Cultura

Il Real Albergo dei Poveri

Il Real Albergo dei Poveri, Palazzo Fuga, il Serraglio, il Reclusiorio: quattro nomi per il palazzo più grande d’Europa. E anche questo si trova a Napoli!…

di Lucio Sandon

Da Lo Trovatore, 1871

Trattando noi di questa vastissima opera Pia che fu l´Albergo dei Poveri, eccellente creazione della caritá cittadina e del patriottismo dei nostri venerati maggiori, oggi purtroppo per la tristezza degli uomini divenuta oggetto di speculazioni, poiché non piú risponde all´alto concetto per cui venne formata, discacciandone i poveri, nel primo articolo dicevamo: Che le arti principali donnesche erano nell´albergo dei poveri fin dal 1815 mantenute sempre fiorenti e lucrative su vasta scala, ondé le leggende apposte sotto i saggi di esse, messi in mostra nell´esposizione Marittima, che ne indicavano l´introduzione all´albergo erano erronee, false, bugiarde… Nel secondo articolo dimostrammo come moltissime altre arti appropriate alla condizione del Pio luogo, e tutte sorgenti di pubblica utilitá e ricchezza, sono ormai scomparse dall´albergo, e ripetiamo quali esse furono: Stamperia, litografia, ponzoni in acciaio, matrici di carattere a stampa, fabbrica di spilli, idem di piccoli chiodi, idem di piastre di fucili, idem di lime e raspe. Spaccio di piccoli lavori di bronzo, lavori di pietre del Vesuvio, fabbrica di vetro bianco e colorato, lanificio, manifattura di telerie, fucine. Scuola ed esercizio di fabbri muratori, fabbrica di matite e lapis, oreficeria, ed officina di bigiotteria. Dalla vasta fabbrica di panni tenuta da Raffaele Sava in S. Caterina a Formiello periodicamente all’albergo arrivavano balle di tessuti, pannini, affinché un numero sufficiente di donne, meno atte al lavoro, venissero applicate utilmente ad una specie di apparecchio di quei tessuti. Or bene, a tante specie di fabbriche, d´industrie, a tanti e si svariati mezzi d´insegnamento pratico che mentre educavano l´individuo al lavoro, ed erano per gli operai sorgente di lucro, poiché nella massima parte questo a vantaggio dei lavoratori andava, oggi che potrá contrapporre l´attuale albergo dei poveri, del quale ben puó dirsi “Ei fu”?

Nonostante le sue dimensioni, con oltre 103.000 metri quadri di spazi utilizzabili, che lo rendono una delle più grandi costruzioni d’Europa, l’opera è tutt’ora incompiuta e quello che si vede è solo il venti per cento di quanto era stato pianificato da Carlo di Borbone, il quale volle essere il primo a rammodernare con una serie di opere pubbliche il tessuto urbano di Napoli.

Tra questi interventi, il progetto più grandioso era proprio quello del Real Albergo dei Poveri che nelle idee del sovrano, avrebbe dovuto ospitare gli orfani dalla Casa dell’Annunziata, i poveri, i diseredati, gli sbandati e gli immigrati di tutto il regno, per un totale di almeno 8000 persone.

A tale scopo vennero incaricati vari architetti: Ferdinando Fuga, coadiuvato nel suo lavoro da Giuseppe Galbiani e poi Carlo Vanvitelli, il quale però dopo vari anni delegò Francesco Maresca.

Quest’ultimo ridimensionò l’originale progetto del Fuga, che prevedeva una facciata principale di seicento metri: alla fine ne vennero realizzati solo 400, ma anche così supera di cento metri quella della reggia di Caserta. Avrebbe dovuto avere cinque cortili, che poi furono ridotti a tre, tra i quali quello di mezzo doveva contenere una chiesa.

Inizialmente la struttura ospitava, divisi in categorie, donne, uomini, ragazze e ragazzi, ai quali venivano offerti oltre che vitto e alloggio, un’istruzione e la possibilità di imparare un mestiere. Molti degli uomini presenti nell’Albergo vennero assunti come muratori per completarne la costruzione, mentre a molte donne vennero regalate le fedi nuziali affinchè potessero trovare marito e lasciare velocemente il palazzo.

I lavori, iniziati nel 1751 ripresero nel 1819 grazie ad una donazione di re Ferdinando I, per essere definitivamente interrotti nel 1829, lasciando incompiuta l’opera.

La facciata principale ha numerose file di finestre e, nella parte centrale, una scalinata a doppia rampa che anticipa i tre archi d’ingresso: i due laterali presentano un fregio con le iscrizioni Regium Totius Regni e Pauperum Hospitium, mentre nel frontone del timpano centrale è posto un orologio.

All’interno, altre iscrizioni identificano le due porte del vestibolo, un tempo adibite ad ingresso per le donne e per gli uomini: su di esse era scritto rispettivamente Pro Feminis et Puellis e Pro Viris et Pueris.

