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Gatta Cenerentola, l’analisi del film che inaugura il nuovo cineforum Arci Movie

di Renato Aiello

NAPOLI. Dopo i premi a Venezia ’74 e il riconoscimento al Napoli Film Festival, passando per i festival in Brasile e Israele, Gatta Cenerentola sta finalmente percorrendo la strada più ambiziosa: la pellicola della Mad Entertainment è stata selezionata infatti nella lista dei 26 film di animazione in corsa per l’Oscar nella categoria del miglior film di animazione.

Un cammino verso l’ambita statuetta di tutto rispetto e che poteva incanalarsi già nella candidatura al miglior film straniero – toccata poi al film A ciambra che rappresenterà l’Italia -, una scelta che sarebbe stata coraggiosa quanto quelle che fecero già Francia e Israele tra il 2008 e il 2009 rispettivamente con Persepolis e Valzer con Bashir, entrambi candidati poi nelle magiche cinquine.

Al film diretto da Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario sansone va in ogni caso il nostro augurio di una buona fortuna negli States, dove merita tutto il sostegno, la pubblicità e la promozione necessaria a far apprezzare anche ai giurati esteri e al pubblico americano la prima, vera fiaba animata di Cenerentola, fatta della stessa sostanza del grande Cinema a partire proprio dallo studio in cui l’opera è nata, nello stesso palazzo in cui Vittorio De Sica girò Matrimonio all’Italiana – era l’appartamento di Dummì Domenico Soriano, alias Marcello Mastroianni – , sede della piccola e indipendente società di produzione che l’ha realizzata.

Forse allora non è un caso se il papà della piccola Mia, che diventerà la gatta Cenerentola nel corso della storia, assomiglia nei tratti del disegno al grande De Sica, e persino la scena del matrimonio, col montaggio fatto di scatti in successione, ricorda vagamente il finale nuziale del già citato Matrimonio all’Italiana. Le nozze tra Angelica Carannante (la futura matrigna) e don Vittorio Basile – un cognome che è omaggio doveroso alla fonte letteraria di Giambattista Basile -, metteranno in moto la narrazione, col suo colpo di scena omicida.

Da lì infatti il sogno tecnologico di Basile, quello di creare un grande polo della scienza nel porto di Napoli – le promesse mancate di Bagnoli e la riqualifica ancora disattesa della Città della Scienza? -, si frantuma in tanti piccoli ologrammi sparsi sulla nave Megaride, un relitto regno del degrado e del malaffare – e del malcostume – che porta il nome del primo insediamento della città, l’isolotto del Castel dell’Ovo su cui fu ritrovata la mitica sirena Partenope.

Tra i ricordi del passato e i sogni di un futuro mancato sotto forma di pesciolini e fantasmi virtuali (impossibile non pensare agli ologrammi della saga di Star Wars e al recente Prometheus del franchise di Alien), la piccola Mia è una gatta randagia spogliata di parola e dignità, ridotta a servetta delle sorellastre prostitute – di cui una trans -, e costretta a girovagare in una nave inquietante come l’Overlook Hotel di Shining e triste come il transatlantico Rex di felliniana memoria.

La ragazza, dagli occhioni che rievocano i manga orientali utilizzati da Tarantino in Kill Bill vol 1 a suo tempo, e anche un po’ Mathilda del film Leon , assiste al ritorno in città di ‘o Rre Salvatore Lo Giusto, boss narcotrafficante e canterino doppiato da un istrionico Massimiliano Gallo, che in una metropoli sommersa da cenere e immondizia – il coté politico è notevole, a metà tra l’emergenza rifiuti e l’Italia dell’intonato Berlusconi – tiene un importante meeting criminale in occasione dello sposalizio con la matrigna, ben presto sostituita nei suoi progetti da una sposa più giovane.

La scarpetta di reminescenza disneyana sarà offerta infatti alla figliastra della donna – doppiata da una bravissima Maria Pia Calzone, crudele come la Cersei Lannister del Trono di spade nei propositi distruttivi finali-, eppure la redenzione salvifica passerà per un altro principe azzurro – il poliziotto con la voce di Alessandro Gassmann -, o forse così si spera e immagina.

Un fasto visivo ricco di citazioni, una gioia per occhi e cuore: ecco cos’è Gatta Cenerentola, che ritorna in sala nella serata del 16 novembre, alle ore 18 e alle 21, per un doppio spettacolo con il cast al cinema Pierrot di Ponticelli.

L’occasione viene dall’inaugurazione del nuovo cineforum Arci Movie, giunto alla sua edizione numero 28 con 25 film e 100 proiezioni per l’annata 2017/18, un appuntamento culturale immancabile per Napoli Est, vista la sua localizzazione decentrata e la sua ispirazione sociale. Da sempre i registi e gli attori che arrivano a Ponticelli trovano nel pubblico di periferia l’entusiasmo di persone vere e attente, semplici ma esigenti e ancora vogliose di migliorare, oltre che se stesse, il mondo che le circonda:

«Da ventotto anni la passione del cinema di Arci Movie – dichiara Roberto D’Avascio, presidente Arci Movie – riparte in autunno con il nostro storico Cineforum, fatto di tanti soci che frequentano la nostra sala, di tanti film allo stesso tempo popolari e di qualità, dei tanti autori italiani, ma anche internazionali, che sono venuti nel tempo ad incontrare la platea più importante della parte orientale di Napoli. Con la voglia forte di far raccontare il nostro tempo alle immagini in movimento sul grande schermo del cinema Pierrot di Ponticelli».

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