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Caffè (s)corretto: #restateacasa

Prendiamoci un caffè (s)corretto offerto da Giovanni Renella. Il nostro autore dà un prezioso consiglio: #restateacasa 

Sono passati due anni esatti dall’avvio della campagna social #iorestoacasa, con un hastag di geniale intuizione creato dal giornalista e parlamentare Filippo Sensi.

L’esortazione era quella a restare a casa, rinunciando alla vita sociale per fermare il contagio del nuovo coronavirus che, a oggi, ha fatto registrare più di sei milioni di morti in tutto il mondo.

Mentre ovunque si piangono le vittime della più devastante pandemia che la storia ricordi, lo sguardo inevitabilmente si volge alle sorti del popolo ucraino e all’esito catastrofico di un’eventuale escalation del conflitto militare.

L’avanzata dell’esercito russo, con il suo carico di morte, violenza e distruzione ha riportato indietro le lancette dell’orologio, evocando scenari di guerra inimmaginabili fino a qualche settimana fa.

Che fare? verrebbe da chiedersi parafrasando lo scrittore russo Nikolaj Gavrilovič Černyševskij.

Forse sperare che si diffonda una più consapevole coscienza di ciò che sta accadendo e che si affermi la volontà popolare di opporsi alla guerra.

Solo quando le strade e le piazze di tutto il mondo, a cominciare dalla Piazza Rossa di Mosca, si riempiranno di milioni di donne e uomini che reclamano, a gran voce, il diritto a vivere in pace, solo allora, forse, questa follia avrà fine.

Ma se il popolo deve scendere in strada, qualcun altro farebbe meglio a restare a casa.

Come ad esempio quei leader politici che, folgorati sulla via dell’opportunismo populista, hanno abiurato l’antica amicizia con Putin e si muovono a vuoto in cerca di un po’ di visibilità mediatica.

#restateacasa è l’hastag che fa per loro, ma anche un consiglio spassionato.

Giusto per evitare il rischio di essere smerdati dal sindaco di qualche città polacca, cui già girano i coglioni per la guerra alle porte di casa e proprio  non riesce a tollerare le pantomime di chi, fino all’altro ieri, dichiarava la sua ammirazione per il presidente russo.

#restateacasa

 

Nato a Napoli nel ‘63, agli inizi degli anni ’90 Giovanni Renella ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI.

Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017).

Nel 2017 ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” per i racconti bonsai.

Nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea.

Alcuni suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018).

Nel 2019 ha pubblicato la raccolta di racconti “Punti di vista”, Giovane Holden Edizioni con cui ha vinto il Premio Speciale della Giuria al “Premio Letterario Internazionale Città di Latina”.

Nel 2020 alcuni suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Cento parole” e “Ti racconto una favola” entrambe edite dalla Casa Editrice Kimerik.

Con un racconto, pubblicato dalla Giovane Holden nel volume n.7 “Bukowski. Inediti di ordinaria follia”, è risultato finalista al Premio Bukowski 2020.

Sempre nel 2020, altre sue storie sono state selezionate e inserite nell’antologia “Io resto a casa e scrivo” edita dalla Kimerik.

Nel 2021 due sue favole sono state pubblicate nell’antologia “Ti racconto una favola 2021” ed. Kimerik.

A luglio 2021 un suo racconto è stato pubblicato nell’antologia “Desiderio d’estate” ed. Ensemble.

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