Cultura

Storia del monastero di Sant’Arcangelo a Baiano

di Michele Di Iorio

A Napoli nel 1310, sotto il regno di Roberto d’Angiò, fu edificato ad opera di monaci basiliani un convento della regola di San Michele Arcangelo, di fronte alla strada di San Biagio dei Librai, l’antico decumano minore, all’inizio della strada di Forcella.

Si dice che in quel luogo venisse educata Maria, figlia di re Roberto, e che vi avesse soggiornato anche anche la Fiammetta del Boccaccio. Infatti il monastero viene menzionato nel Filocolo. 

Il complesso religioso venne costruito sulle rovine del tempio romano di Ercole e delle vicine terme, alimentate da acquea sorgiva che favoriva riti misterici di fecondità.

Il luogo divenne poi sinagoga ebraica e in seguito monastero destinato a suore benedettine.

Nel 1540 badessa del convento di Sant’Arcangelo a Baiano a Forcella era suor Laura de’ Bajani che dirigeva 18 suore appartenenti alla ricca classe del patriziato. Infatti la nobiltà era usa obbligare le figlie femmine cadette, volenti o nolenti, a prendere il velo.

Qualche tempo dopo arrivarono al monastero quattro novizie di casate nobilissime: Agata Arcamone, Laura Frezza dei patrizi di Ravello, Chiara Sanfelice dei duchi di Bagnoli, e Giulia Caracciolo Rossi dei principi di Avellino.

Le quattro giovani suore nel convento presero a condurre una vita agiatissima: avevano stanze sontuose e persino ancelle personali. Naturalmente finirono con l’attirarsi le invidie e gelosie delle consorelle. Una di esse, suor Eufrasia, riferì alla successiva badessa Costanza Mastrogiudice che presso la fontana della Medusa ubicata nel chiostro Giulia Caracciolo consumava una tresca con il marchese Francesco Spiriti da Cosenza, mentre suor Lavinia Pignatelli s’intratteneva con il mercante Domenico Piatti.

La superiora volle sincerarsi personalmente della cosa e si trovò ad assistere all’aggressione degli sgherri del principe di Garagusa. Il bilancio del fatto di sangue fu di tre morti: Piatti, Spiriti e uno degli aggressori.

Di lì a poco dopo la madre badessa morì avvelenata. Venne dunque nominata nuova superiora Elena Marchese, che sorprese in intimità suor Zenobia Marchese con il suo amante Paolo duca di Nardo. I due pugnalarono a morte la badessa e scapparono, coperti da altre suore che si adoperarono anche di togliere da mezzo consorelle complici o scomode testimoni: Chiara Sanfelice, uccisa con il pugnale, e suor Camilla Origlia, buttata giù da una finestra. Queste morti vennero fatte passare come suicidi.

Si organizzò dunque un banchetto per metter pace in convento, ma alcune suore denunziarono lo stato di cose al padre confessore Andrea d’Avellino, dell’Ordine dei Chierici Regolari Teatini di San Gaetano, che perquisì le celle e interrogò le religiose.

Con l’autorizzazione dell’ arcivescovo di Napoli don Pietro Carafa, Andrea d’Avellino chiese al vicario criminale del Tribunale di intervenire con i suoi gendarmi.

Il processo venne presieduto da monsignor Reviva, vicario generale diocesano, che fece frustare tre suore sospettate di aver ucciso Eufrasia D’Alessandro, Chiara Sanfelice e Lavinia Pignatelli. Altre 9 consorelle furono mandate in quattro diversi conventi.  L’ordine di Sant’Arcangelo venne sciolto e il complesso sconsacrato.

Il monastero rimase chiuso fino al 1645, quando fu ripristinato come romitorio maschile e affidato ai Frati Bianchi o della Mercede. I padri ricostruirono convento e chiesa.

Dai primi anni dell’800 il complesso religioso rimase di nuovo disabitato e la chiesa sconsacrata. I monaci vennero trasferiti in altri conventi. Si disse che nel monastero vi fossero stati casi di possessione, e la gente per anni affermò che dall’interno venissero urla e si verificassero apparizioni spettrali.

La storia del monastero di Sant’Arcangelo a Baiano, oggetto di dicerie popolari che nel corso dei secoli si sono intrecciate a vicende storiche, macabre, erotiche e diaboliche, vere o presunte che fossero, sorto dove un tempo si praticava un culto pagano, intrigò tra gli altri Carlo Tito Dalbono, Stendhal e Benedetto Croce, che ne raccontarono le stori che vi erano avvenute.

Oggi è ancora abbandonato, la chiesa sempre chiusa, e necessita di restauro e di vigilanza. Conserva ancora, però, un’aura esoterica, una nuvola di mistero arcano che sembra salire dal sottosuolo e avvolgere tutto il complesso …

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