Culturalibri

La Riflessione, L’albero di mandarini

Uno sguardo attraverso le foglie di un albero di mandarini per raccontare le emozioni suscitate dal libro di Maria Rosaria Selo 

di Ettore Sannino

 L’albero di mandarini di Maria Rosaria Selo è un libro decisamente gradevole, lascia una bocca buona alla fine e non ti fa rimpiangere il tempo impiegato a leggerlo.

È una storia vera e sebbene vi siano parti romanzate o create ad hoc in funzione del racconto e questo rende più interessante la vicenda che, in alcuni momenti, è talmente esasperata da sembrare quasi impossibile.

È la storia della vita della madre della scrittrice. La Selo racconta della sua famiglia, e lo fa in maniera naturale, spontanea, priva di inibizioni. In questo atteggiamento sembra trasparire un bisogno catartico per sé stessa – c’è anche lei nel racconto – e per i membri della famiglia.

È una storia che si sviluppa tra Napoli e Rio de Janeiro, due città sotto alcuni aspetti molto simili, che si dipana tra il 1940 ed i giorni nostri.

È una storia di amore, di amori, di illusioni, di fatalismo, di coraggio, di determinazione, di miseria, di rabbia, di odio, di rancori, ma anche di perdono.

A questo riguardo la mia riflessione è quella di decidere, sia da parte della scrittrice che da parte di chi legge, se perdonare o meno. Io, personalmente, non ho perdonato!

È una storia con un ritmo veloce ma al contempo posato e meditativo.

È una storia di donne forti e di uomini deboli.

È una storia di educazione nei confronti di un uomo in particolare, all’inizio debolissimo, viziato, abituato alla bella vita ed alle comodità, ma sostanzialmente un succube, che poi, per amore e per presa di coscienza, affronta con coraggio la seconda parte della sua vita, pagandone le conseguenze quasi fino in fondo. Quasi perché la pietas filiale alla fine comunque trova una sua dimensione.

È la storia di Maria, l’eroina del romanzo, ma è molto anche la storia di Severina, l’antieroina, quella che senza la quale, sarebbe stato impossibile avere una storia da scrivere.

È anche un romanzo di formazione, quella di Maria, che impara a lottare, a combattere, a tacere quando è necessario ed agire quando è altrettanto necessario.

Maria ama, crede, si illude, viene ingannata, derisa, offesa, vilipesa e subisce, poi reagisce e la reazione è assoluta, totale, ineluttabile, anche se con piccole concessioni che costano immenso dolore.

Maria vince, o forse sarebbe meglio dire sopravvive e poi vive, a dispetto di tutto e tutti, conservando un cuore puro, indomito, incorruttibile.

Severina? Per me non c’è perdono, nulla può giustificare una cognizione del male così precisa, netta, assoluta. La sua espiazione sarà la solitudine, ma è troppo poca cosa quando il male fatto è così tanto.

 

Ettore Sannino, nato a Napoli, vissuto a Portici, attualmente vive a Caserta. Neurochirugo, opera in ospedale. Scrittore appassionato e fecondo, ne 2022 ha pubblicato il suo libro d’esordio, “Un possiile senso della vita, Graus Edizioni. una di racconti.

Dice di sé: Cresciuto scienziato in una famiglia di umanisti, mio nonno che era scultore e pittore diceva che ero incapace persino di fare la lettera “o” col bicchiere e se ne rammaricava.

Ma anche se non condivido assieme al suo nome il suo talento con pennello e scalpello, la mia passione è altrettanto artistica: scrivere, e mi accompagna dai tempi del liceo, quando qualsiasi tema in classe per me era l’occasione per un racconto, l’incipit di una storia. Perciò eccomi a voi, come sono, venendo dal nulla, pronto a tornare nel nulla e sperando di non essere nulla più che uno a cui piace scrivere

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *