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A spasso tra le generazioni

La SIMA | Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza ha presentato il suo lavoro A spasso tra le generazioni ai Pediatri di Napoli

La SIMA | Società italiana di medicina dell’adolescenza lo scorso 20 aprile è stata invitata al prestigioso 18esimo Corso di Formazione Continua in Pediatria anno 2023.

Si tratta del più seguito appuntamento di aggiornamento pediatrico dell’area partenopea, da sempre apprezzato per la capacità di coniugare conoscenza, innovazione, cultura e pratica pediatrica grazie a relazioni di altissimo livello.

Il Presidente e Responsabile Scientifico, dottor Antonio Campa, presentando l’edizione di quest’anno, come di consueto organizzata in sette incontri suddivisi in due sessioni, onnicomprensivi di tutte le Specialità pediatriche, ha sottolineato con orgoglio la presenza di temi emergenti quali l’Adolescenza, la Genetica e le Malattie Metaboliche, e le sessioni Oggi parliamo di… di approfondimento su altre branche specialistiche.

Negli anni, il Corso, è diventato un appuntamento fisso per un confronto scientifico di alto profilo sugli spunti vecchi e nuovi del sapere Pediatrico.

La dottoressa Gabriella Pozzobon, pediatra al Dipartimento Materno-Infantile-Centro di Endocrinologia dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’IRCCS Ospedale San Raffaele-Università Vita-Salute San Raffaele e past-president della Sima, ha presentato al folto, attento e qualificato pubblico in sala il lavoro realizzato con il dottor Carlo Alfaro, dirigente pediatra alla aslnapoli3sud e consigliere nazionale Sima, A spasso tra le generazioni. Come sono cambiati gli adolescenti dal baby boom ad oggi.

Secondo la teoria sociologica delle generazioni, l’umanità viene suddivisa in blocchi omogenei a seconda degli anni di nascita, chiamati generazioni, in quanto le persone nate e vissute in determinati periodi storici sono condizionate, negli anni della loro formazione, soprattutto nella fase adolescenziale, a condividere valori, stili, abitudini, orientamenti e bisogni simili, adottando una propria e riconoscibile identità.

I Baby Boomer = chiamati anche semplicemente Boomers o Boomie – sono i nati negli 1946-1964. Il nome è dovuto al fatto che in questi anni ci fu, nei Paesi occidentali, in seguito alla fine della Seconda guerra mondiale e in parallelo alla straordinaria ripresa economica, un boom delle nascite che segnò un’improvvisa impennata demografica, con il raddoppio della popolazione mondiale (oltre 3 bambini per donna). A causa dei grandi cambiamenti storico-culturali di cui è stata testimone e protagonista, è definita anche “generazione del cambiamento”.

L’epoca dei Baby Boomer corrisponde a un lungo periodo di benessere economico e di pace per i Paesi industrializzati, mai sperimentato prima (“età dell’oro”).

I valori principali di questa generazione di adolescenti erano la famiglia, il lavoro, l’impegno, il sacrificio. Privilegiati dallo sperimentare opportunità mai verificatesi prima, quali buona alimentazione, tutela della salute, possibilità di studio, conoscenza cultura, tempo libero, svaghi, divertimento, sport, disponibilità economiche (è stato in quest’epoca che è nata la figura dei teenager, realtà emblematica della nuova attenzione che si riservava a questa fascia di età), questi giovani sono stati protagonisti di grandi battaglie sociali e trasformazioni culturali in nome di valori collettivi come la pace, la libertà, l’amore, i diritti civili.

Due i loro punti di forza: erano numericamente una “massa d’urto”, e superavano mediamente il livello di istruzione dei loro genitori. Ciò li faceva sentire in grado di competere con le generazioni precedenti, al punto da costituire un “movimento giovanile” dotato di sufficiente autonomia e indipendenza per imporre un proprio marchio sulla società.

