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La prima volta non si scorda mai

di Francesco De Crescenzo

Come sempre alla vigilia di un nuovo campionato, mercoledì 26 luglio è uscito il calendario con tutti gli incontri di serie A, e nel giorno del 30esimo compleanno dell’attuale capitano azzurro, ovvero il centrocampista slovacco Marek Hamsik, mi ritorna alla memoria il primo incontro del Napoli che ho visto allo stadio San Paolo di Fuorigrotta.

Naturalmente mi riferisco a un calcio di altri tempi, a un calcio che – ahi noi! – purtroppo non esiste più. Era più genuino e per questo più sentito, più appassionante, con un sano campanilismo, che oggi ha ceduto il passo ad un razzismo territoriale becero.

Il calcio che io ho amato era diverso da quello attuale, oltre che per le ragioni che ho esposto, forse anche e soprattutto per la pressione mediatica minore, per la minore invadenza degli organi di stampa e degli sponsor, che fanno sempre più il bello (poco) eil cattivo tempo (molto).

I campionati sembrano già decisi prima di iniziare, ma una volta non era così, il calcio di cui vi parlo è quello degli anni ‘80, quando ognuno aveva almeno il diritto di sognare.

Era il calcio della Juve e dei suoi campioni che formavano la struttura portante della nazionale, e in questo non è cambiato molto. Era la squadra di Platini e Boniek, della Roma di Falcão e Cerezo, l’Inter di Rummenigge, ma anche l’Udinese di Zico e la Fiorentina di Sócrates.

Su tutte però spiccava il Napoli di Maradona, Bagni e Giordano, ed è proprio una partita di quel Napoli che costituisce la mia prima volta allo stadio.

È incredibile come certi ricordi, anche dopo tanti anni, restino sempre vivi nella memoria.

Il campionato era quello del 1985-‘86, al termine del quale il Napoli si classificò terzo, cosa che gli diede il diritto di partecipare alla Coppa Uefa (odierna Europa League), non esisteva la Champions League ma la Coppa dei Campioni, competizione alla quale partecipavano solo le squadre vincitrici dei rispettivi campionati nei loro Paesi.

Ricordo che quel giorno allo stadio si vociferava di uno sciopero del tifo. «Vai a capire perché – mi dissi .- che motivo c’era di scioperare», il Napoli andava bene, ci aveva pure tolto qualche soddisfazione, vedi le vittorie su Juventus e Verona che era la detentrice del titolo in carica.

Ma io all’epoca avevo solo 11 anni, cosa potevo capirne di certe cose, così dedicai la mia attenzione solo alla gara, ma prima, contrariamente da come era stato preannunciato, i tifosi della curva B diedero vita alle loro coreografie, ai loro cori. Restai senza parole, era uno spettacolo unico, forse il più fantastico al quale avessi mai assistito.

Il bello però doveva ancora venire. Fu un emozione vedere per la prima volta il mio Napoli calcare il terreno di gioco: all’ingresso in campo delle squadre fu un vero boato, ancora di più, ovviamente, quando il Napoli realizzò le sue tre reti nella porta della Sampdoria, formazione tutt’altro che facile da affrontare, poiché annoverava nel suo organico, fra gli altri, Gianluca Vialli e Roberto Mancini.

Furono belle le reti realizzate da Giordano, Bagni e Costanzo Celestini. Quest’ultimo poi fu capace di superare nello scatto un certo Pietro Vierchowod e passare la palla sotto le gambe di Ivano Bordon, portiere che qualche anno prima era stato il vice di Dino Zoff ai mondiali in Spagna.

Ma ad incantarmi, a farmi andare letteralmente in estasi, furono le finte, i dribbling e gli assist di un certo Diego Armando Maradona, che ad un certo punto della gara si tolse lo sfizio di fare un tunnel al suo diretto marcatore. Direte che in questo non c’è niente di straordinario, forse, o forse no, se il tunnel lo fai al volo, di tacco e sul filo del fallo laterale. Il povero Scanziani, così si chiamava lo sventurato, si starà ancora chiedendo per dove è passato quel pallone.

Ma, come ho detto, è un calcio di altri tempi, anche se oggi, nonostante gli sponsor, le payTV e il razzismo di alcuni sottosviluppati, almeno per quel che concerne la passione per la maglia azzurra e quello che essa rappresenta, che va al di là di una semplice questione calcistica, resta immutata nel cuore di tanti, di molti che come me hanno assistito alla magia di quel calcio di altri tempi.

In bocca al lupo Napoli!!!

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