Cultura

Le Reali Delizie Borboniche – Ercolano Villa della Favorita

Il nostro autore questa domenica descrive la Villa Favorita e racconta la sua storia dalle origini della fabbrica sino ai giorni nostri

di Lucio Sandon

«Oggi facemmo visita a Philipp Hackert, il celebre paesaggista, che gode di speciale confidenza e d’insigne favore presso il re e la regina. È un uomo dalle idee assai chiare ed acute, che lavora senza tregua, ma sa godersi la vita. Dopo che i nostri sguardi si furono beati dell’affascinante paesaggio e che un sorso di vino ebbe soddisfatto il nostro stomaco e il nostro palato, ci aggirammo sulla montagna per scorgere altre caratteristiche di questa cima infernale che torreggia in mezzo al paradiso. Mi godetti sinceramente il ritorno, che fu rallegrato dal più meraviglioso tramonto e da una serata sublime. Nel frattempo fui in grado di constatare quanto un portentoso contrasto possa sconvolgere e smarrire i sensi. Il passaggio dal mostruoso al bello e viceversa annulla il significato dell’uno e dell’altro e conduce all’indifferenza. Se non si sentisse stretto fra Dio e Satana, sicuramente il napoletano sarebbe del tutto diverso.»

Johann Wolfgang von Goethe

La Real Villa della Favorita venne fatta edificare tra il 1762 ed il 1768 su quattro moggia circa di terreno proprietà di Giuseppe Beretta, duca di Simari e marchese di Mesagne, su progetto dell’architetto Ferdinando Fuga. L’esito è quello di una pianta delicata, mossa e stretta comunque in un formalismo rigido dato dall’uso delle lesene. L’elemento architettonicamente più significativo della costruzione è la grande scalea semicircolare in pietra che si apre sulla facciata posteriore, e mette in comunicazione la terrazza del grande salone ellittico con il parco retrostante.

Alla morte del duca, secondo le sue volontà testamentarie, la villa Favorita fu ereditata dai reali di Borbone, Ferdinando IV e Maria Carolina d’Austria, che la elessero, tra le regge e le ville principesche che possedevano a Caserta, Portici, Castellammare, e Capodimonte, come la “favorita”, la preferita.

La villa fu adibita in un primo momento a residenza della Reale Accademia dei Cavalieri Guardiamarina, che nei suoi giardini organizzavano ogni anno a novembre delle memorabili battute di caccia, poi successivamente agli eventi del 1799, a dimora estiva dei regnanti restaurati. A partire dal 1802 al complesso vennero apportate importanti migliorie: tra esse un imponente impianto boschivo che nei giardini prevaricò sulle luminose e calde geometrie dei busti marmorei e degli aranceti ornamentali. Gli arredi interni alla villa si arricchirono di tessuti provenienti dalle serigrafie di San Leucio, di sculture, busti, un monumentale lampadario di cristallo di rocca a 42 braccia, ghirlande, e al piano nobile di un terrazzo panoramico rivolto verso il mare.

Inaugurata con una spesa per festeggiamenti di oltre 20.000 ducati, dalla regina Maria Carolina, tra i presenti alla festa si ricordano Leopoldo e Maria Luisa di Borbone, il Gran Duca e la Gran Duchessa di Toscana, l’imperatore e l’imperatrice d’Austria.

Nella nota dell’inventario datato 1802 figurano presenti nella galleria della villa Favorita i quadri, oggi tutti in custodia alla Reggia di Caserta, della serie dei porti del Regno di Jakob Hackert, tranne alcuni che vennero trafugati dai francesi. Ecco un estratto dell’inventario:

«Al piano terra ancora amabilmente disposti secondo la maniera del più puro Settecento, il restrettè di sua maestà, con bidè di legno ceraso e maniglie in ottone, con annesso bacile di ramocedro, un’originale di porcellane e una cassetta a piegatore con vasetto di rame, una stanza da gioco ancora ammobiliata e bigliardo personale. L’anticamera del piano nobile conserva la meridiana nelle riggiole di fabbricazione regio meridionali, la loggia con il lungo parapetto, e sopra di esso un orologio a sole di ottone e cupolino di latta chiuso da catenaccetti. La galleria per ospitare i dipinti dei baccanti, la stanza di Marinella, con i muri dipinti a fresco di marine, e diverse figure con balaustra in chiaroscuro. La stanza dell’Etrusca, tutta dipinta all’etrusca, la stanza di Bacco col Trionfo di Bacco ed il quadro di Lorenzo Giusti; il primo Gabinetto col parato d’arazzo sulla Storia di Abramo e nel secondo fiori ed uccelli alla cinese ne dipingono la lamia con colori sgargianti, tutta lumeggiata d’oro ed il parato di calancà indiano e più in là la stanza lunga alla Cinese con figure cinesi ornate tra gli uccelli ed i fiori e cinque porte alla maniera cinese che guardano nelle direzioni delle altre stanze contigue, un camino incastonato tra quattro colonne; ed ancora la stanza delle Vedute ove trovano posto i dipinti su muro delle ville di Cardito e la villa del Real sito della Foresta di Carditello e quella del Belvedere di San Leucio oltre ad un altro bel camino. E quindi, la stanza lunga dei divani e dei bassorilievi dei baccanti e vari dipinti di città pugliesi. Le tre anticamere tutte rivestite di tappezzeria in seta pechino; nella prima anticamera in pechino bianco, trovano posto i dipinti di Filippo Hackert, mentre nella stanza di pechino verde vi sono dipinti di ispirazione siciliana. La disposizione di questi ambienti rispetta la tematica voluta farne centro per la Galleria dove un tempo, oltre ai bassorilievi in marmo bianco fondati turchini ed i sovrapporti rappresentanti i baccanti, di cui quattro di questi, detti anche amorini, posti al centro del sopratremò, esisteva un bellissimo pavimento a mosaico tutto di marmo fatto giungere direttamente da Castiglione sull’isola di Capri, e recuperato da uno dei due Ninfei imperiali di Tiberio ed oggi in esposizione al museo di Capodimonte a Napoli.»