La loro bandiera fu la musica, pensiamo allo storico concerto di Woodstock, una contea a nord di New York, il 15 agosto del 1969: il più grande raduno della storia del rock: oltre 500mila giovani ad assistere ad una tre giorni di musica con le più rappresentative icone musicali del rock.

I teenagers diventarono anche i principali bersagli del mercato, con l’affermarsi della pubblicità dedicata a loro, mentre il loro rivoluzionarismo in alcuni casi sfociò nella devianza, come la creazione di “bande giovanili” dedite al teppismo e alla violenza (“teddy boys”), la devastante diffusione delle tossico-dipendenze, la crescente promiscuità sessuale.

La successiva Generazione X comprende i nati fra il 1965 e il 1980. Il nome si riferisce al titolo del romanzo di Douglas Coupland del 1991, dove viene indicata come una generazione senza identità sociale e culturale definita, senza nulla di rilevante da dire, di rassegnati e di sconfitti, tanto da essere etichettata anche come “generazione invisibile” o “generazione perduta”.

Sono anche detti i Baby Busters, letteralmente i “baby-scoppiati”, quelli che hanno visto distruggersi miti e ideali dei loro predecessori. Sono stati adolescenti che hanno sperimentato la crisi della famiglia (dall’immagine dei my three children, la famiglia-tipo con tre bambini, a quella dei my two dads. le famiglie allargate con due papà), la recessione economica, la pestilenza dell’AIDS, il crescente inquinamento, il diffondersi dalla tossicodipendenza, dell’etilismo e della violenza. Si sono confrontati col mondo digitale, con la pluralità di informazione, con l’affermarsi della televisione, della pubblicità, del cinema, dei video games, della moda firmata.

Punti di debolezza di questi adolescenti sono stati disillusione, scetticismo, cinismo, pessimismo di fondo, edonismo, narcisismo, consumismo, materialismo, apatia, nichilismo, mancanza di fiducia nel futuro e nelle istituzioni. Come punti di forza, hanno sviluppato invece realismo, concretezza, velocità di pensiero, apertura alle novità e alle differenze, indipendenza, autosufficienza, resilienza.

La Generazione Y è quella dei Millennials o Generation Next (successiva) o Net Generation, che comprende la coorte dei nati fra il 1981 e il 1996. La generazione Y ha vissuto i suoi anni di formazione in un contesto di prosperità economica e di relativa pace, con alte aspettative su tutto, ricevendo un approccio educativo affettivo, tecnologico e liberale, fino però all’incubo del terrorismo islamico a partire dagli attacchi alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001.

Hanno manifestato una connaturata familiarità con la comunicazione, i media, le tecnologie digitali e il web: sono i “nativi digitali”. I social hanno creato per loro il must della “condivisione”: è normale e lecito condividere tutto, informazioni, la loro vita, beni e consumi.

In questa generazione sono nate le startup, gli youtuber, gli influencer, la sharing economy. È anche una generazione che ha conquistato buoni titoli formativi, avendo avuto la possibilità di accedere a Intercultura, Erasmus, Lauree brevi, Master.

Sono giovani eterni “Peter Pan”, con ritardo dei riti di passaggio all’età adulta rispetto alle generazioni precedenti. Hanno facilità ai cambiamenti, amano vivere le esperienze, ricercare il benessere personale.

Punti di forza sono l’essere interattivi, dalla mentalità aperta, tolleranti, liberi, adattabili, multi-tasking, idealisti, ricchi di spirito critico e iniziativa, avventurosi, dotati di ambizione, intraprendenza e competitività.

Aspetti critici sono l’essere molto individualisti (li chiamano anche la me generation), utopisti, impazienti, esigenti nelle rivendicazioni dei loro diritti, a volte pigri, fragili, immaturi, narcisisti, bisognosi di avere costantemente un riconoscimento esterno, competitivi (la “Trophy Generation” o “Trophy Kids”, quella che vuole sempre vincere).

