Passione e morte di un francescano
La vita terrena di padre Massimiliano Maria Kolbe si concluse ad Auschwitz, dove portò l’amore in un luogo di morte
di Tiziana Muselli
AUSCHWITZ (POLONIA). Il caldo torrido avvolge questo giorno d’agosto del 1941. Nel campo di sterminio sono messi in fila i prigionieri del Blocco 14. I nazisti scelgono a caso i detenuti che attendono la loro sentenza di morte.
Mentre lavoravano alla mietitura un uomo è riuscito a fuggire. Per uno che infrange le regole la legge del campo ne punisce dieci destinandoli al bunker della fame. Una cella senza finestre con una presa d’aria e una porta metallica. Un luogo dove la morte si consuma più atrocemente e gli stenti dell’inedia e della sete divorano i corpi. Il sudore si appiccica alla pelle dei condannati.
La matricola 16670 non è tra i prescelti. Propone ai carnefici uno scambio. Vuole offrirsi al posto di un giovane prigioniero, padre di famiglia. I nazisti accettano, appena sfiorati da un attimo di sorpresa.
Il volontario è Massimiliano Kolbe, un sacerdote francescano. Indossa il pigiama a righe: i suoi carcerieri lo hanno spogliato del saio.
Kolbe viene condotto nel bunker con gli altri. Il frate s’immerge nella preghiera ed invita i suoi compagni a fare altrettanto. I nazisti rimangono sconcertati: dalla cella non provengono lamenti di dolore ma preghiere.
Il 14 agosto aprono il bunker: sono quattro i superstiti, tra cui Massimiliano, che vengono uccisi con un’iniezione di acido fenico. Il frate offre il suo braccio sussurrando: Ave Maria, mentre esala l’ultimo respiro.
Massimiliano Maria Kolbe, al secolo Raimondo, nacque l’8 gennaio 1894 a Zduńska-Wola, in Polonia, da genitori di umili origini.
Mosso da una profonda fede religiosa frequentò il Seminario dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali di Leopoli dove nel 1910 cominciò il noviziato come frate francescano.
Nel 1912 fu trasferito a Roma nel Collegio Internazionale Serafico dell’Ordine. Si laureò in filosofia e poi in teologia. Fu ordinato sacerdote il 28 aprile 1918.
Già nel 1917 aveva fondato, nella Capitale, l’associazione pubblica internazionale La Milizia dell’Immacolata, il cui scopo, ancora oggi, è la conversione degli uomini a Dio consacrandosi a Maria.
Istituì poi il periodico Il Cavaliere dell’Immacolata, che fino ai giorni nostri ha superato un milione di copie stampate.
Nel 1927 diede vita, a Varsavia, a Niepokalanów – la città dell’Immacolata, una comunità francescana i cui principi sono la povertà e il lavoro, che ancora raccoglie numerosi proseliti.
La figura della Vergine rappresenta per Kolbe …l’ideale capace di scuotere le coscienze, di dare fiato al cristianesimo e di combattere la santa battaglia della fede.
Dal 1930 al 1936 fu missionario in Giappone: a Hongochim nella periferia di Nagasaki, istituì un nuovo convento, in giapponese Mugenzai no Sono, ovvero Giardino dell’Immacolata.
L’apostolato di Kolbe ottenne anche in Oriente numerose conversioni ed il suo periodico mariano si diffuse ampiamente. Il frate rientrò poi in Polonia dove tornò ad occuparsi della sua fondazione che accoglieva tra i bisognosi anche ebrei, allora perseguitati a causa delle leggi razziali.
Fu per le sue iniziative che i nazisti lo considerarono un nemico del regime. Venne infatti deportato dalla Gestapo nel 1939 ad Amtitz, in Germania.
Rilasciato a dicembre, tornò alla sua attività.
Nel 1941 fu deportato ad Auschwitz.
Il 17 ottobre 1971 fu beatificato da Papa Paolo VI: per sua intercessione il 24 luglio 1949 a Sassari avvenne un miracolo. Angelina Testoni affetta da una malattia incurabile giaceva senza speranze in un letto ospedaliero. Il suo confessore le pose un’immagine di Kolbe sotto il cuscino e la donna guarì inspiegabilmente.
Alla proclamazione di beatificazione fu presente anche Franciszek Gajowniczek, l’uomo polacco che, salvato da Kolbe, riuscì a ritornare dalla sua famiglia.
Nel 1982 il frate venne proclamato Santo e Martire della Carità da Giovanni Paolo II perché riportò con il suo eroico gesto riportò la vittoria mediante l’amore e la fede in un … luogo costruito per la negazione della fede in Dio e nell’uomo.
Solo l’amore crea
San Massimiliano Kolbe