Alla morte di Ferdinando IV la villa passò al figlio Leopoldo, principe di Salerno. Da Gioacchino Murat la villa medesima venne usata per sontuose feste: si ricordano quella del 19 agosto del 1809, vigilia del suo onomastico, e la festa del 10 giugno del 1814, giorno in cui ospitò a Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone fatta giungere a Villa Favorita direttamente dall’isola d’Elba.

Tra il 1879 e il 1885 molti ambienti del primo piano furono decorati in uno stile orientale “alla turca” perché il governo vi ospitò Ismāʿīl Pascià, deposto Kedivè d’Egitto in esilio in Italia. Il viceré d’Egitto, cacciato per bancarotta, giusto per non impiccarlo al ramo più vicino, era colui che aveva commissionato l’Aida a Giuseppe Verdi, per celebrare l’inaugurazione del canale di Suez e del teatro dell’Opera del Cairo.

Il parco della Favorita comprende peschiere e chioschi in stile moresco, e resta l’area verde storica più grande della costa vesuviana dopo il parco della Reggia di Portici. Il Parco sul Mare della Villa Favorita è quella parte della Real Villa che Ferdinando IV acquistò dai Zezza per creare un’unica grande area verde che conducesse dalla villa al mare.

In una grande fossa circolare era stata costruita una struttura in legno che faceva girare delle giostre a forma di barca. A testimonianza della liberalità dei Borbone, il parco veniva aperto al pubblico in alcuni giorni festivi. Attualmente l’area del Parco a Mare della Favorita è stata risistemata a prato e lecceto, e sono stati restaurati gli edifici presenti tra cui la Palazzina delle Montagne Russe e la bella Palazzina dei Mosaici così chiamata per il rivestimento dei muri del vestibolo e del salone con cocci multicolori di madreperla e porcellana che formano eleganti cornici policrome.

Al termine del parco, un passaggio sottoposto alla linea ferroviaria conduce all’Approdo Borbonico, costituito da due Cafehaus con torrette simmetriche, davanti ai quali si apre una piccola esedra da cui si accede sul molo in pietra vesuviana, ricostruito con l’apposizione di una barriera frangiflutti per proteggerlo dalle mareggiate, e una piattaforma di ormeggio per i collegamenti marittimi con Napoli.

Alla fine degli anni sessanta del secolo scorso il parco a mare fu separato anche fisicamente dal parco superiore, con la realizzazione dell’attuale via Gabriele D’Annunzio.

 

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Lo scrittore Lucio Sandon è nato a Padova nel 1956. Trasferitosi a Napoli da bambino, si è laureato in Medicina Veterinaria alla Federico II, aprendo poi una sua clinica per piccoli animali alle falde del Vesuvio.

Notevole è il suo penultimo romanzo, “La Macchina Anatomica”, Graus Editore, un thriller ambientato a Portici, vincitore di “Viaggio Libero” 2019. Ha già pubblicato il romanzo “Il Trentottesimo Elefante”; due raccolte di racconti con protagonisti cani e gatti: “Animal Garden” e “Vesuvio Felix”, e una raccolta di racconti comici: “Il Libro del Bestiario veterinario”. Il racconto “Cuore di figlio”, tratto dal suo ultimo romanzo “Cuore di ragno”, ha ottenuto il riconoscimento della Giuria intitolato a “Marcello Ilardi” al Premio Nazionale di Narrativa Velletri Libris 2019. Il romanzo “Cuore di ragno” è risultato vincitore ex-aequo al Premio Nazionale Letterario Città di Grosseto Cuori sui generis” 2019.

Sempre nel 2019,  il racconto “Nome e Cognome: Ponzio Pilato” ha meritatola Segnalazione Speciale della Giuria  nella sezione Racconti storici al Premio Letterario Nazionale Città di Ascoli Piceno, mentre il racconto “Cuore di ragno” ha ricevuto la Menzione di Merito nella sezione Racconto breve al Premio Letterario Internazionale Voci – Città di Roma. Inoltre, il racconto “Interrogazione di Storia”  è risultato vincitore per la Sezione Narrativa/Autori al Premio Letizia Isaia 2109.

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