Cultura

Palazzo Vallelonga, la memoria ritrovata

Grazie alla Banca di Credito Popolare, uno degli edifici settecenteschi più imponenti si erge ancora sul tratto del Miglio d’Oro di Torre del Greco: Palazzo Vallelonga 

di Tonia Ferraro

Palazzo Vallelonga venne edificato alla fine del XVII secolo.

I fratelli Curzio e Lelio, della casata de Candia-Castiglione Morelli – antica famiglia nobile originaria della Lombardia, con ramificazioni a Cosenza e quindi a Napoli – possedevano un appezzamento di terra in agro di Torre del Greco, sul quale sorgevano una masseria e altre costruzioni rurali a piano matto e separate tra di loro, adibite a magazzino e a stalle.

Dopo la morte di Curzio, la proprietà divenne esclusivamente di Lelio (1612-1694).

Non si è potuto risalire al progettista, al quale don Lelio diede mandato di edificare un Casino di Delizie: probabilmente fu uno dei tanti tecnici dell’epoca … capace di realizzare le indicazioni e i suggerimenti del committente.

Nella costruzione della residenza estiva dei Vallelonga vennero inglobate le preesistenti strutture rustiche, ma non è stato possibile individuare quali.

L’ingresso principale del monumentale edificio, affaccia su un tratto dell’antica Strada Regia delle Calabrie, l’odierno corso Vittorio Emanuele.

Originariamente a un solo piano, oltre alle stanze padronali, Palazzo Vallelonga aveva un’unica terrazza. Da qui, la vista spaziando dalla lussureggiante campagna retrostante l’edificio con sullo sfondo il Vesuvio sino al mare, consente di ammirare un inconfondibile scenografico panorama. I giardini, impreziositi da fontane, degradando, giungevano sino al mare.

Il secondo ingresso conduceva al cortile rustico.

Come scrive l’architetto Celeste Fidora nel suo volume Ville Vesuviane e Siti Vesuviani (1998, ESI): Palazzo Vallelolonga fu dotato di …  due portali in piperno che conducevano in due cortili. Quello maggiore con lo scenografico scalone e le scuderie … l’altro che immetteva in un cortile di dimensioni minori, collegato al fondo rustico su cui si aprivano i locali delle derrate, il cellario e i locali per le attrezzatura agricole. Il pregiato scalone neoclassico, in stile vanvitelliano, … costituisce l’episodio più significativo dell’architettura della fabbrica, per la sua funzione di collegamento con il piano nobile e per la sua articolazione scenografica.

Gli elementi architettonici di maggiore rilievo della struttura, oltre al prospetto principale e alla scala neoclassica, sono il cortile e il salone di rappresentanza: l’affresco presente una delle pareti raffigura la seconda delle Dodici Fatiche di Ercole, che abbatte l’Idra di Lerna. L’opera venne eseguita dal pittore figurista, Crescenzo della Gamba, esponente di spicco del tardo barocco, molto attivo a Napoli nel XVIII secolo.

Così come molte altre Ville Vesuviane – e la stessa Reggia di Portici – l’edificio monumentale fu messo sotto la protezione di San Gennaro: lo testimonia … un mezzo busto in terracotta assai rovinato, rinvenuto non molti anni fa dallo storico Onofrio Melvetti (I Castiglione Morelli Marchesi di Vallelonga, 2014, Piattaforma Calaméo).

Dopo l’eruzione del Vesuvio del 1794, il Complesso Monumentale Vallelonga fu una delle poche strutture non completamente distrutta dal fiume lavico, che però … dovette danneggiare fortemente l’edificio.

Nel 1843, il palazzo fu ristrutturato. Il progetto venne affidato all’architetto militare e storico dell’architettura Camillo Napoleone Sasso (6 giugno 1803 – 30 settembre 1858).

Il Sasso ampliò e rettificò lo spessore, in pianta, del corpo di fabbrica principale,  aggiungendo un piano e dando luogo a due terrazzine; sul lato del cortile opposto a quello d’ingresso conservò il vestibolo porticato, sulla cui copertura costruì un corridoio di collegamento fra le due ali al primo piano.

Una delle parti più importanti fu la scala, alla quale si accede dal cortile, passando direttamente attraverso il vestibolo in un vano di grandiose dimensioni coperto a volta, si legge alla pagina 8 di Restauro. Edizioni 106-108.

Da documenti d’archivio risulta che Didaco, secondo marchese di Vallelonga pagò gli … stuccatori Giovanni Brusciano e Sante Garofalo pagandoli … ducati 25 a conto degli stucchi che fanno nel casino, nel settembre del 1744. (Vincenzo Rizzo)

Villa Vallelonga divenne così uno dei palazzi vesuviani più rappresentativi del Miglio d’Oro.

Dopo la caduta dei Borbone Due Sicilie e il terremoto del 1861, cadde in progressivo declino. Lo stato di fatiscenza del monumentale complesso si aggravò negli anni ’60 e ancor di più negli anni ’80, anche a causa dell’occupazione di famiglie sfollate dalle abitazioni non più agibili per il terremoto che, il 23 novembre 1980, sconvolse la Campania. Un’occupazione che deturpò ulteriormente l’edificio: vennero ricavate diverse unità abitative, tante da ospitare una ventina di nuclei familiari.

Nel 1982, la Banca di Credito Popolare di Torre del Greco acquistò l’imponente Palazzo Vallelonga, o, meglio, ciò che restava dell’originario immobile.

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Nel 1983, l’istituto bancario affidò il restauro e la ricostruzione dell’edificio monumentale al professor Roberto di Stefano (Napoli, 20 novembre 1926 – Napoli, 14 giugno 2005), docente al Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, nonché storico dell’Architettura e specialista nella Teoria del restauro.

Il progetto del Di Stefano mirò soprattutto alla conservazione, rispettandolo schema planimetrico e … gli impalcati preesistenti, lo schema planimetrico delle strutture murarie portanti, consolidando quelle presenti e ricostruendo quelle crollate, nel rispetto dei volumi (interni ed esterni) che caratterizzano l’edificio.

L’Amministrazione della Banca di Credito Popolare di Torre del Greco nel corso di particolari eventi apre le sue porte alla cittadinanza per condividere con il territorio il patrimonio artistico che conserva e valorizza.

 

Un particolare ringraziamento va alla professoressa Paola de Virgiliis per la preziosa collaborazione e a Stanislao Scognamiglio per l’attenta supervisione.

Le fonti storiche e iconografiche sono state tratte dalle pubblicazioni di Celeste Fidora, Aniello Langella, Onofrio Melvetti, Vincenzo Rizzo, www.nobilinapoletani.it

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