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Macedonio Melloni e i primordi dell’Osservatorio Vesuviano

Il nostro autore narra della permanenza a Portici dell’illustre scienziato Macedonio Melloni e la fondazione dell’Osservatorio Vesuviano

di Teodoro Reale

A favorire l’approdo a Portici del fisico Macedonio Melloni a Napoli fu l’invio a Parigi di una delegazione di ministri e scienziati napoletani destinata a conoscere i progressi scientifici francesi per introdurli nel Regno delle Due Sicilie. Della delegazione faceva parte l’astronomo Ernesto Capocci, il quale fu favorevolmente impressionato dal livello delle ricerche e dalla personalità di Melloni, al quale lo legavano anche i comuni sentimenti liberali.

Il Meloni era esule a Parigi, perché il 15 novembre 1830, nella relazione introduttiva al corso di Fisica che teneva all’Università del Granducato di Parma, pronunciò parole di encomio per gli studenti francesi che avevano contribuito alla cacciata di Carlo X. Il giorno successivo la duchessa Maria Luigia lo destituì dall’incarico.

Nel febbraio 1831, dopo un soggiorno a Firenze, rientrato nella sua città  il governo provvisorio costituitosi a Parma in seguito ai moti scoppiati nel 1831 lo invitò  a farne parte come membro aggiunto.

Fu  nel 1839 Melloni, ottenuto il placet di Ferdinando II, cui spettava l’ultima parola in proposito, si trasferì a Napoli, con la proposta di incarichi indefiniti per dirigere un Osservatorio Meteorologico, ancora da istituire, o un Conservatorio di Arti e Mestieri. Contemporaneamente Melloni chiese, e ottenne, il permesso di recarsi a Parigi e a Londra per comprare apparecchi meteorologici e magnetici.

Fu soltanto nel 1841, al suo ritorno da un viaggio a Parigi, che Melloni venne inviato sul Vesuvio con l’architetto Gaetano Fazzini a scegliere un nuovo sito per il nascente osservatorio.

L’area scelta, la Collina del Salvatore, poco più in alto dell’Eremo,  metteva l’Osservatorio al riparo dal percorso delle colate di lava e permetteva quelle che, per Melloni, erano le tre condizioni essenziali per un osservatorio: libertà di orizzonte, vicinanza delle nubi, lontananza dalle terre circostanti. I lavori di costruzione, diretti dal già ricordato Fazzini, durarono dal 1841 al 1848.

L’ Osservatorio fu ufficialmente consegnato a Melloni  soltanto il 16 marzo 1848, non completamente terminato e con gli infissi e la facciata esterna già deteriorati. Mancava soprattutto la stanza per le misurazioni magnetiche.

Macedonio Melloni richiese al ministro Bozzelli – che nel frattempo era succeduto al Santangelo . finanziamenti sia per gestire l’Osservatorio sia per costruire la mancante stanzetta magnetica.

Si era nel 1848 e incombeva la reazione borbonica, e così le note posizioni liberali del fisico ed i suoi rapporti con altri liberali portarono ad un decreto del 6 novembre 1849 in seguito al quale il Melloni fu costretto a dimettersi da ogni  incarico, consegnando al Laboratorio di fisica dell’Università quasi tutti gli strumenti che aveva comprato. Ottenne però di poterne tenere alcuni nella sua casa di Portici, dove si era ritirato, per completare ricerche già iniziate.

Dobbiamo al matematico e astronomo Antonio Nobile, incaricato dall’Accademia delle Scienze  di recitarne il suo Elogio, il 1 dicembre 1854, una testimonianza sul Melloni a Portici nell’attuale Villa Vergara, in  Via Amoretti 43: … perché comprata aveva a Portici una terra ed una casa per le quali speso avea buona parte della sua fortuna, chiese ed ottenne dal Governo il permesso di rimanere in Napoli, e godere le tiepide aure della Moretta di Portici, ove fermato aveva sua stanza. (…). Di gusto squisito, e caldo ammiratore de’ prodotti dell’arte e delle amenità villerecce, dilettavasi oltremodo di fornir la casa ed il suo giardino di modesti comodi, riunendo l’utile al dilettevole, sì veramente, che l’uno sotto le sembianze dell’altro sempre apparisse. Nel suo giardino, al par del grande Verulamio, trovava il più puro de’ piaceri ed il ristoro del suo spirito, e però con molta cura attendeva a regolarvi i sentieri, e le ajuole, che bellamente si studiava di adornare di fiori d’ogni ragione ch’egli medesimo con non ordinaria perizia educava. Spesso, tutto lieto, additavane alcuni ai suoi amici, e quasi tessendone loro la storia, parlava del nascere, dello sviluppo di quelli, e delle cure ch’egli vi aveva speso: in fine la vaga famiglia di Flora era per lui una seconda famiglia

Ad interrompere l’opera del Melloni fu l’epidemia di colera del 1854. Il Melloni si spense l’11 agosto 1854, e fu tra le prime vittime dell’epidemia a Portici.

Dei suoi ultimi giorni e del funerale sappiamo ancora dal Nobile: «Ma il morbo ferale, che invadeva quasi tutta l’Europa, e che aveva cominciato a mietere vittime in Napoli, infieriva sempre di più di giorno in giorno. La florida e robusta salute del Melloni, le aure balsamiche dell’amenissima Portici ch’egli respirava, e di più una rara e naturale imperturbabilità d’animo non curante d’ogni manieri di pericoli, non facevano temere per lui. Infelice! La terribile lue lo assale ai primi dì di agosto: poco egli vi pon mente, e, anzi che menomare le indefesse ed abituali fatiche, vi è più le aumenta, quasi che, concio della prossima fine, volesse non lasciar incompiuta alcuna cosa. Ciò non ostante, dopo tre giorni, già credevasi guarito; ma un secondo assalto del morbo rende vani tutti i soccorsi dell’uomo. Chiese, ed ebbe i conforti della religione, vide per l’ultima volta la sua afflitta famiglia.

(…) Il convoglio funebre che l’accompagnò alla tomba non fu pomposo al par di quelli che talvolta impone il potente orgoglio e la altezza di grado; né il grave e tacito anatema de’ buoni seguillo al sepolcro. Pochi e dolenti amici, senza più, accompagnarono all’ultima dimora la sua spoglia mortale; l’accompagnarono i pianti de’ bisognosi abitanti del villaggio che perderono il loro benefattore.»

Venne sepolto nel già esistente Cimitero dei Colerosi, costruito in seguito alla precedente epidemia del 1837, alla Cupa Sant’Aniello, al Confine tra San Giorgio a Cremano e Barra, dove un cippo in piperno reca un’epigrafe in marmo con la seguente iscrizione:

MACEDONIO MELLONI

MORTO 11 AGOSTO 1854

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