Povera Guglia dell’Immacolata
Uno dei monumenti più belli e significativi della città che viene lasciato nell’incuria: la Guglia dell’Immacolata in piazza del Gesù Nuovo
CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – Una Città Patrimonio Unesco dell’Umanità dovrebbe aver più cura di sé. Notizia di questi giorni, si è staccato un pezzo di marmo di Carrara si è staccato dal bassorilievo della guglia più bella di Napoli, quella Immacolata che si erge in piazza del Gesù Nuovo, nel cuore del centro storico partenopeo.
Sono quasi trecento anni che sta lì da quasi trecento anni, a testimonianza del forte culto mariano dei napoletani. Che sentiva la purezza della Vergine ben prima della proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione da parte di Papa Pio IX l’8 dicembre del 1854, quando, esule, dimorava alla reggia di Portici, ospite del sovrano Ferdinando II di Borbone delle Due Sicilie.
La Guglia venne realizzata tra il 1747 e il 1750 su commissione del Padre gesuita. Francesco Pepe all’architetto Giuseppe Genoino.
È una struttura barocca molto elaborata: partendo dal basamento quadrato, che tra fregi floreali per ogni lato riporta le statue di Sant’Ignazio di Loyola, San Francesco Borgia, San Francesco Saverio e San Francesco Regis.
La Guglia è alta 22 metri e alla sommità si trova la Madonnina in bronzo dorato realizzata dallo scultore Francesco Pagano.
Nella seconda sezione, divisa in tre livelli che tendono ad assottigliarsi man mano che raggiunge quella con la Statua della Vergine, vi sono iscrizioni latine e bassorilievi di scritte in latino, putti, angeli e decorazioni floreali, realizzati da Matteo Bottiglieri e da Francesco Pagano.
Nei quattro bassorilievi sono riportati quattro episodi della vita della Vergine Maria: la Natività, l’Annunciazione, la Purificazione e la coronazione. Due medaglioni, inoltre, raffigurano San Luigi Gonzaga e San Stanislao Kotza.
Un tale splendore, un faro dell’arte e della cultura, che testimonia la religiosità napoletana, non è stata però poco curata. Il crollo di frammenti del 2011 e quello recente lanciano l’allarme.
Le cause di questi piccoli – per fortuna – cedimenti sono da imputare alla vetustà dell’obelisco e alla proliferazione di erbacce, che, crescendo, con i loro fittoni esercitano pressione su parti dove si è depositato uno strato di sporco secolare, humus perfetto per queste piante spontanee.
Quindi, se fosse stata fatta una manutenzione ordinaria – che non sarebbe neanche cosa difficilissima, visto che l’8 dicembre di ogni anno i Vigili del Fuoco con una scala telescopica depongono un fascio di fiori ai piedi della Madonnina – non staremmo qui a parlarne. Ma guarda un po’, a nessuno è mai venuto in mente di dare direttive ai pompieri, né ai politici, né alla Soprintendenza.
Poco distante, ironia della sorte, è affissa al muro una lapide che incorona Napoli Città Patrimonio Mondiale dell’Umanità.