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Figli di Portici famosi: Antonio Ranieri

di Stanislao Scognamiglio

Si sente spesso parlare di personaggi porticesi per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria … Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende.  Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.

Antonio Ranieri è nato a Napoli l’8 settembre 1806.

È primo di dieci figli, quattro maschi e sei femmine, avuti da Antonio Francesco Ranieri, funzionario delle poste, e da Maria Luisa Conzo.

Studiando con precettori privati, ha acquisito un’ampia formazione «… apprendendo le materie umanistiche, le lingue straniere, la matematica e la fisica».

A vent’anni, patriota, per le sue idee liberali, «… sospettato di appartenere alla carboneria, probabilmente a causa delle frequentazioni con i greci rifugiati a Napoli e con persone implicate nella rivoluzione del 1820», è stato diffidato dalla polizia borbonica.

Per non compromettere la famiglia, è andato in volontario esilio prima a Roma, poi, nel 1828, a Firenze e, infine nell’autunno del 1828 a Bologna.

Nel 1829, volendo partecipare ai funerali della madre, gli è stato negato il consenso a rientrare a Napoli.

Insoddisfatto dell’andamento politico instaurato nelle Due Sicilie, nel 1830, si è trasferito a Parigi, in Francia e da qui, in un continuo peregrinare, in Germania, Belgio, Inghilterra e Svizzera.

Tornato in Italia, nel settembre del 1830, si è stabilito a Firenze. Nella città gigliata, giovane esule, nel 1831, frequentando i convegni dei liberali fiorentini, ha conosciuto Giacomo Leopardi (1798 – 1837). Con il poeta recanatese ha stretto una grande e intima amicizia, «… dividendone solitudine e malinconie». Durante la permanenza fiorentina, lui bel giovane, alto, biondo, ha conosciuto la bella e piena di grazia attrice Maddalena Signorini Pelzet (1801 – 1854). Invaghitosene perdutamente, ha inseguito l’amante a Roma e a Bologna.

Nel settembre del 1833, sperando che il clima mite della città potesse giovare alla salute dell’amico Giacomo, è tornato a Napoli. Qui, presso la sua famiglia, con l’aiuto della sorella Paulina Ranieri e con devozione fraterna lo «ospitò ed assistè fino alla morte», avvenuta il 14 giugno 1837, per idropisia.

A sue spese, all’amico del cuore, seppellito nella chiesa di San Vitale a Fuorigrotta, ha fatto innalzare un monumento funebre.

Per scampare all’epidemia di colera, nel 1836, con Giacomo Leopardi, è stato ospitato a Torre del Greco, nella casa di campagna della sorella Enrichetta, maritata con il principe del foro e senatore Giuseppe Ferrigni.

Nel 1839, ha pubblicato a Ginevra il romanzo polemico a sfondo sociale Ginevra o l’orfanella della Nunziata. Per aver «… svelato i gravi abusi perpetrati in quell’ospizio di trovatelli», ha suscitato l’odio della polizia e le ire dei ministri del Regno delle Due Sicilie. Per ordine di Francesco Saverio Del Carretto (1777 – 1861), ministro della Polizia e di Nicola Santangelo (1754 – 1851), ministro dell’interno, arrestato, ha subito l’onta del carcere. Scontati 45 giorni di prigionia, per intercessione del presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Ceva Grimaldi Pisanelli, marchese di Pietracatella, duca delle Pesche (1777 – 1862), è stato liberato per ordine del re Ferdinando II di Borbone (1810 – 1859).Conoscitore della materia giuridica, nello stesso 1839, abbandonata l’attività letteraria, con l’aiuto del cognato Ferrigni, ha tentato di intraprendere la «… professione di avvocato, pur non avendo la laurea, allora non necessaria nel Regno delle Due Sicilie».

Nel 1841, ha dato alle stampe la Storia d’Italia dal V al IX secolo ovvero da Teodosio a Carlo Magno. L’aver mostrato «… i mali d’Italia in conseguenza del potere temporale dei papi», gli ha procurato nuove inimicizie.

Nel 1845, ha raccolto e pubblicato le opere leopardiane: Opere di Giacomo Leopardi, Canti, Operette morali e Pensieri e una biografia del poeta, dal titolo Notizia intorno agli scritti, alla vita ed ai costumi di Giacomo Leopardi.

Per quanto avverso ai Borbone, pur avendo preso parte con distacco ai moti rivoluzionari del maggio 1848, è stato eletto deputato al Parlamento del Regno delle Due Sicilie.

