Società

L’universalità del principe della risata

Tra pochi giorni saranno 53 anni che il principe della risata Totò ci ha lasciati: eppure lo ricordiamo come se fosse ieri

Attenziò!… Battagliò!

Totò, pseudonimo di Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi de Curtis di Bisanzio, al secolo Antonio de Curtis ma in arte e nel cuore di tutti semplicemente Totò nacque a Napoli il 15 febbraio 1898 dal principe da Giuseppe e da Anna Clemente.

Sebbene nato uomo del popolo, era orgogliosissimo dei suoi titoli nobiliari di Altezza Imperiale, Conte palatino, Cavaliere del Sacro Romano Impero, Esarca di Ravenna, Duca di Macedonia e di Illiria, Principe di Costantinopoli, di Cilicia, di Tessaglia,di Ponte di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, Conte di Cipro e di Epiro, Conte e Duca di Drivasto e Durazzo.

Vide la luce nel rione Sanità, in via Santa Maria Antesaecula, nel centro storico di Napoli, la città che rimase sempre nel suo cuore, come una femmena.

La madre Anna, cui era legatissimo, avrebbe voluto che il suo unico figlio seguisse la carriera ecclesiastica. Infatti amava dire:«Meglio ‘nu figlio prevete ca ‘nu figlio artista

Fortunatamente Totò seguì le proprie aspirazioni, che spaziavano dal teatro e dalla rivista al cinema e alla televisione, non disdegnando musica e poesia e persino la stesura di testi dei suoi lavori. Fu un artista a tutto tondo e si espresse sempre a livelli altissimi.

Nella sua trentennale carriera cinematografica, il principe della risata prese parte a 97 film quasi sempre come protagonista: una media a quattro film l’anno!

Inoltre, Totò portò in scena dal 1928 al 1957 circa 40 spettacoli tra commedie e avanspettacolo, 12 “grandi riviste” negli anni ‘40 e ‘50.

Uomo schivo nella vita privata, fu amatore di donne, quai sempre ricambiato, e nello stesso tempo estremamente caritatevole e grande amico degli animali. Spesso nei suoi film gli animali facevano da comparse, e da bambino non esitava a battersi per difendere i randagi dagli altri ragazzi.

Sono anni che nel suo quartiere della Sanità si vuole dare vita al Museo di Totò, purtroppo finora senza successo, malgrado le promesse. Sorgerà all’interno del monumentale Palazzo dello Spagnuolo, un gioiello di architettura barocca in via de’ Vergini, a pochi passi dalla casa in cui visse fino a 23 anni.

Palazzo dello Spagnuolo, ph by Fabrizio Reale

Una curiosità: ci dice l’architetto Sergio Attanasio, presidente dell’associazione culturale Palazzi Napoletani che l’edificio «… apparteneva agli antenati del medico santo, i Moscati Marchesi di Poppano, proprietari e fondatori del palazzo passato poi nell’800 alla famiglia di origine spagnola Atienza. Ecco come la storia del palazzo si lega agli uomini, ai santi, alla carità, alla vita della città di Napoli.» Non poteva esserci una sede più consona, dunque, per ricordare il principe della risata, filantropo, animalista e nume tutelare della sua Città.

Totò, ultima grande maschera della Commedia dell’Arte, morì a Roma il 15 aprile 1967.

Volle essere sepolto nella a Napoli.

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