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Il Racconto, Pigro!

#iorestoacasa: relax ma anche monotonia, e a volte lo scorrere del tempo diventa talmente pigro che …

di Giovanni Renella

Il protrarsi di quella condizione di cattività, a dir poco insolita, stava incidendo negativamente sul suo tradizionale entusiasmo.

All’inizio aveva pensato che un po’ di giorni senza lo stress delle levatacce mattutine per recarsi in ufficio e la lontananza dall’ambiente di lavoro gli avrebbero giovato: niente più traffico, ma soprattutto nessun obbligo di far buon viso di fronte alla petulanza infantile di alcuni colleghi, su questioni già sviscerate fino allo sfinimento.

Era certo che avrebbe avuto più tempo per rilassarsi, liberare la mente dai mille pensieri che abitualmente gli frullavano in testa e riuscire a ritrovare un po’ di quella spensieratezza tanto utile alla bisogna.

Insomma, c’erano tutte le premesse per cogliere almeno un lato positivo in quella situazione così angosciante.

Con il passare dei giorni, invece, l’ansia aveva avuto il sopravvento, fino a oscurare anche la speranza di ciò che auspicava.

Dal dinamismo fantasticato, era passato a una più realistica pigrizia, che stava caratterizzando il trascorrere di quell’inizio di primavera, singolare come non mai.

La monotonia dei gesti ripetuti nel corso delle ventiquattro ore, giorno dopo giorno, era riuscita a fiaccare anche la sua fervida immaginazione e l’isolamento forzato in casa aveva finito con il deprimerlo.

Si ritrovava così a osservarlo, mentre apaticamente lasciava trascorrere il tempo, ripiegato su se stesso.

Lo aveva visto alzarsi solo per espletare i bisogni corporali, ma niente di più.

Nella sua immobilità, gli sembrava che fosse precipitato in uno stato catatonico: nulla riusciva a smuoverlo!

Addirittura arrivò a pensare a una ripicca, inscenata per protesta, per avere quelle attenzioni che lui gli negava da tanto tempo.

E non che non avesse provato a dargli una mano, anzi!

Non voleva fare carte.

Ormai era giunto al punto in cui non sapeva più se implorarlo o minacciarlo.

Alla fine subentrò la rassegnazione e decise di lasciarlo in pace lì dov’era, a sonnecchiare pigramente nel chiuso dei boxer.

 

Giovanni Renella, nato a Napoli nel ‘63, vive a Portici. Agli inizi degli anni ’90 ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata  “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018). Nel 2019 ha pubblicato la raccolta di racconti “Punti di vista”, Giovane Holden Edizioni. Il libro ha meritato il Premio Speciale della Giuria al Premio Letterario Internazionale Città di Latina.

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