Cultura

Maria D’Avalos, un dolore lungo secoli

NAPOLI – Nuovo appuntamento con Il Teatro cerca Casa in programma lunedì 6 marzo alle 18 allo storico palcoscenico domestico di casa Santanelli in via Sagrera: andrà in scena Maria D’Avalos – Canti d’amore e morte, scritto e diretto da Michele Danubio e interpretato da Laura Borrelli e dallo stesso Danubio.

Lo spettacolo di Danubio mette in scena uno dei fatti di cronaca più efferati della storia di Napoli. È il 1586, si celebra il matrimonio tra Carlo Gesualdo da Venosa, musicista e scrittore, e sua cugina Maria D’Avalos.Un matrimonio senza amore, utile solo a evitare che il patrimonio familiare possa ritornare nelle casse del Papato.

Durante una festa a corte, Maria si innamora del Duca d’Andria e Conte di Ruvo, l’avvenente Fabrizio Carafa con il quale  intreccia una relazione neanche tanto segreta. A causa della sfrontatezza di questo amore Gesualdo uccide i due amanti nel talamo e ne getta i corpi per strada al pubblico ludibrio.

Da quel momento e nei secoli successivi la pena per la sventurata sorte dei due amanti non si è mai spenta tanto che si testimonia la presenza del fantasma della nobildonna vagare per le vie della città.

Angelo o demone? Un quadro farà da specchio a questa domanda che sembra non avere risposta, e sarà proprio il fantasma di Maria a raccontarci come sono andate le cose, su di un palcoscenico-vulcano, quasi a celebrare un processo storico contro gli attentatori di una terra e non solo di una donna, dando voce a un dolore lungo secoli, evocando la pace sul male, sui silenzi, sulle omertà punite dalla miseria. Perché a Napoli si è costretti a credere più ai fantasmi che alla Storia.

Per assistere agli spettacoli della rassegna organizzata da Livia Coletta e Ileana Bonadies, è necessaria la prenotazione chiamando al 3343347090 – 081 5782460, oppure attraverso il sito www.ilteatrocercacasa.it. A chi prenota verrà fornito lesatto indirizzo del luogo che ospita lo spettacolo.

Per maggiori informazioni: info@ilteatrocercacasa.it

(Foto di scena by Cesare Abbate)

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