Culturaracconti

La serrata

L’ineluttabilità del fato, cui nulla possono lusinghe e trattative, che sfocia in un’inevitabile serrata … 

di Giovanni Renella

Lei era lì e osservava i primi effetti di quella serrata che tanto aveva temuto e che alla fine era arrivata.

Dall’altra parte della barricata c’era lui, con il suo sguardo di sfida stampato su quella faccia da schiaffi.

Entrambi sapevano che tutto stava nel non essere i primi a cedere.

Le trattative, bruscamente interrotte pochi istanti prima, si erano protratte a lungo, causando un generale raffreddamento della materia del contendere che, contrariamente alle attese, non aveva giovato alla causa.

Per convincere la controparte, che sapeva essere riluttante solo per partito preso e per un’avversità preconcetta a qualsiasi cambiamento, aveva messo in campo una strategia ben articolata e curata nei minimi dettagli e, per extrema ratio, non avrebbe disdegnato il ricorso alla sottile arte della seduzione pur di vederlo capitolare.

Al tavolo delle trattative era giunta con un corredo di argomenti di tutto rispetto ed anche il tono della sua voce era apparso suadente e conciliante sin dalle prime battute.

L’aveva presa partendo da lontano, provando a convincerlo della bontà di quanto gli stesse proponendo, magnificando l’offerta di cui si ostinava a elencare le qualità: peccato che ad ascoltarla ci fossero orecchie poco disposte a sentire e ancora meno propense a recepire.

Di fronte a quell’ostinazione, sorda a qualsiasi lusinga, il registro delle comunicazioni era diventato dapprima meno dolce e, con il trascorrere del tempo, complice una crescente irritazione, alla fine si era trasformato in un vero proprio scontro verbale.

Urla e strepiti si levavano da entrambe le parti, nel disperato tentativo di sopraffarsi l’un l’altro a suon di decibel.

Se in quei momenti lei avesse potuto guardarsi allo specchio, avrebbe stentato a riconoscersi in quell’immagine deformata dal nervosismo che vedeva riflessa.

Eppure la sua era una buona proposta e il fatto che non riuscisse a farglielo capire le faceva venire da piangere.

Alla fine si arrese, abbandonandosi al pianto, di fronte alla bocca serrata di suo figlio che, seduto sul seggiolone, si rifiutava di mangiare il passato di verdure.

 

Giovanni Renella, nato a Napoli nel ‘63, vive a Portici. Agli inizi degli anni ’90 ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata  “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018). Nel 2019 ha pubblicato la raccolta di racconti “Punti di vista”, Giovane Holden Edizioni. Il libro ha meritato il Premio Speciale della Giuria al Premio Letterario Internazionale Città di Latina. Nel 2020 il racconto “Vigliacco” è stato inserito nell’antologia “Cento Parole” e il racconto “tepore” è stato inserito nell’antologia “Ti racconto una favola”, entrambe pubblicate dalla Casa Editrice Kimerik. Inoltre, con il racconto “Come un dito nel culo”, pubblicato dalla Giovane Holden nel volume n. 7 “Bukowski. Inediti di ordinaria follia”, è risultato finalista al Premio Bukowski. Sempre, nel 2020 i suoi racconti“Il sogno”, “Innocente evasione” e “Mamme!”sono stati premiati e inseriti nell’antologia “Io resto a casa e scrivo” edita dalla Kimerik. 

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