Cultura

Il Racconto, Senso di colpa

di Giovanni Renella

Quel senso di inadeguatezza lo accompagnava sin dalla nascita e non riusciva a liberarsene neanche ora che era grandicello.

Tutta la sua esistenza era stata condizionata dalla consapevolezza di uno status non certo felice.

Chi lo aveva concepito aveva sempre cercato di farlo sentire all’altezza della situazione e soprattutto di far sì che non si lasciasse mai trascinare giù a fondo.

Non aveva ancora raggiunto la maggiore età, ma già in tanti si strappavano i capelli addossandogli la responsabilità di misfatti di cui non aveva alcuna colpa.

E questo non faceva altro che accrescere la sua frustrazione e il conseguente disagio che avvertiva, specie quando finiva fra le mani di speculatori senza scrupoli.

Spesso si ritrovava a passare freneticamente di mano in mano e si rendeva conto che, se non avessero fatto qualcosa subito, rischiava di fare una brutta fine.

Qualcuno, addirittura, minacciava di farlo sparire dalla circolazione.

Nonostante ciò era riuscito a vivere una vita quasi normale e aveva anche trovato chi riusciva ad apprezzarlo!

Ma ora sulla sua esistenza incombeva, minaccioso, il rischio di uno stravolgimento improvviso, legato all’umore di uomini e donne che avevano cominciato a ragionare con la pancia, lasciandosi trascinare verso il baratro da arruffapopoli che volevano eliminarlo per tornare al passato.

Per l’incapacità di gestirli, i suoi fratelli minori, di lì a poco, sarebbero stati tolti dalla circolazione.

Così, l’euro, prima ancora di compiere 18 anni, si era fatto tanti di quei nemici e continuava a vivere affranto dal senso di colpa, per quel disagio economico diffuso di cui altri erano responsabili.

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