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Figli di Portici famosi: il magistrato, giurista e parlamentare Diego Tajani

di Stanislao Scognamiglio

Si sente spesso parlare di personaggi di Portici per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria … Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende.  Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.

Diego Antonio Tajani è nato a Cutro, in provincia di Catanzaro, (oggi di Crotone) l’8 giugno 1827, da Giuseppe Tajani e da Teresina Fattizza.

Nel comune calabrese ha frequentato le scuole, fino al raggiungimento del diploma superiore.

Laureato in giurisprudenza, nel 1850, alla Reale Università di Napoli, ha dato immediato avvio all’esercizio della libera professione di avvocato.

Nell’anno 1858, ha accettato di  assumere la difesa, davanti alla Gran Corte criminale di Salerno, del politico e patriota calabrese Giovanni Nicotera (Sambiase, Lamezia Terme, 9 settembre 1828 – Vico Equense, Napoli, 13 giugno 1894) e degli altri superstiti della spedizione di Sapri.

Con il suo coraggioso patrocinio è riuscito a far mitigare le loro pene.

Per questo motivo, perseguitato dalla polizia borbonica, è stato costretto ad andare in esilio «… nel libero Piemonte».

In territorio del Regno di Sardegna, è entrato a far parte della magistratura subalpina.

Nel 1859, ha abbandonato l’attività forense per partecipare come volontario alla Seconda Guerra d’Indipendenza contro l’Austri, combattuta dal 27 aprile  al 12 luglio 1859.

Arruolatosi nell’11° Fanteria come soldato semplice, sui campi di battaglia è stato promosso uditore militare con il grado di colonnello.

Nel 1860, dal dittatore Giuseppe Maria Garibaldi (Nizza, 4 luglio 1807 – Caprera, La Maddalena, Sassari, 2 giugno 1882) è stato nominato prefetto di polizia a Napoli.

Nel corso della permanenza napoletana, nel 1861, assieme a Silvio Spaventa (Bomba, Chieti, 12 maggio 1822 – Roma, 20 giugno 1893), è stato impegnato nel «…  contrastare la camorra e sciogliere il Corpo delle guardie di pubblica sicurezza reclutate fra i camorristi».

Entro breve tempo, però, rinunciando all’incarico, si è dimesso da prefetto.

Appena dopo l’annessione delle terre meridionali allo Stato sardo, dal conte di Cavour (Camillo Paolo Filippo Giulio Benso: Torino, 18 agosto 1810 – ivi, 6 giugno 1861)è stato chiamato a organizzare i tribunali.

Tornato alle aule giudiziarie, si è avviato a una brillante carriera in magistratura, è stato infatti:

  • procuratore generale reggente presso la Procura generale della Corte d’appello di Ancona, dal 6 dicembre 1865, indi, presso quella di Catanzaro, dal 22 settembre 1866;
  • procuratore generale titolare presso la Procura generale della Corte d’appello di Catanzaro, dal 21 marzo 1867e, poi, di quella di Palermo, dal 17 ottobre 1868.
  • consigliere della Corte di cassazione di Napoli (28 aprile 1872

Durante il periodo palermitano, è stato «… uno dei primissimi magistrati a combattere contro la mafia, cercando di fronteggiare la collusione tra parte della polizia e la malavita organizzata e denunciando le coperture assicurate a esponenti mafiosi dalla politica locale e nazionale».

Abbandonata la carica di procuratore generale, nel 1874, ha dato inizio alla sua partecipazione alla vita politica nazionale.

Nel 1874, candidato alla Camera dei deputati del Regno d’Italia, eletto deputato, ha intrapreso una rapida carriera politica.

Per sette legislature, sedendo sempre nei banchi della sinistra, ha rappresentato:

  • il collegio di Amalfi nella XII, 23 novembre 1874 – 3 ottobre 1876; XIII, 20 novembre 1876 – 2 maggio 1880; XIV, 26 maggio 1880 – 2 ottobre 1882;
  • il collegio di Salerno nella XV, 22 novembre 1882 – 27 aprile 1886; XVI, 10 giugno 1886 – 22 ottobre 1890; XVII, 10 dicembre 1890 – 27 settembre 1892; XVIII, 23 novembre 1892 – 8 maggio 1895.

