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La Riflessione, La leggenda del ragazzo che credeva nel mare

La vita toglie e poi restituisce, secondo schemi bizzarri, mai casuali: La leggenda del ragazzo che credeva nel mare di Salvatore Basile

di Ettore Sannino

Ho letto La leggenda del ragazzo che credeva nel mare di Salvatore Basile. Questo romanzo ha la bellezza delle cose semplici, sebbene la struttura del racconto non è mai banale, mai scontata, mai del tutto ovvia.

Il suo ritmo è costante, rarissimamente cala d’intensità, pur senza essere mai ossessivo.

Lo comincio a leggere e già sono in una dimensione fantastica.

Entro nella storia immediatamente ma in punta di piedi e tutto il racconto scorre fluido e mi lascio prendere dalla vicenda, le parole sono avvolgenti, la partecipazione è totale.

Soffro, rido, mi emoziono, mi commuove ed alla fine, come mi capita quando sono stato così partecipe alla vicenda, chiudo il libro, tiro un sospiro e già mi manca il mondo di Angelo.

Ho voglia di continuare ad essere partecipe della sua vita, ma questa sarebbe tutta un’altra storia.

In questo romanzo c’è tutto: da un lato la tragedia, il dolore, la negazione, il distacco, la scoperta, l’abbandono; dall’altro, il destino, la fatalità, il caso, la serendipità, la volontà tenace, la paura, il dubbio la speranza, la rinascita.

La vita toglie, la vita restituisce, secondo schemi bizzarri, mai casuali, drammatici ma allo stesso tempo positivi.

Credere è necessario, sperare è possibile, saper godere dei frutti è obbligatorio.

Quando i sentimenti trovano spazio e forma e la luce del giorno prende il sopravvento sul buio delle tenebre, ogni cosa può andare al suo posto.

Solo dai diamanti non nasce niente, tutto il resto siamo noi!

 

Ettore Sannino, nato a Napoli, vissuto a Portici, città che gli è rimasta nel cuore, attualmente vive a Caserta. Neurochirugo, opera in ospedale. Lettore appassionato e scrittore fecondo, nel 2022 ha pubblicato il suo libro d’esordio, “Un possiile senso della vita, Graus Edizioni. una di racconti.

Dice di sé: Cresciuto scienziato in una famiglia di umanisti, mio nonno che era scultore e pittore diceva che ero incapace persino di fare la lettera “o” col bicchiere e se ne rammaricava.

Ma anche se non condivido assieme al suo nome il suo talento con pennello e scalpello, la mia passione è altrettanto artistica: scrivere, e mi accompagna dai tempi del liceo, quando qualsiasi tema in classe per me era l’occasione per un racconto, l’incipit di una storia. Perciò eccomi a voi, come sono, venendo dal nulla, pronto a tornare nel nulla e sperando di non essere nulla più che uno a cui piace scrivere

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