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Il Racconto, Debutto in società

di Giovanni Renella

Alla fine ce l’aveva fatta a realizzare un debutto in società che non sarebbe passato inosservato: anzi i presenti se ne sarebbero ricordati a lungo!

La gestazione era stata laboriosa e aveva richiesto una particolare cura dei dettagli, affinché nulla fosse lasciato al caso o all’improvvisazione.

Ogni anticipazione avrebbe potuto rovinare l’effetto sorpresa, che invece era determinante per la buona riuscita dell’evento; come pure, doveva essere evitata ogni fuga in avanti per non compromettere il tutto.

Il debutto in società era uno di quei riti di passaggio a cui ci si sottoponeva con malcelata euforia, tale era l’attesa che accompagnava l’attimo della prima uscita in pubblico.

Nel suo giro si ricordavano performance di un livello tale da lasciare gli astanti senza fiato: e non solo per  il clamore prodotto dall’epifania del debuttante.

Innanzitutto bisognava scegliere con cura la location, la cui caratteristica principale non poteva che consistere nella capacità di contenere più persone in uno spazio limitato: un ambiente non molto ampio, meglio ancora se  situato in un contesto signorile.

Un’attenzione particolare era riservata anche all’acustica; e qui ci si poteva affidare solo al passaparola e all’esperienza maturata degli ex debuttanti, perché non era possibile effettuare alcuna prova generale, data l’irripetibilità intrinseca, tipica di questo genere di esordio.

Per il buffet  c’era solo da scegliere fra un brunch o un happy hour, preferibilmente in un roof-garden con vista sul centro storico.

E così, in una calda sera d’inizio estate, mentre si recava ad una  festa sulla terrazza di un elegante albergo, nell’affollato spazio di un ascensore in corsa verso l’ultimo piano, e nell’imbarazzo generale, un fragoroso e ammorbante peto fece il suo debutto in società.

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