Cultura

Gli edifici storici di Portici – II parte

Ecco la seconda parte della descrizione delle dimore vesuviane che ricadono sul territorio di PorticiPrima parte https://wp.me/p60RNT-8Np

di Stanislao Scognamiglio e Tonia Ferraro

Palazzo Marinucci e Cappella di Santa Maria delle Grazie. La villa, che da inizio ‘900 è abitata dagli eredi della famiglia Marinucci, è di origine settecentesca: …questo è ben visibile dagli sporti sagomati dei balconi in pietra di piperno ornati da belle ringhiere in ferro battuto. Varcato il portone d’ingresso, si accede ad un ampio cortile che conduce verso il giardino. Bella l’ampia scala in pietra lavica che conduce al piano nobile. Nel 1882 esso apparteneva a Carlo Bassano Cervo marchese di Tufillo… che fece erigere… nel 1886 e dedicata a S. Maria delle Grazie. Bello il portale di piperno della piccola chiesetta difeso da una cancellata in ferro. L’interno della cappella è di forma rettangolare abbellito da una decorazione bicromatica. Alle pareti vi sono lesene e capitelli corinzi. Il soffitto tondo accoglie un affresco rappresentante un gruppo di angeli. Sull’altare un dipinto di bella fattura in stile bizantino raffigurante la Madonna delle Grazie.

Villa Meola.  La dimora vesuviana Meola, definita dal professor Roberto Pane … una delle gemme architettoniche fatte costruire dalla aristocrazia napoletana. Da una lapide posta all’interno della cappella privata si rileva che la villa fu fatta costruire nel 1720 dal marchese Carlo Danza, presidente del Regio Sacro Consiglio. La facciata sulla strada si apre con un portale di piperno. Il portone è  sovrastato da una artistica rosta lignea intagliata in puro stile rococò.  Varcato l’androne una bella scala aperta conduce sia al giardino che al piano nobile.  L’originalità delle forme degli artistici stucchi che ornano il cortile, dei  pilastri, dei balconi e delle finestre, fanno della villa una delle più  belle opere eseguite dal celebre architetto Domenico Antonio Vaccaro.

Nella seconda metà dell’800 la villa risulta di proprietà dei coniugi Gaetano Massa e Concetta Tagliavia d’Aragona. Nel 1911 la villa fu acquistata da Felice Meola.

 

Villa Starita è stata costruita nel ‘700 ma ha subito pesanti rimaneggiamenti nell’800.

L’edificio fu commissionato da Guglielmo Moncada (?) principe di Calvaruso. La villa venne, poi, acquistata da Enrico Pessina e nel 1887 passò a Emilio Marrullier, ufficiale del Genio Militare.

Infine, nel 1904 divenne proprietà di Luigi Astarita.

L’ingresso del palazzo è in via Cupa Farina di Portici e presenta un portale in stile tardo barocco con volute, al centro del quale si trova lo stemma di famiglia. Dall’androne, attraverso un arco a tre campate, si giunge al giardino, dove si trova una fontana in piperno. Affacciata su via Edoardo Pessina di San Giorgio a Cremano, si trova una terrazza con finti ruderi romani, dove fino a non molti anni fa si trovava un coffee hause in stile pompeiano, ormai del tutto scomparso.

Palazzo Valle Lungo l’ultimo tratto della strada Regia delle Calabrie che dal centro di Portici porta ad Ercolano, di fronte al convento francescano dei Frati Minori, il signor Nicola Ballia o Balle (Valle) nel XVI secolo fa costruire su un terreno di sua proprietà un edificio per stabilirvi la residenza della sua famiglia. In epoca quindi di molto antecedente all’insorgere del fenomeno settecentesco della “moda” delle Ville di Delizie affermatasi intorno al 1720. Tra i più considerevoli edifici esistenti a Portici dopo la Reggia borbonica, può vantare una storia così intensa come nessun altra residenza storica porticese.

Il sontuoso Palazzo Valle, dalle dimensioni di 79,38 per 52,92 metri, ha un impianto planimetrico rettangolare che si sviluppa intorno ad un cortile centrale. Grandioso per severità di forme, si articola su due piani sovrapposti a quello rialzato. Lo stabile presenta una facciata di gusto neo-classico ripartita in tre campi. La parte bassa è protetta da una zoccolatura formata da grosse lastre di piperno.

