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Due libri per l’estate

Il nostro Giovanni Renella ci delizia ancora: due suoi racconti, La notte di San Lorenzo e  Un’estate al mare sono stati inseriti in due diverse antologie, Venti23 – Un’altra estate e Racconti estivi 2023

Tempo d’estate, tempo di libri da leggere sotto l’ombrellone o al fresco in montagna o, più semplicemente, a casa, nella tanto agognata pausa concessa dalle ferie

Qualunque sia la vostra opzione, i libri da leggere anche nella bella stagione non mancano mai; anzi, ce ne sono alcuni dedicati proprio all’estate.

Grazie a due diversi contest letterari, promossi dalla Historica Edizioni di Cesena e dalle Edizioni Ensemble di Roma, sono in uscita due nuove raccolte di racconti, dove l’estate fa da sfondo a tutte le storie.

“Racconti estivi 2023″ è l’antologia proposta da Historica Edizioni, la cui pubblicazione è prevista per gli inizi di agosto e sarà in vendita nelle librerie italiane (con distribuzione Libro.co), sul sito di Historica, nelle principali fiere della piccola e media editoria cui parteciperà l’editore e sui principali book-stores online.

“Venti23 – Un’altra estate” è un progetto antologico che nasce da un contest letterario che la Ensemble Edizioni porta avanti da qualche anno.

Quella che presenta la casa editrice romana è una raccolta di racconti eterogenei che hanno come protagonista, diretta e indiretta, la stagione “che non si fa annunciare”.

Tanti autori diversi tra loro, capaci di far sorridere e di far piangere, di far riflettere e di rilassarsi.

Il volume sarà disponibile in edizione cartacea a fine luglio, per essere poi presentato a Roma venerdì 15 settembre alle ore 18, presso l’Enoteca letteraria che si trova a pochi passi dal Colosseo e dalla basilica di San Clemente, in via San Giovanni in Laterano, 81.

Durante l’evento verranno letti alcuni estratti dalla raccolta antologica.

Oltre all’estate, che fa da sfondo alle storie, i volumi “Racconti estivi 2023″ e “Venti23 – Un’altra estate” sono legati da un ulteriore trait d’union e cioè la presenza di due bei racconti scritti da Giovanni Renella.

Questa ennesima affermazione nei contest letterari promossi dalle case editrici Historica ed Ensemble, conferma l’indiscusso talento di Giovanni Renella quale autore di racconti brevi, la cui lettura si esaurisce nell’arco di un paio di minuti o poco più.

La brevità della narrazione non deve però far pensare che ci troviamo di fronte a storie solo abbozzate o, peggio ancora, “arronzate”, come si usa dire a Napoli di tutto ciò che si tende a concludere frettolosamente.

Le storie di Giovanni seguono un percorso narrativo che riproduce, in sedicesimi, strutture narrative ben più articolate.

Dietro la scrittura delle short stories dell’autore, napoletano di nascita e porticese di adozione, si scorgono gli echi di una robusta formazione letteraria su cui, non poco, deve aver influito, negli ormai lontani anni ottanta, l’influsso del romanziere, e docente universitario di letteratura italiana presso l’Università Federico II di Napoli, Giancarlo Mazzacurati.

Seguendo i suoi corsi, – ci racconta Giovanni Renella– per sostenere i due esami di letteratura italiana previsti dal mio piano di studi, è nata la passione per la parola scritta: da lì, prima il giornalismo, in età giovanile, e poi l’approdo, dopo i cinquanta, ai racconti. Ricordo ancora bene che la parte monografica del primo esame di letteratura italiana verteva sul “Decameron” di Giovanni Boccaccio: un segno del destino per la scelta letteraria, quella dei racconti, operata trent’anni dopo. Posso dire di essere stato fortunato all’epoca, perché ho avuto anche il privilegio di seguire le lezioni di docenti del calibro di   Elisa Frauenfelder, Amato Lamberti, Alberto Abruzzese, Rossella Savarese e Emma Del Basso, solo per citarne alcuni, e tutti hanno lasciato un’impronta forte nella mia formazione culturale che, ogni tanto, fa capolino in ciò che scrivo.

In appendice, riproponiamo i due racconti La notte di San Lorenzo e Un’estate al mare con cui Giovanni Renella si è affermato, rispettivamente, nei contest letterari Venti23 – Un’altra estate e Racconti estivi 2023.

 

La notte di San Lorenzo

 

Una delle poche certezze della vita è la data di nascita: ufficialmente la nostra esistenza inizia in quel momento.

Eppure, strano a dirsi, non per tutti è così.

Questa storia ha inizio in una notte di San Lorenzo.

In lontananza i fuochi d’artificio illuminavano il cielo in un susseguirsi di cascate multicolori.

