Società

Un pomeriggio con Gino Strada

di Nina Panariello

NAPOLI – Nell’ambito degli eventi Non solo medicina promossi dalla Scuola di Medicina e Chirurgia e dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II all’Aula Grande Nord dell’edificio 19 in via Pansini giovedì 24 novembre si è tenuto l’incontro Emergency: Medicina di guerra, Progetto di pace. 

In compagnia del fondatore dottor Gino Strada sono stati numerosi studenti, professori e gente comune che hanno trascorrere un pomeriggio dall’atmosfera magica, accolto da uno scroscio di applausi che sembrava non finisse mai. Poi silenzio: solo Gino Strada e le sue toccanti parole sulla medicina, che definisce qualcosa di “strano”, un connubio di arte e scienza.

Gino è l’amico di tutti, è il medico di famiglia che ognuno vorrebbe avere. Una sorta di cappellaio matto che tira fuori dal cilindro tanta umanità, quella che davvero sarebbe in grado di salvare il mondo. È così che ha incantato gli aspiranti medici  e invitato a sognare, a percorrere i suoi passi.

Ad inizio conferenza sono stati citati  i due libri di Gino, Pappagalli verdi. Cronache di un chirurgo di guerra (’99) e Buskashì. Viaggio dentro la guerra (2002), entrambi editi Feltrinelli, il cui ricavato dalle vendite è stato ovviamente devoluto a Emergency. Veri e propri romanzi da tradurre cinematograficamente, visto che il secondo può essere paragonato a una sorta di Indiana Jones, come ha suggerito lo psichiatra e critico cinematografico Ignazio Senatore, che ha moderato l’incontro.

È su una recente dichiarazione del fondatore di Emergency – «La nostra medicina promuove la salute o sta vendendo la malattia?» –  che l’ospite viene invitato a cominciare la conversazione.

Strada senza remore ha attaccato il sistema sanitario italiano che prevede il rimborso delle prestazioni e che non essendo più nazionale ma regionale inevitabilmente moltiplica i costi: «È successo che in questo modo si sono spalancate le porte al profitto! Pertanto la medicina di oggi produce molto poco di scientifico, nonostante molte potenzialità di tipo tecnologico. La politica ha fatto diventare gli ospedali delle aziende che devono avere come obiettivo il pareggio di bilancio. Che genialata!… La medicina si compra come un televisore nel negozio d’elettronica e in base alle proprie disponibilità economiche, se ne sceglie il numero di pollici. È aberrante!  – commenta amaramente Gino Strada e quindi  prosegue –  Per questo oggi in Italia secondo il Censis 11 milioni di persone non si curano più come dovrebbero perché non riescono ad affrontarne le spese. Tutto ciò ha portato a un impoverimento morale, prima ancora che culturale. Perché qualcuno deve trarre profitto dalle sofferenze altrui? A me fa veramente schifo!»

Tradito dall’emozione, una breve pausa e riprende appassionato il discorso: «Io non ho mai fatto visite private a pagamento perché credo che la sanità dovrebbe essere pubblica, gratuita per tutti e di alta qualità: insisto su quest’ultimo punto in quanto all’estero vengono spediti farmaci scaduti, vaccini non sicuri». È proprio per questa iniquità sociale che più di vent’anni fa Gino ha sentito l’esigenza d’intervenire, di proteggere la salute dei più indifesi, costruendo il primo ospedale di cardiochirurgia – Salam, in Sudan – mentre i soloni della medicina lo scoraggiavano.

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E Gino invece ce la fa: insieme ai suoi colleghi con cui era nato il progetto, parte da Milano con un furgone e un paio di fuoristrada e giunto in Ruanda si “innamora” dei feriti di guerra e decide che quella soltanto sarà la sua vita, d’ora in poi.  «È successo tutto un po’ per caso come capita ai ragazzi di incontrarsi, innamorarsi e scegliere di andare a vivere insieme. Un po’ anche per gioco, che credo sia la tridimensione più importante della vita». Queste le tenere parole di Gino.

