Cultura

Il Teatro, Tempo che fu di Scioscia

NAPOLI – Al  Nuovo Teatro Sanità da venerdì 3 febbraio (alle 21, con replica sabato 4) a domenica 5 (con replica alle 18) andrà in scena la pièce Tempo che fu di Scioscia, tratta da una recente raccolta di racconti del Maestro Enzo Moscato.

Lo spettacolo interpretato da Tina Femiano accompagnata dalla voce di Carmen Femiano, per la regia di Mario Gelardi, racconta alcuni episodi avvenuti durante le Quattro giornate di Napoli.

ntS’-Nuovo Teatro Sanità in via San Vincenzo è un’isola all’interno della Sanità, per motivi architettonici, ma anche di natura storico-culturali. Proprio in questo quartiere dove l’arte e la malavita sembrano intrecciate è nato due anni fa questo piccolo teatro, circa ottanta posti, all’interno di una chiesa settecentesca con una splendida pavimentazione dell’Ottocento, rimasta a lungo abbandonata.

In scena quattro degli undici racconti sulle Quattro Giornate. Ne emerge, attraverso una lingua arcaica e modernissima al tempo stesso, una vivida e vivace descrizione di quei giorni che videro Napoli e i napoletani protagonisti di una piccola rivoluzione.

Sono storie partenopee di quotidianità, inserite nel quadro della grande storia del ‘900, il cui filo conduttore non è l’emergere di contrasti sociali, economici o politici ma la necessità di un recupero della memoria storica collettiva.

Attraverso queste narrazioni colorite e viscerali non vi è distinzione tra vincitori e vinti, tra eroi e vittime: vi è la sensazione che tutti i protagonisti che fanno parte della nostra storia corrano il pericolo d’essere dimenticati e relegati in un passato lontano.

Per dirla con Moscato: «… è un piccolo affresco, senza la solita separazione dicotomica, in bianco e nero, delle cose e le persone, con i Napoletani, puri e buoni, da una parte, e i Tedeschi, bruti e bestie, da quell’altra. Con i martiri e gli eroi, da un canto, e i vigliacchi e gli assassini, simmetricamente opposti a quelli». Il tutto nel Tempo che fu di Scioscia, «… proverbialmente riferito a una figura, un personaggio antico, di cui tutti sentono dire, sentono parlare, ma che nessuno ha mai conosciuto o visto, concretamente, nella vita. Le gesta di Scioscia sono, di fatto, temporalmente come relegate dentro una distanza siderale. Come ammantate di un fiabesco, leggendario alone. Ma sono anche – e sempre di più, al giorno d’oggi – come circonfuse dalla malinconia di un progressivo, inarrestabile cader nell’oblio».

Il regista Mario Gelardi racconta il suo lavoro teatrale, spiegando: «Abbiamo scelto quattro dei racconti presenti nel libro: Pedamentina, storia di una madre che ripete ossessivamente i gesti che hanno segnato la morte tragica dei propri figli; Bagattelle per un altro malinteso, squarcio amaro e violento sulla tragica morte di una giovane prostituta; Zwdi Taiblék Waise, romantica narrazione su una cantante cieca ed infine Tizzano, l’avventurosa e brillante storia di un giovane in piazza Dante. Nella nostra messa in scena, i ricordi sulla Napoli della seconda guerra mondiale sono accompagnati dall’eco delle romantiche canzonette dell’epoca, che sembravano evocare un mondo irreale. Abbiamo cercato, insieme alle due interpreti dello spettacolo, uno stile asciutto che mettesse soprattutto in luce l’affabulatoria capacità narrativa di Moscato, che ci conduce in un mondo dilaniato dalla guerra, che oggi non ci appare poi così lontano».

Per maggiori informazioni e prenotazioni: 3396666426; info@nuovoteatrosanita.it; www.nuovoteatrosanita.it

(Foto by Vicenzo Antonucci e Carmine Luino, per gentile concessione)

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