Uomo di grande personalità e di grande carisma, «… oratore di grande efficacia«, ben presto ha  acquistato una preminente posizione parlamentare.

Nell’espletamento della sua attività parlamentare:

  • ha ricoperto due incarichi di governo:
  • ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti, dal 19 dicembre 1878 al 14 luglio1879 – III Governo De Pretis – XIII Legislatura;
  • ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti, dal 29 giugno 1885 al 4 aprile 1887 – VII Governo De Pretis – XIII Legislatura;
  • ha sostenuto tre incarichi parlamentari:
  • vicepresidente dell’ufficio di presidenza, dal 29 marzo 1878 al 2 maggio 1880 – XIII Legislatura;
  • vicepresidente della Commissione d’inchiesta sull’amministrazione del comune di Firenze, dal 21 maggio 1878 al 1 febbraio 1880 – XIII Legislatura;
  • vicepresidente dell’ufficio di presidenza, dal 22 novembre 1882 al 29 giugno 1885 – XV Legislatura
  • ha presentato 21 progetti di legge, tra cui la proposta dell’abolizione del collegi uninominali;
  • è intervenuto 130 volte alla discussione dei punti all’ordine del giorno.

Senza tener conto del peso dell’impegno politico, non ha disdegnato di frequentare le aule dei tribunali.

Indossata la toga, quale avvocato difensore, ha preso parte a numerosi processi.

Tra quelli di maggior richiamo, risaltano quelli in cui ha difeso:

  • il giornalista Raffaele Sonzogno contro il giornalista Corradino Luciani, nel 1875;
  • il senatore Francesco Crispi, accusato di bigamia, nel 1878;
  • l’anarchico Giovanni Passanante, attentatore di re Umberto I, nel 1879;
  • il condottiero Giuseppe Garibaldi nel divorzio dalla contessa Giuseppina Raimondi.

Nel 1879, allorquando un terribile maremoto ha danneggiato gravemente i paesi della  Costiera Amalfitana, ha partecipato «… con una iniziativa grazie alla quale vennero distribuiti dei fondi per far riprendere la viabilità e aiutare le attività commerciali che avevano subito danni».

Il 25 gennaio 1896, per decreto del re d’Italia, Umberto I di Savoia (Umberto Rainerio Carlo Emanuele Giovanni Maria Ferdinando Eugenio di Savoia: Torino, 14 marzo 1844 – Monza, 29 luglio 1900), è stato nominato senatore del regno.

Anche in questo alto consesso, membro di varie Commissioni, ha dato il suo fattivo contributo partecipando ai lavori della:

  • Commissione di finanze, dal 28 gennaio 1898 al 18 ottobre 1904;
  • Commissione d’istruzione dell’Alta Corte di giustizia, dal 26 gennaio 1901 al 6 febbraio 1902;
  • Commissione per l’esame del disegno di legge “Proroga concessa al Governo di destinare gli uditori ad esercitare le funzioni di vicepretori dopo sei mesi di tirocinio”, 22 dicembre 1902.

Da senatore, inoltre, ha esercitato il ruolo di Regio Commissario di Napoli, nel 1896, e quello di Commissario di vigilanza all’Amministrazione del Fondo per il culto, dal 25 gennaio 1901 all’8 febbraio 1909.

Per i suoi meriti politici e sociali è stato insignito delle onorificenze di Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran cordone dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e di Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran cordone dell’Ordine della Corona d’Italia.

Nella stagione estiva, libero dalle sue numerose incombenze, «… amava ritirarsi nel suo “buen ritiro” di Portici, che negli anni di fine Ottocento fu anche teatro di deliziosi ricevimenti».

Il magistrato, giurista e parlamentare Diego Antonio Tajani muore a Roma, il 2 febbraio 1921, alla veneranda età di 93 anni, quasi dimenticato.

Nastrini delle onorificenze conferitegli:

 Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran cordone dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro

 Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran cordone dell’Ordine della Corona d’Italia

 

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