Società

L’Ospedale delle Bambole

di Michele Di Iorio

Praticamente unico del suo genere, a Napoli in via San Biagio dei Librai, cuore del centro storico, si trova il celebre Ospedale delle Bambole.

Un laboratorio fondato nel 1800 da Luigi Grassi, scenografo del Real Teatro di San Carlo e pittore di fondali  per il teatro dei Pupi e delle guarattelle, ovvero burattini rivestiti di pezze, antica arte risalente alla fine del Cinquecento.

Grassi aprì la bottega per usarla laboratorio: non solo creava i burattini, ma li riparava. Un giorno  entrò una signora con una bambola rotta, e Mastro Luigi si offrì di aggiustarla: fu il primo intervento che di fatto decretò la nascita dell’Ospedale delle Bambole.

Era una bottega speciale che riparava bambole e pupazzi di ogni materiale, senza distinzione tra bambini ricchi e poveri, come ogni ospedale che si rispetti. Damine con il viso di porcellana, bambole meno eleganti: il laboratorio era attrezzato per sanare ogni danno.

In seguito il figlio Michele Grassi raccolse l’eredita paterna e incrementò l’attività: con l’aiuto di tutta la famiglia realizzava ordinazioni su misura da tutta la Campania, restaurando bambole di antiquariato e da collezione, o semplici, rispettando sempre la fattura originale e la precisione dei particolari.

Nell’Ospedale delle Bambole veniva ”curato” ogni tipo di manichino o maschera, ma anche pastori antichi, oggetti sacri, carillons, e qualsiasi altro tipo di giocattolo.

Si arrivò quindi alla terza generazione di “medici delle bambole”: Luigi Grassi junior dal secondo dopoguerra continua questa particolarissima attività, che si è messa al passo con i tempi: oggi si riparano anche i giocattoli elettronici. Le commesse fioccano, non solo da tutta Italia ma dall’Europa e persino dagli USA.

Nel 2011 Il regista statunitense Terry Gilliam ha girato a San Gregorio Armeno The Wholly Family, un cortometraggio  ispirato dall’Ospedale delle Bambole di San Biagio  dei Librai.

Attualmente conduttrice dell’Ospedale delle Bambole è la signora  Tiziana Grassi: siamo alla quarta generazione di “fabbricanti di sogni”!

 

 

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