S.O.S.: let’s clean up the Ocean
È più grande di Germania, Francia e Spagna messe insieme. Boyan Slat, fondatore e CEO di The Ocean Cleanup dice che pesa come 500 balenottere azzurre e che continua a crescere. È l’enorme isola di plastica, conosciuta nel mondo come GPGP | Great Pacific Garbage Patch (GPGP), che galleggia nel tratto dell’Oceano Pacifico tra le coste della California e delle Hawaii. Non si tratta di un’isola tropicale, come qualcuno ancora pensa, ma di oltre 80.000 tonnellate di rifiuti.
Un serio problema trascurato per troppo tempo, che ora Ocean Cleanup afferma che può risolvere nell’arco di 5 anni, al costo stimato di 2,5 trilioni di dollari l’anno.
Durante il suo recente intervento Presente al TED 2025 di Vancouver, è intervenuto Boyan Slat: Possiamo eliminare completamente il Great Pacific Garbage Patch. E possiamo farlo in soli cinque anni, se vogliamo.
Boyan Slat, classe 1994, è un inventore e imprenditore olandese, appassionato di megaprogetti per affrontare i problemi planetari. Fondatore e CEO di The Ocean Cleanup, un’organizzazione no-profit, sviluppa e diffonde tecnologie per liberare gli oceani dalla plastica. L’organizzazione ha l’obiettivo di rimuovere il 90% della plastica galleggiante negli oceani.
Sarebbe fantastico se finalmente i governi di tutto il mondo e, soprattutto gli abitanti del pianeta, collaborassero questo “ingombrante” problema che crea danni enormi all’habitat marino e alla pesca, sostentamento vitale per molte persone del sud-est asiatico.
Gli scienziati hanno studiato il Parengyodontium album, che è un fungo marino scoperto agli inizi del ‘900, che abbonda nella Great Pacific Garbage Patch.
La ricerca di soluzioni naturali per ridurre l’inquinamento da plastica nei mari, ha portato a osservare che questo fungo, insieme alla luce del sole, accelera la decomposizione della plastica trattata con luce solare, contribuendo alla riduzione dei rifiuti negli oceani.
Purtroppo. il processo è ancora troppo lento.
Per ridurre i costi necessari all’operazione e portarla a termine in un lasso di tempo più breve – ovvero cinque anni invece di 10 – quest’impresa titanica richiede costanti campagne globali di sensibilizzazione verso l’educazione ambientale.
Bisogna responsabilizzare sull’uso, per quanto possibile, di oggetti di plastica e incrementare la raccolta indifferenziata e il riciclo, specialmente nei Paesi in via di sviluppo.
Per non parlare delle microplastiche, minuscole particelle disperse nell’Ambiente, marino e non: minacciano ecosistemi e salute umana e animale, insinuandosi nella catena alimentare. Si formano non soltanto quando la plastica si degrada, ma vengono prodotte come componenti di cosmetici, detergenti o vernici, ad esempio