Cultura

Storia, miti e racconti della Celeste Cuma

In un’atmosfera surreale carica di elettricità, un lampeggiare di fulmini che si frangevano in un mare blu e calmissimo, nella ridente terra di Cuma con il suo bosco sacro, la terrazza dell’acropoli e la piana tra i templi di Diana e di Apollo, non lontani da quelli di Demetra e di Giove, nel fresco e piovigginoso pomeriggio di domenica 19 giugno si è tenuta la 15esima conferenza del giornalista e scrittore Michele Di Iorio, coadiuvato dal ricercatore e architetto Tullio Pojero.

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Numerosi turisti e appassionati che hanno partecipato all’escursione con lectio itinerante in occasione della recente riapertura degli scavi archeologici del dromos sibillino e della grandiosa cripta romana con i resti del suo mitreo che porta verso il lago d’Averno.

Kumae o Cuma, secondo il filosofo Teopompo, allievo di Platone, venne fondata dai leggendari atlantidi nel 12.500 a.C. con il nome di Meropide. Questa colonia del Mediterraneo  intorno al 10mila a.C. s’inabissò nel mare e riemerse alla fine dell’era glaciale. Fu quindi abitata dai cimmeri protogreci, agricoltori, e nel 1350 a.C.  dagli osci sedicini, pescatori e pastori che vivevano villaggio su palafitte.

Duecento anni dopo arrivarono i primi coloni greci da Ischia e da Megaride, l’isolotto che in seguito venne chiamato del San Salvatore dal convento sul quale fu successivamente edificato Castel dell’Ovo.

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La città in un primo tempo fu retta da un oligarchia di nobili greci; la sua estensione continuava nel sottostante sito di caverne platamoniche squadrate da mano umana antica e ignota a forma trapezoidale, non comune a nessuna civiltà dell’epoca.

I coloni greci assorbirono dagli osci il culto del dio bambino o sole nascente, il dio Bolla o zolla di terra, chiamandolo Apollo fanciullo e gli dedicarono un tempio sull’acropoli nel 750 a.C.

Sotto il tempio di Apollo venne installato il dromos, il tunnel nelle viscere della montagna sacra, luogo di culto delle Sibille sacerdotesse di Apollo, che vaticinavano responsi.

La famosa sibilla cumana votava la sua intera vita al dio fanciullo. La prima Sibilla cumana di cui si ha notizia fu Erofila: si sa che fece raccogliere dai sacerdoti di Apollo i responsi nei libri detti sibillini, che furono 12 in tutto, conservati dai sacerdoti cumani. Nel 680 a.C. per suo volere, espresso attraverso gli oracoli, i greci fondarono il primo nucleo della città di Palepoli, e poi Putèoli, Pozzuoli, Miseno e il villaggio di Bauli, l’attuale Bacoli, ombelico di Cuma.

Nell’area flegrea si praticava con il culto lunare legato al lago d’Averno e quello solare legato invece al lago Fusaro.

Gli oracoli sibillini erano tenuti in gran conto nel mondo di allora: potevano capovolgere le sorti di una battaglia, o decretare la fine di un impero. Ben lo sapevano i romani, che divennero loro alleati. Cuma ebbe la dignità di Municipio romano con autonomia di monete e di leggi. Aveva inoltre proprie milizie affiancate a quelle romane.

Tra i tanti oracoli sibillini, nel 90 a.C. a Cuma venne profetizzata dalla Sibilla la sconfitta del potente Cornelio Silla ad opera del generale Caio Mario e la fine dei Gracchi. Vaticinarono le grandi vittorie dell’impero, la distruzione di Gerusalemme, la fine delle grandi dinastie regnanti, il culto del dio Mitra diffusissimo tra i legionari romani e l’avvento di Gesù in Palestina.  Venne anche profetizzata la fine di Roma dopo 12 secoli dalla sua fondazione.

Cuma fu sempre un fervido centro culturale: lì visse Caio Blossio, fondatore della scuola filosofica romana, il  generale Gneo Pompeo. Imperatori romani ospiti a Baia come Nerone, Tiberio, Domiziano e Traiano non mancavano di andare a consultare le sibille.

Fu Ottaviano Augusto a  fondare il collegio imperiale delle sibille nel foro romano di Napoli, che si trovava nell’attuale piazza San Gaetano, dove ora sorge la chiesa di San Gregorio Armeno, con allieve scelte dai sacerdoti di Apollo da famiglie povere. Le bimbe prescelte venivano portate via a 2 anni d’età e istruite fino i 12 anni per poi essere avviate o al Campidoglio a Roma o nelle principali città italiane o come allieve sibille a Cuma.

A Cuma vi era la “grande” Sibilla affiancata da 9 sacerdotesse minori, 200 giovani ancelle e 300 soldatesse armate alla greca scortate dalla I legione della guardia imperiale augustea.

Il culto sibillino ad un certo punto venne interrotto dai cristiani. Ripristinato da Giuliano l’apostata nel 385 d.C., l’ultima grande Sibilla fu Amaltea. Il successivo imperatore Teodosio abolì nuovamente il culto.

I libri sibillini non sono stati mai più trovati: vennero ricercati da molti nel corso dei secoli, persino dai servizi segreti nazisti e da agenti americani, ma senza successo.

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Passeggiando per le strade della città celeste, Cuma, guidati da Michele Di Iorio e da Tullio Pojero le emozioni non mancheranno … La suggestione sarà tale che sembrerà di vedere quegli uomini e quelle donne in vivide immagini animate dai racconti della storia di questa terra sacra. L’architetto Pojero attraverso i suoi strumenti di rilevazione termica ha infatti avvertito una forte attività energetica, quasi che le grotte platamoniche avessero custodito l’impronta vitale delle sibille …

E così quest’emozionante percorso attraverso il dromos, lungo 131 m e alto 5, trapezoidale, con 9 aperture laterali e 100 gallerie minori, permetterà di vedere strani bagliori, evanescenti giovani donne abbigliate alla greca, legionari romani e soldatesse cumane sorridenti … Sembra quasi che invitino a nuove scoperte.

Luci, echi, apparizioni … Riaperto interamente il sito archeologico cumano, ognuno potrà avere la possibilità di provare questa forte esperienza.

Cuma racchiude ancora tanti affascinanti segreti … Magari quello dell’origine della vita sulla terra. I suoi antri sono animate da una forza intelligente e arcana, più forte ancora di quella vulcanica flegrea: provare per credere. Lo studioso Michele Di Iorio e l’architetto Tullio Pojero vi aspettano nella città celeste!

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