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Novembre, dove va la pandemia

Carlo Alfaro, Dirigente Medico di Pediatria all’ASLnapoli3sud, Consigliere nazionale Società italiana medicina dell’Adolescenza: nel mese di novembre la pandemia sembra mantetenersi sotto la soglia critica 

Ormai l’incidenza del Covid-19 in Italia appare sostanzialmente stabile, con lievi fluttuazioni in salita o discesa nelle varie rilevazioni settimanali curate dalla Cabina di regia di Ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità (il nuovo governo ha abrogato dal 29 ottobre la comunicazione giornaliera dei dati).

L’importante è che si tratta di un’epidemia di tamponi positivi e malati lievi e non di ricoveri, in quanto restano contenute l’occupazione dei letti nelle terapie intensive (attorno al 2%) e in area non critica (al 10%.) L’indice Rt (indice di trasmissibilità), che indica il rischio di diffusione epidemica, si sta mantenendo sotto la soglia critica, che è 1.

Anche secondo l’ultima rilevazione settimanale effettuata negli ospedali sentinella aderenti alla rete Fiaso, i ricoveri risultano in calo.

Parimenti, a livello mondiale, l’Oms segnala un decremento globale dei nuovi casi del 15% durante la settimana dal 31 ottobre al 6 novembre 2022, rispetto alla settimana precedente, ma con notevoli eccezioni tra cui spicca un brusco incremento del 42% di nuovi casi in Giappone e del 24% nella Corea del Sud. L’Oms sottolinea comunque una possibile sottostima dei casi nel mondo, dovuta a un generale decremento delle attività di testing. In ogni caso, è significativo il calo del 10% dei decessi nel mondo, dato non influenzato dal numero di tamponi effettuati.

La variante dominante nel mondo è sempre Omicron, ma tra le sue sotto-varianti negli Usa e in Europa si registra un’avanzata sempre più forte della BQ.1 (la Cerberus) insieme al suo sotto-lignaggio BQ.1.1. Negli Stati Uniti in particolare esse sono a un passo dal superare la BA.5 (Omicron 5, da cui derivano), diventando dominanti. Fortunatamente, al momento non ci sono dati epidemiologici che suggeriscano un aumento della gravità della malattia con le nuove varianti. Sebbene la protezione indotta dai vaccini potrebbe in teoria essere ridotta, non è previsto alcun impatto importante sulla protezione contro la malattia grave, vista l’elevata somiglianza genetica con BA.5.

L’andamento generale dell’epidemia testimonia la realizzazione di quanto si era sperato da tempo: la progressiva immunizzazione della popolazione, tra vaccini e infezioni, ha creato una “endemizzazione” del Sars-CoV-2, che continua a circolare ma fa meno danni di quando, alla fine del 2019, ha trovato una popolazione mondiale completamente “vergine”. Come riporta PLOS Medicine, le statistiche stimano che attualmente ben i 2/3 della popolazione mondiale sia sieropositiva al virus, ovvero presenti anticorpi specifici contro il Coronavirus. La presenza di anticorpi contro il coronavirus riguardava il 7,7% della popolazione globale nel giugno 2020; è arrivata al 59,2% nel settembre 2021. In Cina, dove i vaccini usati sembrano essere stati meno efficaci e i continui lockdown adottati nella logica di una “tolleranza zero” hanno ridotto l’esposizione delle persone al virus, c’è stato invece attualmente una preoccupante ripresa dei contagi.

Un po’ in contrasto con questa lettura positiva dell’evoluzione dell’epidemia, uno studio uscito su Nature Medicine ha trovato che anche chi è immune è a rischio di reinfezione e che avere una reinfezione espone a un maggior rischio per la salute sia nella fase acuta che per il Long Covid rispetto a chi viene infettato dal virus una sola volta.

È presumibile però che esistano soggetti geneticamente più suscettibili a contrarre il virus e siano a maggior rischio di complicanze.

In ogni caso, il virus non è sconfitto. In Italia, e nel mondo, si continua a morire di Covid. E’ necessario mantenere la guardia alta.

Abrogato dal nuovo governo dal primo novembre l’obbligo vaccinale per i medici, restano l’obbligo di uso di mascherina fino al 31 dicembre solo nelle strutture sanitarie e di isolamento di 5 giorni per i positivi al Covid. In realtà, si va sempre di più nel senso di comportamenti ispirati da criteri di responsabilità individuale piuttosto che da obblighi di legge.

Nel frattempo, la speranza si concentra sull’incessante avanzamento delle ricerche. Tra cui la messa a punto, da parte degli scienziati della Columbia University di New York City, di uno spray nasale anti-Covid, che funge da scudo sulle mucose impedendo proprio al virus di entrare nelle cellule. Finora è stato testato solo nell’animale da esperimento.

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