Successivamente, per oltre vent’anni, si è tenuto lontano dalla politica, badando solo ai suoi affari.

Storico, filosofo, letterato e scrittore, nel 1860, ha ottenuto la cattedra di Filosofia della storia nella Regia Università degli Studi di Napoli. Ha concluso la sua esperienza accademica nel 1862 con la nomina a professore onorario titolare.

Riavvicinatosi alla politica, è stato fra i patrioti andati «… a Salerno per invitare Garibaldi a entrare a Napoli, e poi fra i ventisette notabili che a Grottammare portano a Vittorio Emanuele II i voti unitarii e le primizie del plebiscito

Successivamente all’Unità d’Italia, nel 1861, è stato eletto al Parlamento del Regno d’Italia per il collegio di Napoli. Più volte regolarmente confermato fino al 1882, per venti anni è stato deputato dalla VIII alla XIV legislatura (18 febbraio 1861 – 2 ottobre 1882).

In quanto parlamentare, occupandosi del Meridione d’Italia, nel 1862, ha pubblicato Quattro discorsi circa la questione meridionale.

Esponente della sinistra storica, seppur nominato senatore del Regno d’Italia per la XV legislatura (22 novembre 1882 – 27 aprile 1886), solo raramente, è stato tra i banchi di palazzo Madama.

Ottantaduenne, alla Villa Zelo in Portici, il conte Antonio Ranieri, muore «… di morte improvvisa» di mercoledì 4 gennaio 1888.

Le sue spoglie mortali sono sepolte nel Camposanto di Portici.

La frequentazione di Antonio Ranieri in Villa Zelo, sopra al Bosco di Portici, è testimoniata:

  • «da alcuni scritti autografi» e dalle pagine di Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi:
  • «… Con lui (Carlo Troia, ndr), con Giuseppe Ferrigni, mio cognato, e con mia sorella Enrichetta, sua moglie, ed altri congiunti, il dì seguente s’andò tutti in villa a desinare co’ miei, e, poiché Portici era extra moenia, in violazione, quanto a me, del divieto»
  • «… Mi ricordo proprio il luogo cui dicono Pietra Bianca, sulla via che va a Portici, dove queste parole mi risuonarono, come armonia da organo, sul cuore».
  • «… Il marchese Giuseppe Melchiorri, cugino di Giacomo (Leopardi, ndr), ed intimassimo di lui e di me, sapeva il tutto. Capitato qui, dopo la prima strana pubblicazione, mi fece il dono di trovarsi ad un’agape fraterna nella nostra Casina in Portici. V’era Macedonio Melloni, v’era Margàris ed altri assai degni amici».
  • dalla lapide, fatta murare nel 1968, dalla famiglia Arcari, eredi dei baroni Zelo proprietari della villa, alla parete dell’androne:

IN QUESTA AMENA DIMORA/DOVE TRASCORSE GRAN PARTE DELLA VITA/IL 4 GENNAIO 1888 SI SPEGNEVA ANTONIO RANIERI PATRIOTA GIURISTA STORIOGRAFO SENATORE DEL REGNO

Riconoscendone i meriti, dalla casa regnate Savoia, gli sono state conferite le onorificenze di:

Cavaliere dell’Ordine Civile di Savoia
Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro

Fra i suoi scritti, ricordiamo:

  • Storia del Regno di Napoli, L. Bianchi e c., Napoli, 1835
  • Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi, del 1837
  • Ginevra o l’orfanella dell’Annunziata, Tip. Elvetica, Capolago, 1839
  • Della storia d’Italia dal quinto al nono secolo, ovvero da Teodosio a Carlomagno. Libri due preceduti da un ragionamento del modo di considerare le azioni umane rispetto alla coscienza ed alla storia, Società tipografica, Brusselle, 1841
  • Frate Rocco ovvero Piccoli frammenti morali scritti in beneficio degli asili infantili, s.n., Napoli, 1842
  • Prolegomeni di una introduzione allo studio della scienza storica, Felice Le Monnier, Firenze, 1844
  • Notizia intorno agli scritti, alla vita ed ai costumi di Giacomo Leopardi, s.i., s.n., 1857
  • Discorsi di Antonio Ranieri, deputato, circa le cose dell’Italia meridionale, Casa editrice italiana di M. Guigoni, Torino-Milano, 1862
  • Intorno all’abolizione della pena di morte in Italia. Lettere tre, s.i., Stamperia della R. Università, 1863
  • Abolizione della pena di morte in Italia, Tipografia A. Trani, Napoli, 1883
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