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Il Racconto, Ferita mortale

di Giovanni Renella

Aveva ricevuto una ferita mortale e, per ironia della sorte, questa  gli era stata inferta in una circostanza in cui non se lo sarebbe mai aspettato.

Da quando esisteva si era abituato a vivere in continua apprensione, temendo ogni genere di insidia che potesse celarsi anche negli ambiti più impensati.

Era riuscito a sopravvivere agli agguati nelle aule dei tribunali, alle imboscate nelle corsie degli ospedali e alla guerriglia che, quotidianamente, lo assediava negli uffici pubblici.

Più di una volta ne era uscito malconcio ed acciaccato, ma sempre vivo, sperando che la situazione, presto o tardi, sarebbe migliorata.

Quella mattinasi era addirittura convinto che, proprio in  quel contesto, mai e poi mai avrebbero potuto colpirlo a tradimento.

Nulla poteva fargli temere il peggio e così aveva abbassato la guardia.

Tutto sembrava scorrere tranquillamente.

In più occasioni era stato chiamato in causa e aveva reso, discretamente, i suoi servigi.

Certo, qualche titubanza c’era stata, ma nulla avrebbe fatto prevedere un epilogo così funesto.

Il colpo mortale gli era stato inferto quasi al termine della prova di uno dei candidati.

Proprio lì, dove doveva avvenire la selezione dei futuri dirigenti scolastici, che sarebbero stati chiamati a guidare i primi avamposti contro l’ignoranza dilagante, si era compiuto il misfatto.

Sconvolti dalla notizia, che si era diffusa in un batter d’occhio, i luminari dell’Accademia della Crusca erano accorsi al suo capezzale per cercare di rianimarlo o almeno portargli un po’ di conforto prima del trapasso.

Ormai, però, c’era ben poco da fare.

Il “congiuntivo” era stato mortalmente ferito da un “se”, incautamente unito ad un “condizionale”.

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