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La villa imperiale di Pausilypon, La Gajola e Trentaremi

Dalla Grotta di Seiano l’accesso alla villa di Pollione, un monumento alla  iniquità umana in uno scenario che abbraccia Pausilypon, la Gajola e Trentaremi

di Lucio Sandon

Publio Vedio Pollione da Benevento era un ottimo economista: incaricato dall’imperatore Augusto di riorganizzare la  provincia dell’Asia, portò a termine il suo lavoro con tale successo che seppe conquistare il primato di essere l’uomo più ricco dell’impero. Diventò talmente facoltoso da farsi costruire sul colle dell’Esquilino la dimora più fastosa di Roma.

Il poeta Ovidio Nasone la descrisse nei Fasti: «Era una vera e propria città, e occupava tanto terreno che in paragone, ne racchiudono meno vari castelli entro le proprie mura.»

Più spettacolare ancora era però la sua villa di Posillipo: Pausilypon, luogo dove cessa il dolore. Più che una villa, un borgo vero e proprio, che partiva direttamente dalle scogliere sul mare, dove una enorme piscina con diverse vasche, ora sommerse, era in parte adibita all’allevamento di ostriche, frutti di mare e di murene giganti.

Oltre nove ettari di estensione sulla pianura verdeggiante, con un panorama incomparabile su Capri e la costiera sorrentina. Pollione volle una stupenda costruzione principale di rappresentanza, di cui alcuni ambienti miracolosamente conservano ancora tracce di pitture murali.

L’accesso all’area da terra, era possibile solo grazie alla cosiddetta Grotta di Seiano, un’imponente galleria artificiale  scavata per quasi un chilometro nel tufo della collina, e realizzata dall’architetto Lucio Cocceio.

Giusto a fianco della costruzione principale c’era il teatro all’aperto, con una capienza di oltre 2.000 posti a sedere (utilizzato ancor oggi per le manifestazioni culturali), e l’Odeion, il più piccolo teatro coperto, con vista sul porticciolo privato costituito dall’insenatura di Trentaremi e dagli isolotti della Gajola. Tutto intorno, ninfei e terme: sono ancora visibili le tracce dell’acquedotto privato che portava l’acqua dolce alla villa del magnate.

Vedio Pollione era però un uomo empio e crudele. Così lo descrisse Cicerone dopo averlo incontrato in Cilicia: Nunquam vidi hominem nequiorem!, Non ho mai conosciuto un uomo più iniquo. Nonostante fosse egli stesso il discendente di un liberto, cioè un ex schiavo, Vedio non aveva alcuna pietà per la sua servitù, tanto che aveva la fastidiosa abitudine di lanciarne ogni tanto qualcuno nella vasca delle murene, unicamente per affermare la sua attitudine alla malvagità.

Di questo fu testimone lo stesso imperatore  Ottaviano Augusto: durante un fastoso pranzo dato proprio in onore di Pollione per essere stato nominato cavaliere, uno degli schiavi fece cadere una preziosa coppa di cristallo, frantumandola in mille pezzi.

Il banchetto era stato fino a quel momento un successo splendido: fagiani e pavoni arrostiti, pesci, garum, dolciumi e miele, vini pregiati, e quanto di meglio i mercati potevano offrire, ma l’atmosfera si raggelò quando il padrone di casa ordinò agli altri servitori di gettare il colpevole nella vasca delle murene.

Lo schiavo tremante, ben conoscendo la perversione del suo padrone si gettò ai piedi dell’imperatore, implorando non il perdono, ma perlomeno la possibilità di morire in modo meno cruento: venire divorato dalle murene, come già aveva visto capitare a qualche suo simile, era una morte troppo atroce.

Augusto, a differenza del suo ospite era un uomo magnanimo e chiese a Pollione di ripensare al suo ordine:  «Vorrei chiederti un gesto di clemenza, anche come giusta conclusione a questo splendido banchetto: come ben sai, l’esercizio del potere non deve essere confuso con la vendetta! Perdona questo schiavo, e dimostra così la tua generosità

Vedio però, forse obnubilato dalle abbondanti libagioni, rimase sulle sue posizioni senza concedere la grazia allo schiavo, e fu così che perse in un attimo l’amicizia dell’imperatore: Augusto concesse personalmente il perdono al povero schiavo, poi ordinò che tutti i preziosi calici di Pollione gli venissero portati davanti, e provvide personalmente a infrangerli uno a uno contro la scogliera di Trentaremi, poi senza una parola, abbandonò la villa del suo ospite senza cuore.

