Società

La solidarietà: fare del bene agli altri fa bene anche a sé stessi

Un gesto di solidarietà è una piccolissima goccia nel mare dell’indifferenza. La solidarietà in fondo è un po’ il sale, il senso della vita umana, e la vita è spendersi, buttarsi nella mischia, condividere, concedersi

di Carlo Alfaro

«Un oceano è fatto di tante piccolissime gocce», ammoniva Madre Teresa di Calcutta. Ecco, la solidarietà è considerare ogni piccolissima goccia parte integrante ed essenziale di quell’oceano. Nessuna da buttare. È la base della società.

E poi, fare del bene fa bene. Regala felicità. Ci sono due tipologie di felicità: “edonica” ed “eudemonica”. La prima è legata al personale benessere e senso del piacere derivante dall’appagamento di un bisogno o desiderio, mentre la seconda nasce dal fare stare bene di chi ci circonda, ed è tipica della natura sociale della specie umana. In base a una serie di oltre 40 ricerche pubblicate e revisionate dalla rivista BMC Public Health, il secondo tipo di felicità ha delle ripercussioni maggiori sul benessere fisico e psichico dell’individuo.

Barbara Fredrikson, psicologa dell’Università della Carolina del Nord e teorica della Psicologia positiva, ha documentato, in un articolo pubblicato sulla rivista PNAS – Proceedings of the National Academy of Sciences, che gli “eudemonici” hanno un sistema immunitario più efficiente, maggiore salute e longevità, oltre a sperimentare un benessere psicologico molto più completo e appagante da quello che deriva dal semplice soddisfacimento materiale. Secondo le sue tesi, l’altruismo innesca inoltre circoli virtuosi che trasformano le comunità in organizzazioni sociali più coese, morali e armoniose.

Lo intuì già Alessandro Manzoni: «Si dovrebbe pensare più a fare del bene che a stare bene: e così si finirebbe anche a star meglio

Dicono sempre le ricerche, altruisti non si nasce, si diventa: non è una dote innata, ma che si apprende con un l’allenamento. I ricercatori dell’Università di Würzburg e dell’Istituto Max Planck hanno pubblicato su Scientific Reports 2018 uno studio sul comportamento pro-sociale, dimostrando che l’attitudine a prodursi in favore degli altri possa essere migliorata attraverso diversi tipi di attività di allenamento mentale, quali esercitare nella vita di tutti i giorni le abilità socio-affettive di compassione, gratitudine, motivazione, flessibilità cognitiva (cambiare punto di vista), empatia (comprendere le prospettive altrui).

Coltivare queste capacità affettive e motivazionali, concludono gli autori, nelle scuole, nelle strutture sanitarie e nei luoghi di lavoro, potrebbe essere un passo efficace verso le sfide di un mondo globalizzato e verso la cooperazione globale per una società che si prenda cura dei suoi componenti.

Per fortuna, nel mondo attuale, pur schiavo dell’egoismo, del consumismo e del denaro, più di un quinto degli Europei (circa 100 milioni) partecipa abitualmente ad attività di volontariato o di beneficenza (dati Eurofound).

L’Italia si colloca nella media europea. L’identikit del volontario europeo è adulto (45-50 anni), istruito, benestante, spesso religioso. La ricerca Eurofound conferma che chi fa volontariato ha una migliore qualità dell’esistenza: migliori rapporti con il vicinato e con la comunità locale, maggiore soddisfazione per la propria vita, più profonda auto-stima e senso di controllo, migliore salute fisica e minore propensione alla depressione.

In Italia, secondo Istat 2013, sono 6,63 milioni (12,6%) i cittadini che si impegnano gratuitamente per gli altri o per il bene comune, all’interno di organizzazioni (4,14 milioni, 7,9%) o individualmente (3 milioni, 5,8%). Anche i dati pubblicati nel volume Volontari e attività volontarie in Italia. Antecedenti, impatti, esplorazioni (Bologna, Il Mulino, 2016), documentano che la quantità dell’attività di volontariato svolta correla positivamente col grado di soddisfazione della propria vita.

Uno studio condotto nel Tennessee e pubblicato sulla rivista Emotion 2016 ha trovato che la base scientifica per cui fare del bene migliora lo stato di benessere è che aumenta il rilascio di dopamina, il “neurotrasmettitore del piacere” che media le sensazioni di buon umore, godimento e gratificazione.

La solidarietà in fondo è un po’ il sale, il senso della vita umana. La vita è spendersi, buttarsi nella mischia, condividere, concedersi, anche al rischio di sporcarsi o farsi male, specchiarsi nella sofferenza degli altri per riconoscere la propria debolezza, il proprio dolore, la propria imperfezione, ma anche la capacità di riscatto e speranza.

Solidarietà e volontariato sono un piccolo miracolo: più dai, più, invece di perdere, ti senti ricco.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *