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Magicamente, una sera alla Reggia

Una sera che, magicamente, la voce di Maurizio de Giovanni ha trasformato in un infinito messaggio d’amore 

PORTICI | CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – All’Area della Pallacorda della Reggia borbonica, sede del Dipartimento di Agraria dell Università Federico II, ha ospitato il monologo Ti racconto il 10 maggio, di e con Maurizio de Giovanni.

La rappresentazione, che ha visto la scrittura scenica di Annamaria Russo, è stata organizzata da Il Pozzo e il Pendolo Teatro, e rientra nella feconda rassegna PorticiMovevents.

Nel ricco parterre erano presenti esponenti politici, numerosissimi ospiti e, naturalmente il rettore della Federico II Matteo Lorito e il “padrone di casa”, Il direttore del Dipartimento di Agraria Danilo Ercolini.

Dopo aver accontentato i suoi “seguaci”, gentilissimo e disponibile come sempre, de Giovanni, dopo i saluti istituzionali del sindaco di Portici Vincenzo Cuomo e della consigliera Martina Albo, è salito sul palco.

Ad accompagnarlo il trio musicale, composto da Francesco Desiato, Umberto Lepore e Rocco Zaccagnino, che ha sottolineato momenti di quella sapiente atmosfera che, da sempre, crea sapientemente l’autore.

Il monologo è iniziato con il ricordo del 10 maggio 1987, quel fatidico giorno al culmine di un crescendo di emozioni per chi, come lui, ama svisceratamente il Napoli Calcio.

Lui c’era, e in una sera magica ha fatto rivivere quel momento che è scolpito nel cuore di chi lo ha vissuto: Lo scudetto della squadra della compagine napoletana, capitanata da Lui, Diego Armando Maradona.

Lui c’era, e racconta tutte le “piccole” vicende di quel giorno, strappando risate al pubblico.

Quando poi il racconto della vicenda, accompagnato da mesi da riti scaramantici da parte di chi, come lui, c’era, arriva al momento della certezza della vincita dello scudetto, il monologo si rivela una lettera al figlio che non era ancora nato. Di più, un canto levato al proprio padre, che lo ha lasciato quando ancora era ragazzino. 

E, dice Maurizio, loro due erano comunque dentro di lui, ad esultare con lui.

La grandissima abilità affabulatrice di Maurizio lascia  un legato al figlio e nello stesso tempo fa rivivere il padre,  perché il senso di esistere rimarrà sempre l’amore, la passione, la famiglia.

Una storia è sempre più profonda di quanto si mostri.

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