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Il Racconto, Solchi

di Giovanni Renella

Sulla pelle portava ancora i segni di quella passione durata tanto a lungo; eppure erano passati venticinque anni dall’ultima volta in cui erano stati insieme.

Dal 1993 vivevano separati.

Si erano incontrati, giovanissimi, sul finire degli anni ‘40, negli Stati Uniti d’America, e da allora erano vissuti in simbiosi.

La loro unione, agli inizi, aveva fatto scalpore in quell’America puritana: lui grosso e nero, lei piccola e diamantina; ma era una di quelle che, quando le incontri, lasciano il segno e per questo l’aveva desiderata sin da subito.

La musica che proponevano aveva fatto sì che potessero superare, insieme, ogni barriera, sia fisica che culturale.

Si erano scatenati con le canzoni di Elvis Presley, Bill Halley e Chuck Berry, ma non si erano fermati al Rock N’Roll.

Avevano dato spazio allo Swing, al Jazz e, in Italia, alla musica leggera.

Poi, negli anni ’60, era stata la volta dei Beatles e dei Rolling Stones, precursori del grande rock del decennio successivo.

L’avvento della disco music li aveva trovati pronti ad accogliere la nuova tendenza, con cui avrebbero animato le notti in discoteca e fatto ballare milioni di persone in tutto il mondo.

Ma era sulle note di “Clair De Lune” di Debussy che si lasciavano andare, amandosi teneramente.

I loro rendez-vous, pubblici o privati che fossero, erano andati avanti per decenni; ma all’inizio degli anni ‘90 era successo qualcosa e, senza comprenderne il motivo, erano stati separati.

Poi avevano saputo che erano cambiati i gusti di chi amava ascoltare la musica e, per questo, erano stati messi da parte.

Passati di moda, dopo tanti anni trascorsi sulla ribalta, anche ora che da un quarto di secolo vivevano divisi, erano attraversati dai brividi, ricordando quanto fosse profondo e delicato ogni loro incontro.

E nonostante la disparità di proporzioni fra i due, quando erano insieme, lei era capace di incidere a fondo nei solchi della sua anima, ma prima ancora della sua pelle.

Ora, che non avevano più l’età, si accontentavano di guardarsi da lontano e ricordare la passione vissuta per più di quarant’anni.

Da un ripiano all’altro degli scaffali di un ripostiglio, appena qualcuno entrava ed accendeva la luce, il vecchio LP rivolgeva, ricambiato, il suo sguardo languido alla puntina dello stereo e la musica ripartiva nei loro pensieri.

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