Quando le esplosioni pirotecniche ebbero fine, tornarono a brillare le stelle cadenti: una per ogni desiderio espresso dagli amanti, che in quella notte, speranzosi, rivolgono i loro sguardi verso il firmamento e il futuro.

In un’atmosfera così suggestiva, complice il tipico abbigliamento estivo ridotto al minimo per il gran caldo d’agosto, i due coniugi si ritrovarono l’una fra le braccia dell’altro.

E si amarono, con la passione dei loro trent’anni o poco più.

Subito dopo lei ebbe la certezza che quell’amplesso non si sarebbe esaurito lì.

Era il 10 agosto 1962, un venerdì, che si rivelò un giorno così diverso dagli altri da meritare di essere ricordato a cinquant’anni di distanza.

È la sera del 10 agosto 2012, ancora una volta un venerdì (guarda i casi della vita).

Squilla il cellulare, dall’altra parte c’è lei.

È felice, e per la prima volta mi racconta di quella notte di San Lorenzo del ’62.

Pur se priva di qualsiasi accenno sessuale, la storia mi imbarazza.

Prima di allora non me ne aveva mai parlato.

E anche se è l’atto più naturale del mondo, senza il quale né io né voi saremmo qui a raccontare o a leggere questa storia, il pensare che i propri genitori abbiano fatto o facciano sesso, è inutile negarlo, imbarazza chiunque (e non chiedetemi perché).

Non paga della rivelazione, e superato ormai ogni indugio, lei continuerà a imbarazzarmi, imperterrita, il 10 agosto di ogni anno a venire, quando al telefono mi ricorderà che quella notte sono stato concepito.

Per quell’eccessivo senso del pudore, che è stato il tratto distintivo dei caratteri di entrambi, immagino che solo l’età ormai avanzata l’abbia disinibita quel tanto che bastava per confidarmi un suo segreto così intimo, rivelato, forse, per darmi l’ennesima conferma di cosa io rappresentassi per lei.

Ora mi mancherà l’imbarazzo del racconto della notte di San Lorenzo del ’62, in cui cominciai a nascere nei pensieri di mia madre e dentro di lei.

 

 

Un’estate al mare

 

Immersa nei riflessi verdi e azzurri delle acque cristalline del Mediterraneo, si sforzava di rimanere a galla accanto ai suoi genitori: quel primo tuffo non lo avrebbe dimenticato per tutta la vita!

A cinque anni finalmente aveva visto il mare, un ambiente misterioso e affascinante di cui aveva solo sentito parlare nelle storie raccontate dai grandi.

Quando si era trovata a solcare quella distesa d’acqua e spuma bianca che si allungava sino all’orizzonte, l’euforia che aveva caratterizzato la concitazione della partenza aveva lasciato il posto a una sensazione che non riusciva a definire e non le piaceva.

Il viaggio per giungere nei pressi dell’isola era stato lungo e durante il tragitto aveva sofferto un po’ per il mal di mare causato dal beccheggio della barca.

Le onde che s’infrangevano sulla prua facevano sobbalzare lo scafo e le provocavano un forte senso di nausea che le attanagliava la bocca dello stomaco.

Si erano mossi dopo il tramonto, con il fresco, per sfuggire alle alte temperature che stavano caratterizzando quell’inizio d’estate.

Viaggiando in autobus, di notte, avevano evitato la calura insopportabile del giorno e, prima del sorgere del sole, erano riusciti a raggiungere il mare e a salpare verso la tanto sospirata meta.

Mettere i soldi da parte non era stato facile, ma alla fine sua madre e suo padre ce l’avevano fatta e quell’estate erano finalmente riusciti a partire

Saliti a bordo con un bagaglio leggero, avevano espletato le ultime formalità di rito e pagato il biglietto direttamente sull’imbarcazione.

Sul natante ognuno se ne stava per i fatti suoi e, complice forse la stanchezza, nessuno era particolarmente loquace.

Con i suoi occhi color nocciola osservava gli adulti, cercando di decifrare ansie e speranze di non facile comprensione per una bimbetta come lei.

E di lì a poco i timori dei suoi compagni di viaggio avrebbero preso forma, trasformando il peggiore degli incubi immaginabile in una realtà terrificante.

Il gommone su cui si trovava Amina, insieme ai suoi genitori e a un altro centinaio di disperati in fuga, stava affondando al largo delle coste italiane.

Stremato dallo sforzo di rimanere a galla, il corpicino senza vita della piccola andava giù come un sasso, ormai sommerso dalle acque cristalline in cui stava sprofondando.

Sempre più giù, nell’abisso dell’indifferenza di chi, guardando le acque blu del Mediterraneo, continua a pensare solo alle vacanze e a un’estate al mare.

 

 

 

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