Publio Vedio Pollione però, oltre che senza cuore era anche senza dignità: continuò per anni a blandire l’imperatore per cercare di farsi perdonare, addirittura facendo costruire a Benevento un grande edificio pubblico, detto Caesarum consacrato al culto di Augusto e regalandogli anche la villa nel centro di Roma.

L’imperatore però non gradì affatto i lasciti, infatti fece radere al suolo sia il Caesarum lasciando uno spazio vuoto, che la villa di Roma, sulla quale fece invece costruire un edificio pubblico: il Portico sul colle Oppio in onore della sua terza moglie Livia Drusilla. All’epoca era consuetudine fra i ricchi e i nobili di lasciare in eredità i propri averi all’imperatore, il quale in segno di amicizia e riconoscenza per l’affetto dimostrato rifiutava i lasciti.

Pollione alla sua morte si regolò come di tradizione, lasciando tutti i suoi beni ad Augusto Imperatore, il quale però contrariamente al solito, in segno di spregio accettò l’eredita. Non solo, ma andando a prendere possesso della meravigliosa villa di Posillipo, decretò la Damnatio Memoriae del precedente proprietario, facendone cancellare ogni traccia, come se non fosse mai esistita.

Per ritrovare qualche segno di Publio Vedio Pollione, dopo millenni c’è voluto l’impegno dello studioso inglese Robert Gunther, che fu il primo a condurre uno studio sulla zona tra il 1903 e il 1913.

Alla scoperta della pausilypon imperiale.

Si parte dall’ingresso della Grotta di Seiano in via Coroglio. Lungo i suoi 770m di percorso, ne sarà spiegata la storia, le tecniche di scavo e le varie vicissitudini che ne hanno caratterizzato l’esistenza attraverso i secoli. Superata la grotta si giungerà al Parco Archeologico del Pausilypon dove si potrà ammirare ciò che resta della lussuosa villa di Pollione che si estende dal promontorio che domina la splendida baia di Trentaremi fino a mare. Dopo aver visitato l’area del Teatro e dell’Odeion, attraverso un sentiero, fiancheggiato dalla tipica vegetazione mediterranea si giungerà ad un belvedere da cui di potrà ammirare il paesaggio dominato dagli Isolotti della Gaiola e dallo Scoglio di Virgilio. Le guide accompagneranno il visitatore alla scoperta dei luoghi fornendo lungo il cammino informazioni storico-archeologiche, geologico-vulcanologiche e floro-faunistiche sull’area.

Per maggiori informazioni: 0812403235 | 3285947790 | info@gaiola.org | https://www.gaiola.org

L’ingresso al sito:Grotta di Seiano, discesa Coroglio, 36

Costo: adulti euro 6/p; bambini € 3,50/p

Le visita guidate si effettuano dal martedì al venerdì alle ore 12 | sabato, domenica e festivi ore 10 -12

 

Lo scrittore Lucio Sandon è nato a Padova nel 1956. Trasferitosi a Napoli da bambino, si è laureato in Medicina Veterinaria alla Federico II, aprendo poi una sua clinica per piccoli animali alle falde del Vesuvio. Appassionato di botanica, dipinge,  produce olio d’oliva e vino, per uso famigliare.

Notevole è il suo penultimo romanzo, “La Macchina Anatomica”, un thriller ambientato a Portici, vincitore di “Viaggio Libero” 2019. Ha già pubblicato il romanzo “Il Trentottesimo Elefante”; due raccolte di racconti con protagonisti cani e gatti: “Animal Garden” e “Vesuvio Felix”, e una raccolta di racconti comici: “Il Libro del Bestiario”. Il racconto “Cuore di figlio”, tratto dal suo ultimo romanzo “Cuore di ragno”, ha ottenuto il riconoscimento della Giuria intitolato a “Marcello Ilardi” al Premio Nazionale di Narrativa Velletri Libris 2019. Il romanzo “Cuore di ragno” è risultato vincitore ex-aequo al Premio Nazionale Letterario Città di Grosseto Cuori sui generis” 2019.

Sempre nel 2019 il racconto “Nome e Cognome: Ponzio Pilato” ha meritatola Segnalazione Speciale della Giuria  nella sezione racconti storici al Premio Letterario Nazionale Città di Ascoli Piceno.

 

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