Eccetto l’unico balcone al centro del piano nobile, vi sono solo finestre.

Il balcone, in asse con il portone ligneo, è inquadrato da due lesene lisce sulla cui sommità sono poste teste di cavallo in marmo. Il piano di calpestio è in piperno ed è sorretto da due mensole. Il vano è sormontato da un timpano di forma semicircolare. Sopra il portone si evidenzia un’artistica rosta di ferro a forma di trapezio e con doghe disposte a losanga, che nella parte bassa, presenta un altorilievo triangolare in gesso,di ispirazione mitologica.

L’androne con volta a botte è suddiviso in tre spazi con pilastri su cui poggiano archi a tutto sesto. Superato l’atrio si trova uno grande cortile quadrangolare, delimitato da vani originariamente con funzione di scuderie e rimesse, uno scalone a due rampe e una bella e singolare scala a chiocciola con gradini in pietra di piperno che si sostengono per sovrapposizione costruita senza perno centrale. I due accessi ai piani superiori restano gli unici elementi delle caratteristiche prevalentemente settecentesche perdute a seguito delle continue alterazioni subite dall’edificio.

Nel corso dei secoli la destinazione d’uso di Palazzo Valle è passata da residenza gentilizia a quartiere militare, da caserma a ospedale militare, da casa di pena a scuola militare. Attualmente è sede dei Corsi di Formazione e Aggiornamento del Personale della Polizia Penitenziaria.

Palazzo Serra di Cassano fu costruito nel 1755, ampliando una piccola struttura preesistente. come si evince dalla mappa del duca di Noja.

Lo storico Beniamino Ascione attribuisce l’opera a Ferdinando Sanfelice, mentre il professore Giuseppe Fiengo all’architetto Giuseppe Astarita.

Appartenuto ai Serra Cassano fino al 1881,venne acquistato dal Liceo Ginnasio e Convitto Nazionale di Lucera. La proprietà passò al professore Antonio Ciccone. Nel 1940 il complesso monumentale venne acquistato dall’ordine religioso delle Suore Catechiste del Sacro Cuore.

 La lunga facciata, scandita da un ordine unico di lesene composite, accoglie due piani; l’aggiunta successiva di un terzo, i cui balconi poggiano direttamente sul cornicione poco aggettante, ha alterato il primitivo rapporto tra altezza e larghezza. La zona centrale, sottolineata dal raddoppio delle lesene, così come le due estremità laterali, accoglie l’unico portate d’ingresso.  Superato tale portale si accede a un doppio atrio coperto a volta, seguito da un cortile rettangolare terminante con una esedra.  Una profonda serliana, aperta nello spazio curvilineo dell’esedra, collega con il giardino retrostante.

Attualmente il giardino è occupato da moderne palazzine, ad eccezione di una piccola parte coltivata ad agrumeto e a orto.

Sulla facciata si apre anche l’ingresso alla piccola cappella, dedicata all’Assunta. All’interno la cappella presenta una decorazione a stucco e un mosaico pavimentale a tasselli gialli e verdi con lo stemma dei Cassano.  Costruita, secondo il Nocerino, nel 1749, fu solo successivamente incorporata all’edificio.  Presenta, lungo le pareti, dei piccoli ambienti nascosti, che consentivano ai proprietari di assistere alle funzioni dall’interno del palazzo.

L’edificio ospita dal 1941 un Istituto di religiose.

Costoro riuscirono, con grandi difficoltà, a far sgomberare i cittadini che, durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, si erano rifugiati nel palazzo.  Gli occupanti, perù, distrussero o si appropriarono di una buona parte delle opere d’arte, per cui le collezioni, di quadri di stampe nonchè la preziosa biblioteca dei duchi di Cassano sono tesori ormai irrimediabilmente perduti.

Si racconta che dai sotterranei del palazzo, oggi non più accessibili, partiva una galleria che collegava Portici con Pompei.(Scheda a cura dell’I.P.S.C.T.  Francesco Saverio Nitti di Portici)

Si ringrazia l’architetto Celeste Fidora per le fonti storiche

 

 

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