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Questa divisione permetteva di raggiungere le sale in cui si svolgevano le varie attività: i maschi si dedicavano allo studio della grammatica, della matematica, della musica, del disegno o all’apprendimento di mestieri manuali come il sarto, lo stampatore, il calzolaio, il tessitore e il meccanico. Invece le donne, oltre che allo studio, venivano formate nel campo della tessitura e della sartoria.

Nel 1838, nelle sale dell’Albergo trovò posto tra le altre scuole, compresa una per sordomuti, anche la Scuola di Musica che fornì per vari anni suonatori provetti alle compagnie militari. A queste si aggiunse un istituto di correzione minorile, cosa che fece guadagnare alla struttura anche il nome di Reclusorio.

Nel 1937 venne là realizzato un istituto di tutela, assistenza e protezione dei minorenni soggetti a misure di sicurezza. Questi piccoli ospiti, in relazione alle condizioni ambientali ed economiche in cui erano nati e cresciuti, e alle cause fisiologiche e sociali che ne avevano determinato la devianza, erano avviati al laboratorio d’istruzione ed alla classe professionale dove ricevevano una preparazione tale da essere poi assunti come operai specializzati nelle aziende pubbliche o private.

Il Tribunale per i Minorenni e il centro di rieducazione occupavano tutta l’ala occidentale del palazzo. I locali all’epoca utilizzati comprendevano il salone di udienza preliminare con annesso ufficio del Presidente di Tribunale, l’ufficio del Procuratore del Regno, le sale per gli avvocati, la camera di consiglio, la camera dei testimoni e vari uffici annessi.

Il resto del palazzo era adibito a centro di osservazione che comprendeva una vasta sala di ricezione, l’infermeria per le visite mediche, una sala per le esposizioni, un refettorio con annessa cucina, ampie camerate di pernottamento, due palestre, due giardini, un’officina, un laboratorio artigianale, una cappella per le funzioni religiose, una scuola elementare, una scuola di psicotecnica e la direzione didattica.

Nel 1981, in seguito ai danni subiti durante il terremoto dell’anno precedente, l’ala destra dell’edificio crollò. In seguito numerosi progetti ne tentano il recupero, soprattutto a partire dal 1995, cioè da quando l’Unesco lo ha inserito tra le opere appartenenti al Patrimonio Mondiale.

Il comune di Napoli ha approvato il “Master plan” per la realizzazione della Città dei Giovani nel Real Albergo dei Poveri unitamente al progetto esecutivo di restauro. L’Amministrazione intende favorire il pieno sviluppo sul piano culturale e sociale, offrendo, in un unico contenitore, servizi e informazioni, spazi evento, luoghi per il tempo libero e la cultura, spazi per l’ospitalità e l’accoglienza.

Nel contempo, s’intende valorizzare e rivitalizzare il monumento che, restaurato, sarà destinato ad essere vissuto ed animato in ognuno dei suoi oltre 430 ambienti mediamente di grandi dimensioni, e in ogni metro quadro dei 20.000 di spazi all’aperto.

La “Città dei Giovani nel Real Albergo dei Poveri” non ha uguali per dimensione e rilevanza del contenitore, per varietà delle attività previste, per l’accessibilità del luogo. Intorno alle grandi corti del sarà possibile frequentare corsi di studio universitari o di specializzazione, fare teatro, musica, andare al cinema, accedere ad alloggi e atelier a prezzo contenuto, imparare un lavoro, fare sport, avere informazioni e accedere a servizi di assistenza per lo studio e il lavoro, trovare chi ha voglia di ascoltare, incontrare altri giovani provenienti da altri Paesi.

 

Lo scrittore Lucio Sandon è nato a Padova nel 1956. Trasferitosi a Napoli da bambino, si è laureato in Medicina Veterinaria alla Federico II, aprendo poi una sua clinica per piccoli animali alle falde del Vesuvio.

Notevole è il suo penultimo romanzo, “La Macchina Anatomica”, Graus Editore, un thriller ambientato a Portici, vincitore di “Viaggio Libero” 2019. Ha già pubblicato il romanzo “Il Trentottesimo Elefante”; due raccolte di racconti con protagonisti cani e gatti: “Animal Garden” e “Vesuvio Felix”, e una raccolta di racconti comici: “Il Libro del Bestiario veterinario”. Il racconto “Cuore di figlio”, tratto dal suo ultimo romanzo “Cuore di ragno”, ha ottenuto il riconoscimento della Giuria intitolato a “Marcello Ilardi” al Premio Nazionale di Narrativa Velletri Libris 2019. Il romanzo “Cuore di ragno” è risultato vincitore ex-aequo al Premio Nazionale Letterario Città di Grosseto Cuori sui generis” 2019.

Sempre nel 2019,  il racconto “Nome e Cognome: Ponzio Pilato” ha meritatola Segnalazione Speciale della Giuria  nella sezione Racconti storici al Premio Letterario Nazionale Città di Ascoli Piceno, mentre il racconto “Cuore di ragno” ha ricevuto la Menzione di Merito nella sezione Racconto breve al Premio Letterario Internazionale Voci – Città di Roma. Inoltre, il racconto “Interrogazione di Storia”  è risultato vincitore per la Sezione Narrativa/Autori al Premio Letizia Isaia 2109.

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