Infine, la Generazione Zeta, detta anche dei Gen Z, Centennial (perché nati a cavallo del nuovo secolo), Digitarian, iGeneration o iGen, Pluralist Generation o Plural, Post-Millennial, Zoomer, comprende i nati tra il 1997 e il 2010, mentre la generazione successiva è stata chiamata Generazione Alpha.

Questi giovani sono cresciuti con la tecnologia sin dalla nascita, per loro Internet ha definitivamente sorpassato la televisione. Vivendo costantemente on line, per loro la distinzione tra online e offline, tra vita reale e vita virtuale, è svanita. L’esposizione massiva al web ha prodotto per questi adolescenti vantaggi quali elevata competenza digitale, amplificazione delle possibilità di informazione, conoscenze e competenze (“nuova rivoluzione culturale”) anche  confrontando più fonti (fact-checking), scambio di idee con persone distanti, abitudine a partecipare a forum e dibattiti, maggior inclusione che annulla le differenze sociali, training a gestire la propria immagine pubblica e a promuovere i propri talenti, maggior consapevolezza della tutela della privacy e della sicurezza in rete.

Sono viceversa aspetti critici: maggior rischio di superficialità (la necessità di comunicare velocemente ha fatto sì che questa generazione usi prevalentemente emoji), mancanza di auto-regolamentazione, problematiche di salute mentale in caso di uso problematico dello smartphone, fino al ritiro sociale (Hikikomori), alla dipendenza (Internet Addiction Disorder), ai rischi del web (cyberbullismo, manipolazioni e persuasione occulta, molestie sessuali, adescamento, ricatto, violenza, persecuzione, stalking, sexting, challenge, siti pornografici o pedopornografici, videogiochi violenti, blog diseducativi, diffusione incontrollata di fake news).

All’eccessivo screen time della Generazione Z sono attribuiti anche effetti diretti sulla salute fisica come “obesità da schermo”, disturbi del sonno fino all’inversione del ritmo circadiano, disturbi della vista, problemi ortopedici.

Sul piano psicologico, un aspetto che caratterizza fortemente la Generazione Z è lo spiccato spirito di intraprendenza: il loro motto è YOLO, You Only Live Once, si vive una volta sola, che si traduce nella paura di non esserci, di mancare per sempre l’occasione, un’ansia che nella sua forma estrema viene indicata dall’acronimo FOAM, Fear Of Missing Out, e che rivela il bisogno di questa generazione di sentirsi connessa e coinvolta.

Riguardo a studio e lavoro, i Gen Z puntano ad ottenere un’occupazione fatta su misura per loro che rispecchi la propria identità e ricercano la soddisfazione personale più che un salario alto.

È una generazione anche molto idealista: mostrano sentimenti positivi nei riguardi dell’inclusione nella società di persone di gruppi minoritari per etnia, religione e identità sessuale. Sono attivi nelle lotte per i diritti civili e per la sostenibilità ambientale e il climate change (Greta Thunberg è emblematica di questa generazione). Sono giovani che scelgono di consumare in modo etico, e sono tendenzialmente compassionevoli, gentili, riflessivi, di mentalità aperta, curiosi, responsabili, determinati, multitasking, con molta fiducia in loro stessi (fino al narcisismo).

Un valore importante per loro è l’autenticità. Vivono la sensazione di non avere confini, né mentali né fisici. Riguardo ai comportamenti a rischio, preoccupa il rapporto sempre più precoce con fumo, alcol, droga, sessualità. Il Covid-19 ha avuto un impatto psicologico drammatico su di loro. La pandemia ha creato per i giovani anche drammatico aumento delle diseguaglianze a sfavore di quelli già più svantaggiati, aumento della conflittualità e violenza intra- ed extra-familiare, lacune negli apprendimenti scolastici, peggioramento dell’assistenza sanitaria e delle coperture vaccinali, aumento degli errori nutrizionali, della sedentarietà e del sovrappeso, dei comportamenti a rischio.

 

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