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Figli di Portici famosi: Guglielmo Peirce

di Stanislao Scognamiglio

Si sente spesso parlare di personaggi porticesi per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria … , perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende.  Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.

Guglielmo Peirce è nato a Napoli il 20 aprile 1909, da Carlo Peirce e da Giulia Bernard.

Spinto dalla passione per la pittura e per il disegno, nel 1923 ha abbandonata la scuola tecnica. Nel successivo anno 1924, si è iscritto alla scuola di pittura del Real Istituto d’arte di Napoli. Ma, dopo soli due anni, tuttavia, ha lasciato «il corso a causa del «… volgare manierismo che vi regnava», uscendone «animato da idee rivoluzionarie e sovvertitrici»».

Ha frequentato lo studio dell’avvocato e pittore comunista Antonio D’Ambrosio e del critico d’arte Paolo Ricci, luogo «… di incontro e di formazione per Peirce e per la gran parte dei giovani napoletani impegnati culturalmente e politicamente contro il fascismo».

Tra  la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta, è attivo «…presso la fabbrica di ceramiche artistiche partenopea “Stella Ceramiche” dove realizza i cosidetti “decori alla meccanica”, tema dell’antiarte caro a molti futuristi».

Nel 1928, ha aderito al Partito Comunista clandestino. Ormai noto il suo impegno politico, dalla squadra politica della Questura di Napoli, è stato schedato come comunista.

Nello stesso anno, lavorando «… come disegnatore, in particolare per il mensile Retroscena, del quale divenne il principale illustratore», ha iniziato anche a esporre i suoi dipinti.

Nel mese di maggio del 1928, a Capri, con Antonio D’Ambrosio, Carlo Bernari, Carlo Cocchia e Paolo Ricci, ha fondato il movimento artistico Circumvisionismo. Il programma del gruppo che «… avrebbe dipinto il mondo nella sua integrità», i cui componenti «… debitori del cubismo, ma lontani da qualsivoglia avanguardia e non “disposti a confondersi con i futuristi dell’epoca, né a compromettersi politicamente al loro fianco”», ha ricevuto il tempestivo patrocinio di Filippo Tommaso Marinetti.

Dal 1928 al 1930, ha organizzato e partecipato alle mostre proposte dal movimento: Compagnia degli Illusi, Napoli, novembre 1928; Teatro degli Indipendenti, Roma, gennaio 1929;  Giornale dell’arte, Milano, aprile 1929; I Sindacale campana, Napoli, giugno-luglio 1929.

Tra le poche opere realizzate, citiamo: Le amiche, 1928, dispersa; Macchina da scrivere, 1929, dispersa e le illustrazioni per Retroscena e Vesuvio, 1928-1929.

Nel luglio-settembre del 1929, «… opponendosi all’ottimismo futurista, rivendicando all’arte un ruolo sociale e dichiarando una concezione materialistica della vita», insieme a Carlo Bernari e a Paolo Ricci, ha dato vita, al movimento d’arte U.D.A. (Unione Distruttivisti Attivisti). Il manifesto, «… che si apriva con la dichiarazione che la rivoluzione permanente in arte è l’unica condizione dell’opera d’arte, si auspicava il superamento del pensiero estetico di Benedetto Croce e si guardava alla psicanalisi, al surrealismo, alla nuova oggettività, e al costruttivismo come possibile sviluppo per un realismo critico».

Nel 1930, ha partecipato alla mostra del centenario della Società amatori e cultori di belle arti di Roma e alla Biennale d’Arte di Venezia con un dipinto surrealista Frammento d’operaio:

Nel successivo 1931, invitato alla prima Quadriennale di Roma, ha esposto una Composizione futurista. Nello stesso anno si è trasferito a Parigi, dove ha frequentato Carlo Bernari, «… Francesco Flora, Severino Pozzati, Gino Severini, Massimo Campigli ed entrò in contatto con il gruppo dei surrealisti e con molti intellettuali e artisti sino a Picasso». Durante la residenza nella Ville Lumière, ha dipinto e scritto molto.

Nel 1932, tornato in Italia, passando da Napoli, ha trovato «… sempre difficile prendere parte al sistema delle arti messo in atto dal fascismo»,.

Così, nel 1934, la partecipazione alla V Sindacale campana, dove ha esposto il dipinto Galà dell’89, è stata la sua ultima presenza a una mostra di regime.

Allo stesso tempo, ha cominciato a scrivere più assiduamente riducendo la collaborazione ai quotidiani Il Resto del Carlino, Il lavoro fascista e alla rivista il Saggiatore.

Nel 1935, trasferitosi a Roma, ha stretto amicizia con il poeta e scrittore Alfonso Gatto. Dalla capitale, sempre controllato e vigilato, è partito per raggiungere Milano. Nella città meneghina, ospite dell’amico Alfonso Gatto, ha collaborato alla rivista di architettura Casabella.

Nell’ottobre del 1936, iscritto nel novero dei sovversivi del Casellario politico centrale, è stato arrestato per motivi politici e inviato al confino a Ventotene, dove è rimasto fino all’agosto del 1937.

Dopo l’8 settembre 1943, stabilendosi definitivamente a Roma, ha si è dedicato con maggior  assiduità alla scrittura e poco alla pittura, Tra i rari dipinti di questo periodo si ricorda la Natura morta con uva ed oggetti. Come giornalista, ha collaborato a L’Ambrosiano, a Documento, all’Avanti!, a Il lavoro e L’Unità, del quale fino al 1948 ha diretto la terza pagina.

Nel 1946, ha preso parte alla cellula del Partito Comunista Italiano «… di via Margutta e ha frequentato i giovani artisti del Gruppo arte sociale, riuniti intorno alla rivista La Fabbrica».

Deluso dalla politica culturale del Partito Comunista Italiano e dal comportamento dei suoi massimi esponenti, dei funzionari», uscito dal partito,  e trovò ospitalità a Il Tempo di Renato Angiolillo, alla terza pagina alla quale collaborò dal 1949 fino alla morte. In quegli anni scrisse su il Borghese di Longanesi, La Nazione, Settimo giorno e Stampa sera, con articoli di costume e cronache teatrali.

Divenuto un noto articolista anticomunista, ha collaborato con La Nazione, Stampa sera e Il Globo ed è stato pure redattore de Il Tempo e de Il Borghese di Leo Longanesi

Malato di cuore, il pittore futurista e circunvisionista Guglielmo Peirce muore a Roma, il 24 novembre 1958.

Nel corso della sua attività,scrittore di politica, di cultura e di teatro, ha pubblicato romanzi a carattere autobiografico:

  • Pietà per i nostri carnefici. Longanesi .Milano, 1951.
  • Condannati a morte. Edizioni Atlante.Roma,1953.
  • Libertà provvisoria. Longanesi. Milano, 1955.
  • Nostalgia di Napoli. Edizioni del Borghese. Milano, 1962.
  • Nostalgia di Napoli. Roma. Edizioni Volpe, 1984.

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