizione strategica che ne faceva centro produttivo e di scambio. Ben collegato con i comprensori limitrofi e con la costa, sorgeva in ambiente umido su isolotti artificiali circondati da canali per gli spostamenti interni ed esterni su imbarcazioni monossili (piroghe primitive ricavate da un unico tronco).

Le abitazioni erano costituite da capanne diverse per orientamento, forma e per articolazione degli spazi.
Proprio l’ acqua, di importanza vitale per il villaggio protostorico, ha consentito la conservazione dei materiali deperibili delle abitazioni e delle infrastrutture.

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