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Una statua per il Venerabile Re Francesco II

Galantuomo come uomo e gentiluomo come principe, ecco il ritratto di Re Francesco II di Borbone Due Sicilie

di Antonio Vitale

CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI –  Nella Reale Basilica Pontificia di San Francesco di Paola in piazza del Plebiscito venerdì 29 luglio alle ore 18 sarà celebrata una messa di suffragio in memoria del Venerabile Re Francesco II di Borbone Due Sicilie.

La cerimonia sarà officiata dal padre Mario Savarese che per l’occasione benedirà un busto che raffigura l’ultimo sovrano del Regno delle Due Sicilie.

La scultura sarà collocata nella basilica alla venerazione dei fedeli. L’iniziativa rientra nell’ambito delle attività svolte dalla Guardia d’Onore alle Reali Tombe dei Re Borbone, tese a salvaguardare e valorizzare la memoria storica degli Augusti Sovrani del regno delle Due Sicilie.

In particolar modo, nella circostanza l’intento della Guardia è quello di esaltare le virtù cristiane e umane di re Francesco che, con cristiana rassegnazione non priva di eroismo militare intriso di profondo amore per il suo popolo, ha accettato l’esilio con rassegnazione e dignità.

Francesco II, infatti, in seguito alla nefasta invasione piemontese, dopo la strenua resistenza alla Cittadella di Gaeta, si destituì volonariamente dalla carica di sovrano del Regno delle Due Sicilie il 13 febbraio 1861. Si recò a Roma insieme con la consorte Maria Sofia, ospiti di papa Pio IX. In seguito si stabilì a Parigi. Era solito trascorrere l’inverno ad Arco, paesino in provincia di Trento, allora territorio del Regno Austro-Ungarico, dove scomparve a 62 anni il 27 dicembre 1894.

Per commemorarlo, Matilde Serao mise sul quotidiano Il Mattino, in prima pagina, un articolo dal titolo Il Re di Napoli, nel quale, fra l’altro, scriveva:

Don Francesco di Borbone è morto, cristianamente, in un piccolo paese alpino, rendendo a Dio l’anima tribolata ma serena. Giammai principe sopportò le avversità della fortuna con la fermezza silenziosa e la dignità di Francesco secondo. Colui che era stato o era parso debole sul trono, travolto dal destino, dalla ineluttabile fatalità, colui che era stato schernito come un incosciente, mentre egli subiva una catastrofe creata da mille cause incoscienti, questo povero re, questo povero giovane che non era stato felice un anno, ha lasciato che tutti i dolori umani penetrassero in lui, senza respingerli, senza lamentarsi; ed ha preso la via dell’esilio e vi è restato trentaquattro anni, senza che mai nulla si potesse dire contro di lui. Detronizzato, impoverito, restato senza patria, egli ha piegato la sua testa sotto la bufera e la sua rassegnazione ha assunto un carattere di muto eroismo. Galantuomo come uomo e gentiluomo come principe, ecco il ritratto di Don Francesco di Borbone.

(Foto by Antonio Vitale)

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