Società

Storie di Portici: il tappeto di fiori – Seconda parte

Nella Città della Reggia rivive la bella tradizione del tappeto di fiori

di Stanislao Scognamiglio

Nell’anno 1997 un nuovo segnale di ripresa della tradizione: si conta infatti qualche tappeto in più. L’incremento delle esecuzioni, stavolta non è dovuto all’iniziativa dei singoli cittadini, bensì dell’Amministrazione Comunale. Questa, sensibile alla valorizzazione delle tradizioni cittadine, accoglie l’istanza pervenuta circa il ripristino del tradizionale omaggio al Santo patrono e se ne fa promotrice, commissionando l’effettuazione di tre tappeti.

Due anni dopo, nel 1999, al fine di ricordare gli esecutori che nel corso degli anni passati hanno messo in atto le loro opere, lo scrivente ha pubblicato un suo lavoro dal titolo Il tappeto di fiori a Portici.

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Il fascicolo, inserito nella serie Quaderni Porticesi Storie di uomini e di cose curata dall’avvocato Giuseppe de Simone, è stato editato dalla Libreria San Ciro di Portici.

Altro documento utile a ricordare la nostra tradizionale esecuzione del tappeto è il filmino girato da Giacomo Ascione negli anni ‘50 – ‘60, nell’anno 2014 dai nipoti messo in linea su Youtube, con il titolo Tappeti di fiori a San Ciro dal 1962.

Per quanto detto, dagli inizi della seconda metà degli anni Novanta, seppur tra mille vicissitudini e continue alternanze di operatori, si può dire che quello realizzato in via Michelangelo Naldi rimane l’unica esecuzione del classico tappeto di fiori di grandi dimensioni.

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Nella mattinata di domenica dell’1 maggio dell’anno corrente, com’è consueto, i soci del Comitato Cappella San Ciro hanno realizzato il loro abituale omaggio al Santo patrono di Portici. Contestualmente alla realizzazione del tappeto di fiori, per mantenerne vivo il ricordo, nei pressi dell’altarino dedicato a San Ciro, adiacente alla sede del Comitato, in via Naldi, si è tenuta una mostra fotografica dal titolo Storica Infiorata di Via Naldi Ispirata alla Misericordia, curata dalla dirigenza del Comitato Cappella San Ciro. Sono state esposte foto raffiguranti diversi lavori, tra i più belli da loro eseguiti nel corso degli ultimi anni.

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Ecco qualche curiosità: il giardiniere Giuseppe Fiorillo, Peppe ’o pezzecato o Peppe ’o calavrese per la sua testardaggine, nel giugno del 1927, partecipa al Concorso Tappeti di Fiori Freschi indetto dal Comitato per i festeggiamenti in onore di Sant’Antonio di Padova in Afragola. La sua pregiata composizione floreale viene premiata con medaglia e diploma d’onore. Altra sua esecuzione fuori del territorio porticese, è quella realizzata nell’anno 1956 alla via Fontana detta anche sott’ ’a riva” di Torre del Greco nella ricorrenza della Festa dei Quattro Altari. In questa occasione oltre ai figli Ciro, Luigi e Ferdinando, cooperano con lui anche Angelo Scognamiglio e Giovanni Iannone.

All’inizio degli anni venti avvenne invece un singolare episodio: i responsabili del Comitato Organizzatore dei festeggiamenti esterni in onore di Sant’Antonio da Padova in Afragola, vengono a Portici per ammirare le luminarie e i tappeti. Entusiasti rivolgono l’invito ai giardinieri porticesi di realizzarne altri nella loro città in occasione della festa patronale. Alcuni aderiscono all’invito e approntano nella cittadina afragolese le loro originali opere. La bellezza e la perfezione dei manufatti rende difficile la scelta del tappeto da premiare. A festa conclusa, gli Organizzatori sono in difficoltà, hanno previsto infatti un solo premio da lire 5 e un diploma. Il giovane Giuseppe Mondanaro, giunto ad Afragola a seguito del suo “maestro giardiniere” Attilio De Luca, notando l’incertezza degli Organizzatori, provvede a togliergli dall’imbarazzo con un suo spregiudicato intervento, li apostrofa esordendo con un’audace quanto disinvolta proposta: «A ’e maste date sulamente ’o foglio ’e  carta, s’accuntentano: ’e cinche lire datale a mme, ca n’aggia bisogno, ’a famiglia mia è grossa!» (Ai maestri date solo un diploma, si contentano; le cinque lire datele a me che ne ho bisogno, la mia è una famiglia numerosa!).

Nell’anno 1933, in occasione dell’inaugurazione di una nuova ala di aule, che va ad ampliare il preesistente edificio scolastico dell’Istituto Collegio Landriani tenuto dai padri Scolopi in Bellavista, Sua Altezza Reale il Principe Umberto di Savoia viene a Portici. In segno di saluto e di omaggio all’augusto ospite, l’amministrazione dell’Istituto vuole che il signor Luigi Ascione, popolarmente detto Luigi ’e Cardano, giardiniere al servizio del signor Nicola Cardano, prepari un tappeto di fiori. Ascione confeziona un quadro floreale, al centro del quale campeggia lo stemma di casa Savoia e in ognuno dei quattro angoli risaltano l’aquila, il fascio littorio e il nodo Savoia. Entusiasta e soddisfatto per l’inattesa sorpresa il Principe vorrebbe proporre il conferimento del titolo di Cavaliere della Corona d’Italia al valente giardiniere artista, artefice di cotanto pregevole e piacevole manufatto, ma il modesto artista, ritenendo oltremodo sproporzionata l’attribuzione dell’onorificenza per una semplice prestazione artigianale, delicatamente e discretamente rifiuta.

Ancora, il vivaista Attilio De Luca, Attilio ’e palazzo, nel giugno del 1934, produce una sua composizione di tappeto floreale in via Università. In concomitanza della festività religiosa di Sant’Antonio da Padova, l’artistico quadro viene approntato nello spiazzo antistante il complesso francescano dei Frati Minori Conventuali. Quale ricompensa al lavoro eseguito, l’inaspettato invito a un “conviviale lauto pranzo” per sé e per i suoi collaboratori, presso il refettorio del Convento.

Il nostro concittadino, don Giorgio Sannino, sacerdote salesiano, fa ritorno al Paese nativo per assumere la direzione della locale Comunità dei padri detti ’e prievete ’e Scuotto a Bellavista. Nella ricorrenza della festività di Maria Santissima Ausiliatrice, il neo direttore esprime il desiderio di veder approntato, nel cortile interno dell’Istituto, un bel tappeto di fiori. Viene immediatamente accontentato.

Infine, il signor Nicola Di Dato e i fratelli Antonio, Bruno, Gennaro, Renato e Vittorio Izzo realizzano un tappeto riportante nel centro uno scudo crociato. Oltre a ricordare il simbolo religioso, in un tempo, intendono manifestare anche la loro fede politica. In tal modo lanciano un esplicito messaggio alla cittadinanza per le imminenti elezioni amministrative che ricadono in quell’epoca. Il tappeto assume quindi anche un carattere politico e ideologico. Su segnalazione del signor Giuseppe Scarano, seppur più belli, la Giuria preferisce questo tappeto agli altri. Ed è appunto questa l’opera che viene premiata dal sindaco democristiano, il signor Gioacchino Guarra.

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Fine seconda parte

 

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