Napoli e il Mito
Da Palepolis a Neapolis, e dal Mito di Partenope a Napoli, una città unica al mondo. Il dottor Antonio Vitale ci spiega perché
CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – Nell’ambito delle celebrazioni del 2500esimo anniversario della fondazione di Partenope, negli spazi del Maschio Angioino lo scorso sabato 5 luglio è stata inaugurata la mostra di arte contemporanea Il mito di Partenope, tappa conclusiva di una esposizione itinerante.
L’esposizione pittorica resterà a Castel Nuovo fino al prossimo 18 luglio.
I saluti istituzionali sono stati portati dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, dal deputato Francesco Emilio Borrelli, da Roberta Gaeta, consigliera regionale, da Francesco Maisto, Presidente uscente dell’Ente Parco Regionale dei Campi Flegrei, da Laura Varriale, autrice del libro La storia di Partenope, dal critico d’arte Mino Iorio.
Il dibattito, moderato da Ettore Corrado, in vari momenti è stato contrappuntato dalla musica di Francesco Migliaccio.
Il dottor Antonio Vitale, ha poi raccontato la storia della Città. Curiosi come sempre, gli abbiamo chiesto di narrarla anche a noi.
Quali sono le tracce della prima fondazione di Napoli?
La storia ci dice che Partenope fu fondata nel 500 a.C. da una colonia di greci provenienti da Cuma.
Quei greci cumani videro nel Golfo di Napoli un paesaggio meraviglioso e fondarono il primo insediamento sulla Acropoli di Monte Echia, l’odierna Pizzofalcone.
Recentemente questa zona è stata valorizzata grazie alla creazione di un ascensore che da Santa Lucia porta direttamente sopra la collina. Purtroppo, però, questa opera ha evidenziato prevalentemente la bellezza paesaggistica della collina mentre l’importante parte archeologica è stata un po’ trascurata.
Il panorama è sicuramente stupendo, però al di là di questo, non si è porto in risalto che alle spalle di quell’ascensore c’è una altura in tufo, la tipica pietra vulcanica, dove si possono notare alcuni sentieri che portano su di una parte ancora più alta, ma che non sono percorribili, in quanto, già di per sé impervi, non sono assolutamente curati perché sono caratterizzati da un territorio impervio e scarsamente accessibile.
Era dunque proprio questa la zona nella quale i coloni si insediarono?
Sicuramente. Era Palepolis, la “città vecchia”, e infatti, c’è uno spazio dove venne realizzata una struttura simile ad un anfiteatro, dove si tenevano rappresentazioni musicali e teatrali. Nel murus petrimetalis si notano dei passaggi nel tufo, tompagnati per motivi di sicurezza, l’ingresso ai Mitrei, che erano tunnel dove nelle zone ipogee si praticavano culti misterici di divinità come Demetra o Kore.
Si possono inoltre notare delle nicchie dove probabilmente erano incassate statue di divinità, con funzione decorativa.
Fu proprio questa parte, che negli anni successivi alla invasione da parte dell’Impero Romano, ospitò l’enorme villa di Lucullo, della quale oggi rimangono ancora ruderi, come il ninfeo.
Però, ad un certo punto i cumani scesero da quella altura. Perché?
In seguito i Greci di Monte Echia notarono che al di sotto di questa piccola collina si estendeva un vasto territorio attraversato da un fiume, il Sebeto, dal quale sgorgavano numerose sorgenti di acque che rendevano particolarmente fertili le aree coltivabili. Quindi, pensarono di spostare il loro insediamento verso questa zona, individuate nella cosiddetta collina di Sant’Aniello a Caponapoli.
Qui fondarono Neapolis, la “città nuova”.
Pensando al centro storico della Napoli odierna, si nota che le strade hanno una disposizione particolare, ordinata.
La pianta della nuova città fu strutturata secondo le regole dell’Architetto Greco Ippodamo da Mileto, e si estendeva in un’area caratterizzata da tre grosse strade principali, definite “decumani”, e da tante piccole strade trasverse inclinate verso il mare, i “cardini”.
Questo fa percepire quanto l’urbanistica fosse importante per i greci, così da poter distribuire ordinatamente le strade, tant’è vero che nei secoli, rispettando gli assi viari, sono stati costruiti altri edifici e strutture che poi hanno conferito al Centro Antico di Napoli una stratificazione di epoche diverse: da quella Greca, passando per quella Romana fino ad arrivare a quella Medievale, utilizzando le mura antiche come fondamenta delle costruzioni successive.
Dopo l’affascinante narrazione del dottor Vitale, vogliamo citare i numerosi artisti che espongono in questa mostra d’arte contemporanea. Sono Adalgisa Avino, Alfredo Costigliola, Anna Iuliano, Antonella Ciaramella, Antonella Davide, Antonio Ciraci, Assunta Di Chiara, Elena Loffredo, Elsa Reder, Emilia Balestrieri, Emilia Di Paolo, Flora D’Angelo, Francesca Rusciano, Gelsomina Ferrara, Giancarlo Bergamo, Gloria Aiello, Laura Bove, Lorella Almirante, Lucia Lombardi, Luigi Borrone, Marianna Connola, Mariano Stellatelli, Marinella Scognamillo, Martina Sacco, Mina Di Nardo, Nunzia Limongelli, Paola Capriotti, Paola Scamardella, Patrizia Russomanno, Rosa Piccolo, Rosalba Di Chiara, Rose, Sandra Massaro, Simona Luise, Tina Caione, Vittorio Coppola, Yehudith Maria Ferrara.
La mostra è stata curata dalla Presidente dell’Associazione Arte nei Campi Flegrei, Francesca Rusciano