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Il culto del Mithraismo

di Michele Di Iorio

Il culto pagano del Mithraismo nacque nel 1200 a.C. in Medio Oriente, in Iran, ed era di derivazione ellenica, simile allo Zoroastrismo ma misterico.

Mithra veniva raffigurato con il cappello frigio rosso  e il bastone di comando.                                                                I gradi di introduzione ai misteri erano 7, da Corvo fino a Pater, il rappresentante sulla terra di Mithra.                    Venne diffuso dai legionari romani in tutta l’Europa. Anche Nerone era un adepto.

Il dio solare Mithra era petrogenito, ovvero nato dalla roccia il 21 o 25 dicembre da una vergine. Fu evidentemente uno dei culti su cui si fondarono i temi cristici della religione cattolica. Il mito narra che il giovane dio Mithra su ordine del Sole uccise il toro con l’aiuto di uno scorpione e di un serpente e ne mangiò le carni insieme con lui per celebrare la vittoria sul male che attanagliava l’umanità.

Il culto mithriaco fu proibito dal 386 d.C. in tutto l’impero romano dall’editto dell’imperatore romano Teodosio, che impose il cristianesimo come religione di stato.

I numerosi mithrei, i templi deicati al dio, erano scavati nella roccia. Tra i tanti ritrovati in Campania il meglio conservato è quello di Santa Maria Capuavetere, ma è notevole quello di Cuma, situato nell’antro romano verso il Lago d’Averno.

A Napoli si trova un mithreo sul monte Echia e un altro a Piedigrotta, nella Crypta Neapolitana scavata dai romani, e così a Chiaia. Un terzo fu trasformato in garage in via Cappella Vecchia.

Gli archeologi hanno inoltre cercato per anni un tempio di Mithra di cui si aveva notizia: sorgeva tra via Duomo e Forcella. Fu rinvenuto dopo i bombardamenti del 1943 sotto la chiesa del Carminiello ai Mannesi, che prendeva il nome dalla zona dove operavano falegnami o mennesi, dal latino amanuensis.

La chiesa barocca del ‘500 di Santa Maria del Carmine ai Mannesi era stata eretta sui resti di una domus tardoromana del I secolo che comprendeva un piccolo complesso termale. Qui fu rinvenuto un sacello a grotta dedicato al dio, utilizzato dal Medioevo come laboratorio dai falegnami, e in seguito come scuderia e deposito di armi da un camorrista di Forcella. Il lato esterno fu anche un parcheggio abusivo fino al 1992,  “tenuto” da tale Mezzafaccia e il suo cane, quando la magistratura dispose il sequestro della vasta area archeologica, circa 700 m².

Da 1993 cominciò il recupero e la riqualificazione del Mitreo, il più antico di Napoli. Sul fondo dell’antro fu rinvenuto una raffigurazione in stucco ben conservata di Mithra che sgozza il toro. Finito il restauro nel 2011, è possibile visitare l’intero complesso mitriaco del Carminiello ai Mannesi, a cura di archeologi napoletani preposti.

Il mistero di quei luoghi è comunque rimasto: gruppi di ragazzi napoletani di sera entrano di nascosto nell’area archeologica mithriaca e si aggirano tra le immense grotte ove si svolgevano i riti di iniziazione dei soldati romani.

Sarà fantasia, sarà suggestione, i ragazzi raccontano di essere entrati più volte di sera, ma di essere fuggiti nel momento in cui hanno sentito cadere calcinacci e il latrato di un cane, rumori di catene e acqua che scorreva, il tutto accompagnato dal pianto di bambini.

La gente del posto crede che il latrare sia del cane del parcheggiatore abusivo Mezzafaccia, addentratosi nelle grotte nel 1992 e mai più uscito, mentre il pianto infantile sia quello di piccoli colerosi seppelliti nell’ipogeo tra il VII e l’VIII secolo d.C.

E chissà cosa nasconde l’antico luogo di culto, sepolto in parte sotto i palazzi della zona e ancora non del tutto esplorato …

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