Poi punta il dito contro quelli che sono considerati centri d’eccellenza sanitaria, che se lo fossero realmente, spiega Gino, non sarebbero convenzionati con il Pubblico. «Vi potrei raccontare sino a domani di come si “ciucciano” soldi dal Pubblico per trasferirli ai privati», così liquida la questione Gino.

In merito alla Sanità gratuita il chirurgo milanese spiega che il Diritto alle cure, è il secondo per importanza dopo quello alla Pace, e che in quanto umano è totalizzante. Dunque sarebbe sensato pensare alla Medicina e all’Istruzione come “zone sacre” libere dal profitto.

È modesto quando dice che la gente lo ferma per strada complimentandosi per il suo operato: «Io non faccio nulla di che. È il mondo che è capovolto e allora le cose normali risultano straordinarie. Basterebbe solo rimetterlo in piedi. Così facile!» Uomo semplice, sempre ostile all’idea di presenzialismo, quando l’ambiente accademico lo propone per il Premio Nobel per la Pace, Gino Strada risponde: «Ma noooo, lasciamo stare. Spesso è stato dato a guerrafondai. Mi tengo stretto il Nobel alternativo ricevuto a Stoccolma». Il premio cui si riferisce è il «… riconoscimento agli sforzi compiuti da persone e gruppi, in particolare del Sud del mondo, per una società migliore e un’economia più giusta»

Ignazio Senatore ha accostato Gino allo scrittore Erri de Luca: come lo scrittore è una delle poche figure intellettuali d’esempio per i giovani d’oggi, smarriti nella grave carenza dei vecchi “padri” di una volta. Gli ha poi chiesto cosa si sentisse di consigliare a chi vuole intraprendere la professione di medico.

«Svolgere questa professione come una missione fa sentire meglio, fa essere più contento nei rapporti in casa, con gli amici. Tornate a innamorarvi della medicina, dei problemi di salute delle persone, così molte volte saprete risolverli e la ricompensa sarà gratificante, molto più di avere la Lamborghini!»

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Poi le entusiastiche e commosse testimonianze dirette di due giovani specializzandi che hanno vissuto l’esperienza Emergency, Giovanni e Costantino. Il primo è stato per sei mesi in Sierra Leone, il secondo in Sudan, grazie all’accordo con la Scuola di specializzazione di Medicina e Chirurgia dell’Università Federico II, di cui è presidente Luigi Califano. Gli specializzandi hanno quindi proiettato diapositive sulle loro esperienze con Emergency, illustrando il loro lavoro nella terra africana martoriata prima dalla guerra civile, poi dalla terribile epidemia di ebola.

L’invito rivolto dai due giovani agli studenti di Medicina e Chirugia è stato di fare esperienza con Emergency, perché si impara tanto, soprattutto sul piano umanitario. Per partecipare alle selezioni bisogna essere iscritti agli ultimi due anni di specializzazione, avere una buona conoscenza della lingua inglese.

Nei minuti finali Gino ha ripreso la parola, puntando l’accento sulla volontà di abolire la guerra, da sempre suo obiettivo e cita Einstein come Maestro, concludendo: «In una conferenza a Ginevra in cui si discuteva sulla legalità o meno delle armi e sul modo di usarle, a un certo punto Albert si alzò, uscì fuori e disse che la guerra non si poteva umanizzare, ma soltanto abolire! Per cui io sono dell’idea – continua Gino – che sia giunto il momento che i cittadini (certo non lo faranno i governi) dichiarino la volontà che la guerra venga buttata fuori dalla nostra storia e questo è possibile!Il fatto che abbia fatto parte del nostro passato, non può essere una condanna per il futuro! La guerra mangia via risorse economiche che permetterebbero a tutti di vivere decentemente».

Da domenica 27 novembre sino a Natale in via Santa Brigida verrà aperto un Temporary Shop dove sarà possibile acquistare vari prodotti e gadget a marchio Emergency: il ricavato della vendita sarà devoluto interamente all’Associazione. In programma anche eventi collaterali.

Per restare aggiornati sulle attività in programma:                                                     https://www.facebook.com/Emergency-Gruppo-Di-Napoli-227613647299918/

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