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La Riflessione, Appartamento ad Atene

Più piani di lettura per raccontare l’atrocità delle guerra e la rapacità degli invasori: Appartamento ad Atene di Glenway Wescott

di Ettore Sannino

Il libro Appartamento ad Atene di Glenway Wescott racconta una storia che ha più piani di lettura.

La vicenda in sé per sé è ben nota, comune a tante altre narrazioni. I nazisti, durante la seconda guerra mondiale, alloggiavano i loro ufficiali presso le abitazioni private delle famiglie residenti nelle città occupate.

I proprietari, piuttosto che essere sfrattati, dovevano cedere ampia parte della casa al loro ospitato, le stanze migliori, riducendosi in spazi angusti ricavati nelle zone non occupabili.

Ma quel che era peggio, la famiglia ospitante veniva ridotta in servitù, per cui doveva provvedere, oltre all’alloggio, al vitto, alla pulizia, alla cura degli abiti, e, in considerazione della carestia di beni e materie di prima necessità, che si viene a creare durante un’occupazione, per poter fronteggiare le esigenze dell’ospite, dovevano rinunciare loro.

La nostra storia calza perfettamente a queste logiche e quindi il primo e più semplice piano di lettura, riguarda appunto il rapporto di sudditanza e schiavitù materiale e morale che si viene a creare tra il rappresentante dei vincitori ed i vinti.

L’ufficiale tedesco rispecchia in pieno i canoni del nazista arrogante, vincitore e di razza superiore.

Ma ben presto il lettore si renderà conto che lo scontro si sposta e diventa un confronto di civiltà e di culture, che nel caso specifico, vedono di fronte la più antica delle civiltà, quella greca, culla della democrazia, della filosofia, dell’arte (il Partenone spesso viene citato nel testo), con la parte peggiore della civiltà tedesca.

 

Non quella di Goethe, Bach, Beethoven, ma quella becera del nazismo, con soli riferimenti di spessore al mito wagneriano dell’eroe, il tutto condito dal delirio della dottrina hitleriana.

E questo rappresenta un ulteriore piano di lettura.

 

Il nazismo, sebbene amasse la cultura e l’arte, al punto di appropriarsene, tanto che ancora oggi  tanto che ancora oggi al museo di Berlino si può visitare l’altare di Pergamo e la porta di Corinto, smontati pezzo per pezzo in Grecia e portati e ricostruiti in Germania, vilipendeva i custodi di questa cultura, in Grecia come in tutta l’Europa occupata.

Infine c’è la componente tragica, propria del teatro greco, lo scenario chiuso della casa che solo sporadicamente si apre verso la città, per descrivere morte, distruzione, miseria, paura, Atene diventa una città maleodorante, come lo sono purtroppo diventati anche i suoi abitanti.

Ma il puzzo non è proprio di questa gente, bensì  è il puzzo dell’invasore, capace di produrre tanto squallore, tanta miseria e devastazione.

E le passioni, gli ideali soffocati, la speranza alimentano la vita di tutti i giorni di queste povere persone, ed a maggior ragione della famiglia protagonista della storia.

Ma nella componente tragica non possono mancare la morte, drammatica, di qualche personaggio, legata comunque ai propri ideali, insostenibili per alcuni al punto di coprirsi d’infamia, naturalmente presenti in altri, che invece assurgono al ruolo di eroi.

Non posso andare oltre, per non togliere a chi mi legge, il gusto di andare fino in fondo ad una lettura non sempre agevole, a volte un po’ troppo lenta, monotona, ma affascinante e che ci fa partecipi di una così vasta gamma di sensazioni ed emozioni  e che rievoca la pagina più truce ed infame della storia contemporanea.

 

 

Ettore Sannino, nato a Napoli, vissuto a Portici, attualmente vive a Caserta. Neurochirugo, opera in ospedale. Lettore appassionato e scrittore fecondo, nel 2022 ha pubblicato il suo libro d’esordio, “Un possiile senso della vita, Graus Edizioni. una di racconti.

Dice di sé: Cresciuto scienziato in una famiglia di umanisti, mio nonno che era scultore e pittore diceva che ero incapace persino di fare la lettera “o” col bicchiere e se ne rammaricava.

Ma anche se non condivido assieme al suo nome il suo talento con pennello e scalpello, la mia passione è altrettanto artistica: scrivere, e mi accompagna dai tempi del liceo, quando qualsiasi tema in classe per me era l’occasione per un racconto, l’incipit di una storia. Perciò eccomi a voi, come sono, venendo dal nulla, pronto a tornare nel nulla e sperando di non essere nulla più che uno a cui piace scrivere

 

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